Ascoltai per la prima volta "Corteccia (nell'up-nea)" ad un loro concerto e me ne innamorai immediatamente. Aprirono il live con quella canzone; era uscito "Il Suicidio dei Samurai" ed ero completamente preso dalla loro musica malinconica, psichedelica, rabbiosa, sperimentale, "massiccia": dicevo sempre che se avessi avuto una band avrei suonato come loro. Pezzi infatti come "Balanite", "Luna", "Mina", "Glamodrama", "Onan", "Nova", "Centrifuga" mi avevano letteralmente incantato.

Quando attaccarono con quel brano successe qualcosa di strano: eravamo tutti immobili, silenziosi, come fossimo ipnotizzati da quell'arpeggio triste, lisergico, paranoico e da quelle esplosioni di rumore che improvvisamente andavano a squarciare, come lampi, l'orizzonte. Forse eravamo tutti concentrati esclusivamente ad ascoltare quello splendido pezzo mai sentito prima, che mirabilmente andava ad esprimere ciò che musicalmente erano (e sarebbero) diventati i Verdena dopo un' evidente evoluzione che li aveva portati ad essere da acerbi ragazzini con la passione per il Grunge, a creatori di un proprio suono e stile maturo e riconoscibile, prima con la splendida svolta psichedelica di "Solo Un Grande Sasso" e poi con il maggiormente definito a livello di "forma-canzone" "Il Suicidio Dei Samurai". L' apertura del concerto con "Corteccia (nell'up-nea)" fu un momento memorabile, straniante; il migliore dell'intera esibizione.

Quando, di lì a poco, uscì l'ep ero sicuro di trovare quel brano che mi aveva tanto colpito, insieme a molto altro: c'è infatti la magia di una rustica ballata come "Perfect Day", c'è "Mu" un pezzo sospeso tra riff distorti e paranoia e c'è la sperimentazione di "Passi Da Gigante", con la sua ritmica tribale ossessiva e ipnotica. 

Ci sono le varie anime dei Verdena, ben rappresentate in quello che è forse il loro migliore ep.

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