Quando più di due mesi or sono venni a sapere della notizia della discesa dei Verdena nel profondo sud della mia isola non credevo alla notizia. Tempo due mesi e i frutti diventano maturi.
Sembravo aver convinto uno dei miei amici a venire, sembrava appunto, visto che lo conosco fin troppo bene ormai. Un'altro amico al mio invito mi risponde con (testuali parole) "e tu quando ti ho detto del concerto di Max (Pezzali, ndr) ci sei venuto?" Si che è la stessa identica cosa farsi più di due ore e mezza di macchina e farne appena dieci min, tralasciando altre disquisizioni banali. Pazienza, alla fine decido di andarci solo, e chi se ne frega, anche perchè occasioni come queste non capiteranno forse più.
I Verdena a Modica, unica data in Sicilia, nella mia città (anche se ultimamente causa studio sono spesso a Catania) è proprio un bel colpo messo assegno.
La serata è fredda, ma l'afflusso di gente non manca. L'attesa e la curiosità è notevole, nonostante devo ammettere di rientrare nel rango di estimatore della band, ma non in quella di fanatico-fanboy, ragione che forse scaturisce anche dal fatto di aver rivalutato e apprezzato la band solo di recente.
Arrivo verso le 21.30 al Black Out, un locale non grandissimo, ma che ultimamente sta espandendo la proprià attività, mi posiziono quasi nelle prime file e passeranno due ore prima che i tre bergamaschi calchino il palco.
Ma il tempo passa abbastanza velocemente, tra il sosia di Ciccio Graziani ancora sobrio che controlla la strumentazione, un pirla entusiasta di aver sgrafiniato furtivamente la scaletta del concerto, e sopratutto grazie ad un genio con la barba completamente strafatto, che non contento di portarsi le scatole, convince pure il precedente tipo a spoilerare mezza scaletta, roba da rivolgersi ad Odino. Bando alle ciance ed ecco i fratellini Ferrari con bassista al seguito che fanno il loro ingresso aprendo il concerto con "Fluido" una costante delle date più recenti di questo tour.
Il pubblico risponde bene sopratutto però sui pezzi maggiormente conosciuti ("Miglioramento"), anche se a dire il vero in più di un occasione delude, dimostrandosi troppo tiepido e poco dinamico.
L'acustica è abbastanza buona, anche se capita che gli strumenti ogni tanto sovrastino la voce di Alberto.
La scaletta è dedicata come costante di questo tour quasi completamente ad omaggiare l'ultimo acclamato disco "Wow" (di cui suonano quasi tutto il primo disco se non vado errata a parte tre pezzi) e Requiem, un disco molto diverso dal primo con i suoi riferimenti psichedelici misti a un hard-rock con suggestioni progressive.
Si alternano cavalcate elettriche sul cui sfondo si staglia un Luca Ferrari sempre preciso e deflagrante ("Elefante", "Mi Coltivo", "Lui gareggia", "Caos strisciante") e che provocano spesso un intenso pogo sopratutto al centro a cui volentieri mi unisco, a pezzi da cantare tutti insieme appassionatamente con l'accendino in mano (l'immortale "Razzi, arpia, inferno e fiamme" e "Angie").
Sui Verdena scenicamente e musicalmente parlando niente da dire, peccato solo, ma c'era da aspettarselo, sul piano umano si dimostrano abbastanza ermetici e poco comunicativi limitandosi ai classi buonasera a tutti - grazie a tutti e ciao, le uniche parole pronunciate durante tutto il concerto, se si fa eccezione per la dedicata di un pezzo "a un non meglio precisato Giuseppe, che ha portato la cioccolata ad Alberto". E la rinomanza del cioccolato modicano è ben nota anche dal fuori dei confini italici.
Scaletta buona, nonostante avrei gradito maggior spazio ai dischi pre-Requiem e in particolare al "Il Suicidio Del Samurai", di cui alla fine hanno suonato solo due pezzi (la già citata Elefante e "40 secondi di niente") e da cui avrebbero potuto pescare anche una Phantastica, Balanite o la stessa Mina. Un pezzo a testa invece rappresenta i primi due dischi (l'emozionante "Dentro Sharon" molto più indicata delle hits "Viba"/"Valvonuata" e "Miami safari").
Nonostante ciò ho apprezzato particolarmente la scelta di eseguire "Mi coltivo" il pezzo probabilmente da me preferito dell'ultimo disco e che mi ha fatto scatenare non poco dall'inizio della sua esecuzione insieme all'altra ottima Elefante, che dal vivo assume una potenza ancor più devastante rispetto alla versione da studio
Serata positiva, nonostante il pollice verso per la politica furba del locale, che al prezzo del biglietto conveniente di 11.50, e che credo sia uno standard per i loro concerti, fa la cresta aggiungendoci prima 5 euro di consumazione obbligatoria già annunciata e la fregatura a sorpresa del costo del parcheggio di cui dovrebbero vergognarsi. E qui non è tanto l'euro quanto la questione di principio di approfittarsi della gente ignara, visto che non mi era mai capitato in questo locale di dover pagare per mettere la macchina, in quello che poi chiamare parcheggio è un eufemismo.
Dopo la chiusura con "Sotto prescrizione del dottor Huxley" me ne vado comunque contento sotto una forte pioggia incessante tornando alla svelta verso casa, sapendo bene che l'indomani la sveglia sarà impietosa con me attendomi una giornata universitariamente parlando intensa.
Ma ne è valsa
la pena.
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