Si chiama "wow". Parola semplice. È pure un palindromo. Potrebbe essere un cerchio, la perfezione. Niente di più falso.
2 dischi per 27 canzoni. E cosa ti lasciano? Non lo so, davvero non son riuscito a capirlo. Forse troppo. Forse troppo poco. Non sono canzoni, sono demoni. Follie. La voglia di esplodere fuori dall'inferno, o dal paradiso, i propri mostri. O niente di tutto questo. "Wow" è un viaggio. Non uno di quei trip psichedelici e allucinati, ma un viaggio dentro la musica. Forse è questo il quinto lavoro dei Verdena. La musica. Tutto suona e tutto fa suono in questo disco che puzza di vintage sin dalla copertina. La voce di Alberto è in cantina, anzi più giù, è al centro esatto del pianeta. Le parole non esistono. Sono lamenti, melodie, all'occorrenza solo versi. Sono musica. La batteria picchia come non mai. Botte. Tante botte su quelle pelli; Luca Ferrari fa la parte del leone e picchia duro, picchia forte e storto per star dietro agli incubi del fratello maggiore.
I Verdena sono in 3. Ma dovrebbero essere un'orchestra. Un esercito. Tutto suona e si suona tutto: chitarre, bassi, percussioni, mellotron, rhodes, synth, fisarmoniche, xilofoni, djambè, violini, kazoo... Ogni cosa sembra lì dove dovrebbe essere, ogni cosa non è al suo posto. Mai. La voglia di sperimentare raggiunge livelli estremi, infetti. Il precedente "Requiem" era uno scherzo, è acqua passata. Qui per un attimo abbiamo i Pink Floyd, l'attimo dopo gli Interpol (il secondo brano si chiama "loniterp" anagramma di interpol), poi, nella stessa canzone, il mondo si capovolge e troviamo i Flaming lips. Più avanti echi zeppeliniani con riffoni anni 70, per un minuto sembra di sentire i Melvins, la nebbia sonica ti fa sentire persino i Nine Inch Nails. Forse non ho capito nulla. Forse è stata un'ora e passa di presa per il culo. Non lo so. Sicuramente un disco(doppio) che va scoperto, disossato, divorato e digerito. Un mondo, da affrontare come se vi venissimo catapultati dentro per la prima volta, come se dovessimo ridare un nome a tutto ciò che c'è già. Da esplorare come Adamo ed Eva.
Io, sinceramente, sono ancora spaesato. Cos'è questo? Questo flusso di suoni che ci entra nella testa? Cos'è questa sensazione di disturbo e incompletezza? Diamogli un nome, un nome semplice però, visto che sembra tutto così complicato... che nome gli diamo?
WOW.
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Altre recensioni
Di Giò.Amoroso
Un disco destinato a diventare una pietra miliare del rock made in Italy.
WOW rappresenta un nuovo inizio in grande stile.
Di marypolly
"Il disco c'è, ed è realmente bellissimo, ma è nascosto. Dovete solo divertirvi a trovarlo."
"Un doppio album è -francamente- un po' troppo poco digeribile, nonostante il mare di opinioni positive."
Di zaireeka
Mi sembra di avere tra le mani un’opera estremamente colta, originale nell’assimilazione di tutti i suoi riferimenti, mai banale, intricata, e nel contempo godibile.
Che dire, potere salvifico della musica.
Di giulieo
Una miscela, piuttosto spuria ed eterogenea, tra l'attitudine pop, della facile inventività melodica, e quella rock, della perversa ossessività.
Il disco si chiude con un'apertura: 'Lei Disse (Un Mondo del Tutto Differente)', sa emozionare, forse più di tante cose scritte e strade tentate dalla band.
Di marla
Che dietro “Wow” ci sia tanto lavoro, tante ore passate nelle prealpi bergamasche, chiusi nel loro Henhouse Studio, risultata evidente fin dal primo sguardo.
L’album comunica un senso di tranquillità quasi come se i tre che abbiamo imparato a conoscere come schivi, imbronciati e spaesati dalla loro stessa bravura, abbiano trovato la loro dimensione.