Esco giusto un attimo dal letargo abulico che ultimamente costituisce il mio modus vivendi nel tempo libero (dagli impegni di lavoro e famiglia), solo ogni tanto (spesso) svegliato e rinvigorito da momenti di sconcerto e rabbia per quel che sempre con più frequenza succede in quello che assumevo essere un Paese normale, per recensire (vergognosamente quarto, almeno fino ad ora) questo doppio album acquistato pochi giorni fa a due lire in uno dei "Musei iper-mercatici" della mia città.
Dicevo, arrivo quarto, lo so, e non si dovrebbe fare.
Ma preoccuparsi del valore "etico" del violare una regola del genere così clamorosamente (DeBaser mi perdoni, non lo ho mai fatto del resto, almeno in questa maniera) in confronto a quello che succede ultimamente in Italia, è un pò come preoccuparsi di rubare una mela dal fruttivendolo sotto casa mentre tutti svaligiano banche.
Dicevo, sono qua per recensire questo album.
Io, per capire un album, anche prima di averlo ascoltato, mi baso di solito su due cose: i titoli delle canzoni ed i ringraziamenti.
I titoli di queste canzoni non sono male, incuriosiscono, molto psichedelici ("Le scarpe volanti", "Razzi, arpie, inferno e fiamme", "Letto Di Mosche").
Ma sono i ringraziamenti quelli che mi intrigano, e confermano il tutto.
Qui leggo, fra gli altri: Brian, Drozd, MGMT.
Se ho ben capito, ci sono tutti.
Brian (Wilson), ovvero Smile e la "mucca della signorina O'Leary", Drozd, ovvero i Flaming Lips ed il flusso di coscienza di Embryonic e le battaglie strumentali contro i robot rosa di Yoshimi.
Ed anche (giusto solo per l'acido nelle parole) gli MGMT.
E ci sono anche tanto, anzi sopratutto, sebbene non ringraziati, i dipinti psicanalitici di Anima Latina di Lucio Battisti a dettare ed ispirare melodie ed armonie (molto anni 70) e molta parte del "suono" lungo tutto il disco.
L'ultimo (timido) album dei Verdena (da me ascoltato) lo avevo "preso in affitto" dal "fù" Napster quando, dieci anni fa, ancora mia figlia muoveva i primi passi.
Ieri mia figlia, in preda ad un impeto di spavalderia, è saltata volando giù dal letto a castello dicendomi che dall'anno prossimo, quando andrà alle medie, vuole le chiavi di casa.
Insomma, si cresce..
Per quanto riguarda i Verdena, mi sembra di avere tra le mani un'opera estremamente colta, originale nell'assimilazione di tutti i suoi riferimenti, mai banale, intricata, e nel contempo godibile.
Cosa rarissima.
Oggi, dopo non so quanti anni, ho ripreso la chitarra e mi sono messo a cercare ad orecchio gli accordi di "Sorriso in spiaggia pt.1" e "Adoratorio", due delle canzoni più "sbarazzine" ed orecchiabili dell'album.
Che dire, potere salvifico della musica (pensate che ultimamente abbiamo dalla nostra parte anche un Papa, a pensare la stessa cosa, anche se probabilmente non ascolta i Verdena...).
Il voto dato all'album è molto (troppo?) alto anche perchè mi piace pensare che sia uscito in Italia in questo periodo e vorrei che di noi all'estero si parlasse di cose del genere, e non solo di altre che tutti sappiamo.
Ed ora, giusto un attimo, posso tornare felice e temprato ad ascoltare le notizie del telegiornale delle venti..
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Altre recensioni
Di Giò.Amoroso
Un disco destinato a diventare una pietra miliare del rock made in Italy.
WOW rappresenta un nuovo inizio in grande stile.
Di Darkeve
Non sono canzoni, sono demoni. Follie. La voglia di esplodere fuori dall'inferno, o dal paradiso, i propri mostri.
Un disco(doppio) che va scoperto, disossato, divorato e digerito. Un mondo, da affrontare come se vi venissimo catapultati dentro per la prima volta.
Di marypolly
"Il disco c'è, ed è realmente bellissimo, ma è nascosto. Dovete solo divertirvi a trovarlo."
"Un doppio album è -francamente- un po' troppo poco digeribile, nonostante il mare di opinioni positive."
Di giulieo
Una miscela, piuttosto spuria ed eterogenea, tra l'attitudine pop, della facile inventività melodica, e quella rock, della perversa ossessività.
Il disco si chiude con un'apertura: 'Lei Disse (Un Mondo del Tutto Differente)', sa emozionare, forse più di tante cose scritte e strade tentate dalla band.
Di marla
Che dietro “Wow” ci sia tanto lavoro, tante ore passate nelle prealpi bergamasche, chiusi nel loro Henhouse Studio, risultata evidente fin dal primo sguardo.
L’album comunica un senso di tranquillità quasi come se i tre che abbiamo imparato a conoscere come schivi, imbronciati e spaesati dalla loro stessa bravura, abbiano trovato la loro dimensione.