"Monument" è il secondo album del gruppo gallese Vito, di Cardiff originari la cui unica fonte di notorietà è (per ora, si spera) l'appartenenza alla scuderia Flower Shop Records, il che significa la longa manus di Robin Proper-Sheppard, un'ottima produzione e distribuzione indie, analogamente ai redivivi Swervedriver e ai side projects del creatore dei Sophia (... e notoriamente non solo...).
La formula sonica del four piece sembra così riassumibile: drumming ora irruento ora più pacato, frequente ricorso alla ritmica in controtempo, noise-rock melodico con influssi di Angelo Badalamenti, ammiccamenti ai nitidi arrangiamenti dei Sigur Ros e al concept del wall of sound dei Mogwaii. Quest'ultimo sembra quasi un concetto teatralizzato dal titolo della traccia numero due: "Breaking The Fourth Wall", abbattimento pirandelliano della quarta parete scenica o forse qualcosa d'altro (nel precedente "Vito Make Good Areas Disturbed" avevano intitolato una song "Accross The Rubicon"... amano la Poesia e il Teatro italiani?) o ambedue le cose, nel senso di un nuovo approccio concettuale alla musica rock tout court.
Al di la delle eventuali velleità concettuali, i Vito ripropongono in questo "Monumentum" una manciata di rock-songs ammantate di melodia dal sapore classicista, costruite più in profondità su un sound chitarristico evanescente, densamente psichedelico, alla My Bloody Valentine, fondamentale trait d'union per tutto l'Art Rock che dai Velvet Underground conduce ai citati Mogwaii, frequente anche in questo caso il ricorso agli xilofoni, che danno un'impronta leggermente esotica alle canzoni, quasi un senso di levità ("You Will Have Your Time" sembra quasi un tema analogo a "Glosoli") laddove in altri casi è un imponente, irruento, monumentale appunto sound di chitarra elettrificata avvolgente con le sue spire circolari e progressivamente più spesse una melodia sempre delicatissima e mai banale o scontata. Come accade nella splendida "Reclaimed!" (la traccia più bella dell'intero lavoro) o nella conclusiva "The Setting Sun".
Una musica in equilibrio tra rock, psichedelia e attitudine classica, che ha il plusvalore ipertestuale di incastrare ogni singola traccia in un tutto maggiormente esteso, che riverbera la sua significazione musicale e non sul singolo segmento sonico.
Dobbiamo ancora una volta ringraziare Robin Proper-Sheppard per il suo Negozio di Fiori?
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