Questa la cominciamo con una storiella.

Una coppia di sposi sta facendo un’escursione in montagna. Lei: “Oh caro, questo paesaggio mi lascia davvero senza parole…”. Lui: “Perfetto, cara, allora ci accampiamo qui!”.

Non fa ridere? Meglio così.

Ché tanto buffoni e saltimbanchi non sono amati né dagli dei né, tantomeno, dalle donne (“sto con lui perché mi fa ridere” oltre ad essere una penosa fandonia non suona neanche come un gran complimento…). Però, ormai, su questo palco ci sono salito e, allora, andiamo avanti con lo spettacolo.

Ci sono due tizi in un pub.

Uno è un tipo grassoccio, ha delle grosse orecchie di plastica, un bombardino sotto il braccio, degli occhialini viola ed è vestito in stile vittoriano; l’altro è Neil Innes (ora, se fossi vostro amico, vi direi di non scordare questo nome – ammesso, ben inteso, che Monty Python e Rutles significhino qualcosa per voi, se no non capisco perché siate qui - e vi consiglierei di ascoltare almeno il suo “How Sweet to Be an Idiot”).

Il tipo con le orecchie di plastica, invece, è il nostro Victor A. Stanshall, che di lì a poco deciderà di farsi chiamare “Vivian” (una sorta di omaggio-oltraggio al padre). Viv ha un gruppo, la Bonzo Dog Doo-Dah Band, e cerca altri musicisti. I due si annusano e decidono che si piacciono. Diventeranno una coppia fantastica: il motore creativo di quella straordinaria macchina da guerra all’idiozia che saranno i Bonzoes.

Sarà una storia di concerti a basso costo in giro per l’Inghilterra su di un vecchio furgone pieno zeppo di strumenti musicali, oggetti e strani macchinari di scena; di apparizioni televisive in spettacoli per bambini e di amicizie importanti (Keith Moon, i Monty Python, Steve Winwood, Paul McCartney, John Peel, i Kinks e tanti altri). E poi quattro dischi (più due reunion).

Quattro dischi che – se andate in giro cianciando di musica – vi dovreste proprio procurare, a patto di non scambiarli per dischi di musica rock e di cercare di capire almeno parte dei testi e dei riferimenti in essi contenuti.

Gran bella storia, quella della Bonzo Dog Doo-Dah Band, ma che vi racconterà qualcun altro se ne avrà voglia.

Storia che – oltretutto – finisce pure male in uno scalcinato tour americano.

Qual è il colmo per un comico?

Facile: avere paura del palco!

E Vivian quella paura la conosceva bene; anche quando si presentava vestito solo con una testa e dei mutandoni da coniglio, l’ansia lo consumava da dentro. Lui provò a combatterla con alcool e Valium e, ben presto, perse la battaglia.

Però, sebbene imbottito di ansiolitici ed alcool, Vivian aveva continuato a scrivere, registrare dischi e fare tournée. Metterà su due gruppi con alcuni amici (come Clapton e Moon e membri dei Bonzoes): i Freaks e poi i Grimms. E poi scoprirà la radio: sarà ospite regolare ed anche presentatore in numerosi programmi della BBC.

Ma, soprattutto, Vivian riuscirà a non perdere il suo senso dell'umorismo. Le sue imprese con il compagno di bevute di lunga data Keith Moon, sono leggendarie.

Tipo: Stanshall arrivava in una sartoria molto lussuosa dove si provava un paio di pantaloni. Poi arrivava Moon, fingendosi un altro cliente, che pretendeva di comprare quegli stessi pantaloni. A questo punto i due cominciavano a litigare e strappavano i pantaloni in due parti, in modo che finissero con mezzo pantalone ciascuno. Mentre il povero sarto andava fuori di testa, arrivava un attore con una gamba sola - assunto da Stanshall e Moon – che entrava in scena, vedeva i pantaloni spaccati e proclamava: "Ah! Proprio quello che stavo cercando! Li comprerò!"

Ci sono un inglese, un nigeriano, un ghanese, un francese, un sudafricano (ed un sacco di altra gente).

L’inglese è, naturalmente, il nostro Viv. Il nigeriano è il percussionista Gasper Lawal, il ghanese è Rebop Kwaku Baah alle congas, il francese è il violinista Ric Grech, il sudafricano (non accreditato) è Mongezi Feza alla tromba e gli altri sono Steve Winwood, Jim Capaldi, Anthony "Bubs" White, Deryk Quinn e il solito Neil Innes. Poi ci sono anche un coro Yoruba, un - non meglio precisato – tassista indiano che suona il basso ed un suo amico che suona la batteria, più un po’ di altra gente ai cori.

Stanno tutti lì a suonare in questo disco “Men Opening Umbrellas Ahead”; primo disco solista del nostro Vivian, che vede la luce – per pochissimo tempo - nel 1974. Pochissimo tempo perché la Warner Bros, preso atto che quel disco è veramente “troppo” strano e preso, pure, atto che più delle 5000 copie stampate è improbabile che se ne venderanno altre, lo cancella dalle stampe e manda tutto al macero.

Così il disco sparisce per trentasei anni, finchè nel 2010 una fantomatica Harkit Records non lo ristampa in cd. Un cd che è un oggetto abbastanza misterioso: era una sorta di copia “rubata”, non si sa come, dai nastri della famiglia Stanshall, di pessima qualità (quasi un bootleg), con delle note in olandese e dei bonus tratti da un singolo ancora più raro.

Per fortuna, nel 2012, la Poppydisc ristampa il tutto (anche in vinile e con l’autorizzazione degli Stanshall) in una versione, finalmente, rimasterizzata e curata in modo decente.

Per fortuna nostra perché il disco è straordinario: i testi sono spesso cupamente comici, parlano del’alcool e dell’ansia con cui conviveva il nostro Viv e poi ci sono tocchi di poesia surrealista, riferimenti letterari ed una analisi, piuttosto attenta, del rapporto dell'autore con il proprio pene. Mentre la musica, grazie soprattutto alle percussioni di Lawal ed all’uso dei cori Yoruba, può legittimamente rivendicare di essere un esempio precoce ed in netto anticipo sulle mode che verranno, di crossover tra world music e musica rock. Senza, oltretutto, che venga a mancare il solito acuto senso parodistico che ha sempre caratterizzato la musica del nostro.

E poi – diamine! – basta leggere i nomi coinvolti per capire che qui c’è roba buona!

A questo punto arriva un serissimo Lord inglese.

Sir Henry Creswicke Rawlinson, 1° baronetto Rawlinson, fu viaggiatore e diplomatico, militare e studioso di culture orientali. Inoltre, pare che si debba a lui la nascita della Assiriologia Moderna.

Ora, per quale motivo un tale pari d’Inghilterra frullasse nella testa del nostro Viv già dai tempi del primo LP dei Bonzoes (è citato in “The Intro and the Outro”) non è dato sapere. Quello che sappiamo – invece – è che sir Henry Rawlison sarà il protagonista della saga di “Rawlison End”, saga che resterà - almeno in terra d’Albione - l’opera più significativa di Vivian Stanshall (anche se la maggior parte dei nostri lettori lo conoscerà, forse, più per la sua partecipazione a “Tubular Bells” di Mike Oldfield).

Le storie surreali ed esilaranti della famiglia Rawlinson e della loro residenza fatiscente ed infestata dagli spiriti, sono state il materiale di varie serie di show della BBC, di un paio di libri ed altrettanti dischi e pure di un film (mai distribuito qui da noi) e lo sarebbero stati ancora di un sacco di altri progetti (pare anche teatrali) a cui Viv avrebbe continuato a lavorare se non ci avesse lasciato nel modo assurdo che vedremo.

A proposito di consigli non richiesti.

Se tu hai una lunga e folta barba ed il vizio di addormentarti fumando (ed inoltre anche piuttosto “cotto”), il minimo che ti puoi aspettare è che un certo numero di tuoi affini & conoscenti ti consiglino di fare, almeno, un po’ di attenzione.

E, se alla fine, tu tirassi le cuoia proprio perché casa tua ha preso fuoco (insieme alla tua barbaccia), non ci sarebbe certo da stupirsi se, quegli stessi affini & conoscenti, tra una lacrima e l’altra, masticassero pure – a mezza bocca – un “te l’avevo detto, però”.

Anche se poi, la verità è che fumo e barbaccia non c’entrano niente; tutta colpa, invece, di un impianto elettrico fatto di merda che ti avrebbe seccato lo stesso pure se tu fossi stato glabro ed allergico alla nicotina.

E pensare che, fino a poco tempo prima, Viv e sua moglie Ki vivevano in una casa galleggiante, The Searchlight, ormeggiata sul Tamigi tra Chertsey e Shepperton, che i due avevano pensato di trasformare anche in teatro. Invece la cosa non andò in porto (che sottile boutade!) e, così, Viv prese un appartamentino in città con – come abbiamo visto – un impianto elettrico di merda.

Tanto per dimostrare che la sfiga non va mai in vacanza e che buffoni e saltimbanchi non godono certo delle grazie di Dèi e Potenti.

Ed ora (rullo di tamburi) il gran finale!

Ebbene, signore & signori, pubblico pagante e non, ragazzini e militari. Ricordate quel sir Henry Rawlison (si quello dell’assiriologia, quello di “Rawlison End”), il pomposo pari del Regno?

Ebbene sapete in che giorno Nostro Signore se lo chiamò su nella Grazia dei Cieli?

Il 5 di marzo.

E sapete in che giorno l’impianto elettrico di casa Stanshall decise di saltare e servirci “resti di comico in carbonella”?

Il 5 di marzo!

Neanche questo vi fa ridere?

Certo che siete un pubblico di merda.

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