Lolita o le mille forme dell'amore

C'è stato un tempo in cui uomini dal grande ingegno, e dalla penna veloce, arguta e leggiadra, si occupavano dei grandi enigmi della mente umana.

“Cosa accade nelle menti dei giocatori d'azzardo, così diverse e allo stesso tempo simili tra loro?” Prima di Mandrake, ce ne parlava Dostoevskij in un romanzo agile e breve, il giocatore.

E poi c'era l'amore. Quel gioco che un chimico non riuscì a capire, ma che altri uomini invece scoprirono e rivelarono ai loro lettori.

“Cosa può essere accaduto a una bella donna di provincia, amata dal vecchio marito e accompagnata da numerosi amanti, e da entrambi coperta di regali, per decidere di suicidarsi a ventisei anni?” Immerso nell'analisi di questo caso umano, Flaubert scriveva la storia di Emma Bovary. “Cosa è accaduta nella psiche e nella mente di una giovane, bellissima donna che si è buttata sotto un treno?”, Tolstoj, scrivendo Anna Karenina, provava a dare una risposta.

In un dialogo con i metodi sperimentali delle nuove scienze umani, in un rapporto ambiguo con essa, di scambio, ma anche, talvolta, di scherno, si ponevano questi maestri dell’Ottocento.

Nel novecento, in un dialogo con la psicologia, ma con marcato scherno verso di essa, si ponevano queste “confessioni di un vedovo di razza bianca", ovvero Lolita.

Dimenticatevi le eccellenti trasposizioni cinematografiche a cui ha dato vita, perché questo romanzo le supera, le sovrasta e le trascende, mentre i film invece offrono solo uno squarcio, seppur gradevole, della profondità del romanzo di Vladimir Nabokov.

Pensiamo forse che Eco (o Bompiani) esagerasse nel sostenere che chi legge vive tante vite e che vnella vita c'è qualcosa che la carta non darà mai?

Dopo aver letto queste confessioni sarà difficile esserne tanto sicuri.

Humbert Humbert, il narratore e protagonista di questa storia, affronta situazioni ed emozioni storicamente e socialmente inaccettabili.

La sua confessione, scritta in forma autobiografica e in ordine cronologico, è un tentativo di risalire alle radici e di descrivere il tronco, i rami e le foglie del suo amore totalizzante per la dodicenne di nome Lolita:

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima

mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul

palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo,

semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un

calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla

linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.

H. H. confessa ogni dettaglio del suo diabolico piano, conquistare Lolita, la figlia della sua padrona di casa, osservando e scoprendo ogni causa più recondita del suo folle progetto e del suo folle amore. Senza censure, vedremo come l'ossessione per Lolita conquisti negli anni H.H.: ogni fibra del suo essere, ogni parola, virgola e punto del suo scritto sono intrise di passione.

Nessuno dei turpi atti a cui viene condotto H. H. viene omesso, a tutto si cerca di dare una spiegazione convincente ed esaustiva.

E quando ormai il lettore sarà immerso fino al collo nel libro, una domanda potrà sorprenderlo: è davvero così colui che lo pseudonimo H. H. nasconde o nascosto dietro questo pseudonimo, l'autore, sta giocando con me?

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