Non riesco a parlar male dei Wall Of Voodoo.
Sono amici di famiglia da tempo immemore.
Li ho visti crescere e tirare calci al pallone durante l'infanzia de "The Index Masters".
E quando diventarono grandi, ai tempi di "Call Of The West", ero felice per loro, senza alcuna invidia.
Lo stupore fu forte, quando Stan Ridgway se ne andò di casa sbattendo la porta.
Il dolore della separazione fu subito spazzato via dalla gioia per "The Big Heat", ma restò la sensazione che certe decisioni siano troppo private per poter essere giudicate.
Pertanto non criticatemi se chiuderò un occhio su un'adolescenza irrequieta come quella di "Dark Continent", composta, come per tutti, da momenti epici e momenti patetici, false sicurezze e insicurezze immaginarie.
La prima cosa che nota chi non conosce i Wall Of Voodoo è la voce da papero di Ridgway, la seconda sono le tastiere di Grey&Moreland, al tempo stesso vintage e moderne.
I Wall Of Voodoo sono i Depeche Mode catapultati dentro un film di Sergio Leone, con la soundtrack di Morricone, ovviamente.
I Wall Of Voodoo sono i D.A.F. sporchi di sabbia. Johnny Cash che recita in "Terminator". I Suicide, se solo fossero stati umani.
Proverbiale è la loro simpatia, che li fa amare a punk, wavers, darkettoni con il senso dell'umorismo e anche a qualche fan dei Dire Straits in cerca di sensazioni forti.
"Red Light", "Animal Day", "Call Box(1-2-3)" e "Good Times" sono le prove della perfezione che sarebbe giunta di lì a poco, "Full Of Tension" semplicemente un classico.
Le altre canzoni si lasciano semplicemente ascoltare ma alle mie orecchie suonano famigliari come per voi "Bianco Natale".
Lo so, sono di parte, ma voi non fate i timidi: date una possibilità ai Wall Of Voodoo, se volete sapere come ci si sente ad essere dei sopravissuti, dopo l'apocalisse.
Titoli di coda: Wall Of Voodoo, "Dark Continent", 1981, IRS, prodotto da Jim Hill, Paul McKenna & Wall Of Voodoo.
Carico i commenti... con calma