"Mi sono risvegliato dalla Malattia a quarantacinque anni, calmo e sano di mente, e in condizioni di salute ragionevolmente buone... la Malattia è la tossicodipendenza e io per quindici anni sono stato un irriducibile tossicomane".

L'enigmatico Burroughs, con spiccate pulsioni omosessuali, una forte predilezione verso le armi da fuoco ed il crimine e con una naturale inclinazione ad oltrepassare tutte le regole, fu un faro illuminante della beat generation e fu l'unico esponente di quel Movimento che continuò ad esercitare l'attività di scrittore godendo di credibilità letteraria e di grande ammirazione non solo nel mondo accademico ma pure da parte del mondo musicale e cinematografico. William, classe 1914, era una personalità fredda, glaciale, spietata e terribilmente cinica nella sua disperata lucidità visionaria e non aderì mai completamente al movimento che tanto gli aveva portato in termini di notorietà e fortuna. Egli infatti non veniva "dalla strada" come Kerouac o Ginsberg ma era uno snob-aristocratico, di estrazione alto-borghese, che aveva compiuto studi ad Harvard ed in Europa, mettendo su una famiglia "regolare" senza dare adito a ripensamenti o atteggiamenti incoerenti e sopra le righe come molti colleghi più o meno illustri.

La sua "disperata visionarietà" stava tutta "dentro" la sua mente e per contenerla necessitava assolutamente di una "esagerata normalità" che controbilanciasse il suo squilibrio psichico. Oltre a molti romanzi, la sua allucinata fantasia esistenziale e per certi versi criptica (stimolata dall'uso abbondante e indiscriminato di LSD, eroina e droghe sperimentali), negli ultimi anni si dedicò anche alla musica con dischi di poesie, tra cui questo "Spare Ass Annie" del 1993, inciso con i Disposable Heroes of Hypochrisy, una band hip hop di San Francisco, capitanata da Michael Franti (ex-leader degli Spearhead che tra l'altro ha appena dato alle stampe uno splendido nuovo lavoro!) e da Rono Tse (ora ex-Mystic Journeymen) con l'aggiunta del chitarrista jazz Charlie Hunter che videro nel "vecchio Burroughs" la possibilità di dare maggior spessore e incisività alle loro canzoni, già di fatto dure e taglienti contro la società americana.

In "Spare Ass" si parla di violenza nell'hip-hop, di discriminazioni razziali e omosessuali, di AIDS, di senzatetto, di furti, della polizia corrotta e della pena di morte... insomma, gli stessi temi cari all'ormai 75enne scrittore che vide a sua volta, nella collaborazione musicale, un'ulteriore "allargamento" delle sue possibilità espressive aldilà del classico foglio di carta. È bello sentire così la sua voce graffiante e sporca che decanta le sue visioni in contrasto con il free-jazz-style e l'hip-hop del gruppo che colora di note le atmosfere suggestive narrate dal Vate. Interessanti poi i piccoli intervalli "spoken" di pochi secondi e poche note a incorniciare le parole taglienti di un William Burroughs cinico e affilato come mai. Alcuni testi sono stati scritti utilizzando la tecnica del cut-up, cioè prendendo brani in prosa suoi o di altri, tagliandoli per poi montarli insieme in modo casuale (come fu ad esempio in "La morbida macchina", "Il biglietto che è esploso" e "Nova express"). Burroughs sosteneva che l'Uomo Moderno è troppo vincolato a schemi, condizionamenti e regole e che, per elevarsi e raggiungere un livello di consapevolezza maggiore, doveva "far fluire liberamente parole, immagini e libere associazioni" liberandosi dalle mille catene che lo vincolano alla limitativa realtà terrena, per questo, come Jim Morrison, auspicava e decantava l'uso di droghe e un atteggiamento liberista e incondizionato del sesso come "connessione e strumento col Sé Superiore".

L'arte di Burroughs si è manifestata anche con la Yellow Magic Orchestra di Riuichi Sakamoto, Laurie Anderson, Duran Duran (ispirati al nostro per Wild Boys), Kurt Cobain (con il cd "They called him The Priest"), Sonic Youth, Dj-musicisti come Howie B. o Fatboy Slim, Moby mentre dal punto di vista cinematografico Burroughs compare o è fonte ispiratrice nei film "Drugstore Cowboy" e "Belli e Dannati" (My own private Idaho) di Gus van Sant, "The Naked Lunch" di David Cronenberg (tratto dal suo capolavoro) e il celebre cult-movie "Tetsuo, l'uomo d'acciaio" di Tsukamoto.

Un disco non proprio facile, a tratti d'altri tempi con sinfonie anni '50 (il brano "Dr. Benway Operates), pezzi quasi soul ("Last Words" con Ras I. Zulu), funky ("The Words Of Dutch Schultz"), ambient ("Mildred Pierce Reporting"), intermezzi ecclesiali (l'attacco di "Last Words With Michael Franti") ma se si mastica bene lo slang americano, si percepisce che è un lavoro "sentito" e disincantato nel farci ascoltare, attraverso a versi esclusivamente parlati con voce roca e profonda, le storie stralunate e noir di questo "drogato omosessuale pecora nera di buona famiglia" (come lo definirono in seguito alcuni colleghi scrittori particolarmente òstici con lui per la straffotenza e quel senso di "disperata perversione" che lo accompagnarono fino alla morte, avvenuta alla veneranda età di 83 anni). Bau Bye!

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