Giungono al quarto disco in studio (senza contare le due raccolte di singoli “Vol. I” e “Vol. II”) i californiani, ma ora residenti a Portland, Wooden Shjips.

Sempre capitanati dal barbuto Ripley Johnson e dalla sua sei corde ora in phaser ora in delay, ma sempre dall'elevato tasso acido. Mettiamo subito le mani avanti dicendo che la formula del gruppo, dall'esordio del 2007, ad oggi, è fondamentalmente sempre quello: un mix stordente e ipnotico di Spacemen 3 e Stooges, con un organetto fra primo garage e Doors in bassa fedeltà a tenere le linee melodiche.

E anche “Back To Land” segue queste linee guida, anche se, bisogna ammetterlo, la sensazione sia di una migliore focalizzazione dei brani (cosa peraltro già iniziata nel precedente “West”). Stiamo ovviamente parlando di scarti minimi, riscontrabili da orecchi attenti e avvezzi a queste sonorità; per qualsiasi altro ascoltatore, le differenze fra i sei album dei Wooden potrebbe essere tranquillamente pari a zero.

Forse il motivo di questa messa a fuoco (sempre relativa, sia chiaro, nell'economia di un gruppo che fa dell'effetto mind blowing il suo fulcro) sta nei suoni leggermente più definiti, percepiti già dalla titletrack iniziale, dove si riesce incredibilmente a capire cosa Ripley stia cantando (impresa impossibile in qualsiasi dei dischi precedenti, affogata come era nel riverbero). Sulla stessa linea brani come “Ruins”“Servants” mantra mid tempo, marchio di fabbrica della band ma anche difficilmente distinguibili da molti altri scritti in passato.

Interessanti invece i momenti che si discostano dal loro brano tipo, e fortunatamente ciò accade almeno in metà degli 8 brani di Back To Land”: i ritmi sostenuti di “Ghouls”, “In The Roses” e “Other Stars”quasi hardcore per i canoni della band, una simil ballad come “These Shadows” con acustica in sottofondo e una chitarra indolente alla 13th Floor Elevators,  e la finale “Everybody Knows”, brano dallo strano sapore indie rock ma col solito tocco iperacido della chitarra.

In conclusione, leggermente sopra a “West”, ma un leggero senso di “già sentito” che potrebbe esponenzialmente peggiorare il giudizio col tempo.

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