Si suol dire che una seconda chance non si nega a nessuno e che le prime apparenze ingannino. Per anni ho pensato esattamente il contrario. Ultimamente, sarà per l'avvicinarsi dei 40, mi ritrovo sempre più spesso a convenire con quanto sopra scritto.

Esempio lampante i newyorchesi Woods, band il cui “Songs Of Shame” del 2009 liquidai elencando la mia lista della spesa nelle ultime righe di recensione, Non rinnego quanto scritto, quel disco rimane un esperimento folk country lo-fi senza arte né parte, ora come allora. Però, col senno di poi, mi pento di averli velocemente liquidati come meteora buona per webzine di tendenza tipo Pitchfork.

Difatti già dal successivo “At Echo Lake” si intravedevano ampi margini di miglioramento, una palette cromatica decisamente piu ampia e un gusto melodico non da poco. Nei due successivi album, a tuttoggi i migliori, i Woods trovarono la loro identità: “Sun And Shade” imbeveva nell'LSD il loro country folk, tirando fuori brani fra il krautrock e la bossanova. “Bend Beyond” li rinormalizzava, affinando al contempo il loro gusto melodico, e inserendo almeno un paio di brani che rappresentano il miglior tributo possibile al Neil Young elettrico.

“With Light And With Love” si pone sulla stessa, ottima, scia del predecessore: svisate country classicheggianti (l'iniziale “Shepherd”) e più eterodosse (“Full Moon”), con l'inconfondibile timbro nasale del leader Jeremy Earl a fare da mattatore nella maggior parte delle tracce (“Only The Lonely”, il folk finale di “Feather Man”, la pop song spruzzata di psichedelia di “New Light”). Interessanti le tracce che escono da questi canoni: la melodia circolare e leggermente acida di “Moving To The Left”, e l'ennesimo tributo ai Crazy Horse, nei 9 minuti di vorticanti chitarre in acido, quasi da raga indiano, della titletrack.

Da aggiungere alla lista della spesa del 2014.




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