"Un piacere per le vostre orecchie": potrebbe essere il sottotitolo di questo raro e ricchissimo (dura un'ora ed un quarto...... insomma un doppio long playing) CD in studio degli Yes, raro anche nella gestazione stante che la sua uscita, una volta tanto ma comprensibilmente, è successiva a quella dei relativi brani live contenuti nei 4 album della saga di "Keys to Ascension", a loro volta pubblicati a coppie. Siamo a metà del 2001 ovvero pochi mesi prima del rilascio di "Magnification", che segna il cambio d'etichetta da parte del nostro Gruppo passato dalla ingombrante Sanctuary Records alla più modesta Eagle, evidentemente quindi il rilascio di questi pezzi, composti quattro/cinque anni prima, rappresenta una sfortunata mossa (gli esiti commerciali furono infatti alquanto deludenti) per mettere in difficoltà la nuova produzione.

Conditio sine qua non per deliziare le vostre orecchie è l'uso d'adeguato impianto in grado di cogliere le infinite sfumature di "Keystudio" a partire da quelle di "Footprints" (orme) tratto o meglio sviluppato in Keys to Ascention (per brevità KtA) 2 dove al classico coretto di Jon Anderson rispondono ben presto la robusta batteria di Alan White, il basso del povero Squire ed evidentemente le tastiere dell'inimitabile Rick Wakeman, insomma abbiamo qui schierata con Steve Howe la formazione "classica" degli Yes e si sente! Fra gli svolazzi di Rick ed il ritmo massiccio di White & Squire addolciti dalla voce di Anderson il brano si conclude con un delizioso arpeggio di Hove che forse fino a questo momento si sentiva un po' in difetto; a seguire l'attacco massiccio della batteria & basso subito declinanti in un dolcissimo intermezzo di Howe e Wakeman che sostengono la voce di Anderson in: "Be the One" (KtA) brano fra il nostalgico e l'epico, strutturato in tre parti: quella omonima caratterizzata dai vari arpeggi di Howe, quella centrale ("Humankind") con coinvolgente scala a crescere con Rick in continua evidenza e la cavalcata finale ("Stakes") gestita dai 5 in piena armonia, sempre con Anderson in evidenza.

L'arpeggio finale di Howe lascia il campo a "Mind Drive" (KtA2) dove per continuità sublime partono Howe e Squire con un ovatato preludio un po' spagnoleggiante, ma subito si decolla con il bolero impostato da White su cui trama ancora Rick verso un crescendo da impazzire (non alzate troppo il volume perché altri non capirebbero che razza di roba state ascoltando: vaglielo a spiegare che questo è prog all'ennesima potenza, proprio laddove vi "Giuda la Mente"!) e non scrivo altro, infatti non saprei a chi dare la palma del migliore fra i 5 signori di mezza età che compaiono nella retrocopertina dell'album, giusto per provocazione azzardo White, anche se il ripetuto arpeggio del duo Howe Squire mi fa venire qualche dubbio, insomma meglio passare oltre che già mi son incartato, ma vorrei vedere voi con un pezzo di questa portata (la facciata di un LP) dalle infinite sfacettature e varianti degne dei migliori Yes, come l'arpeggio delizioso e dolcissimo di Howe più o meno a metà del brano che introduce Anderson. Finale corale, epico ed assolutamente trascinante con Wakeman che si riprende il "suo" ruolo, simpatica la chiusura.

Molto "Yes" anche l'avvio di "Bring Me to the Power" (KtA2), decisamente più pop rispetto ai brani precedenti, ma pur sempre il pop degli Yes, basta ascoltare l'inizio, con intrammezzi assai orecchiabili e un po' ripetitivi, forse il brano minore lascia poi il posto a Rick Wakeman e Steve Hove di "Sign Language" (KtA2) duetto delizioso con la chitarra elettrica che pare di fronte a voi a parlarvi in questo "linguaggio del segno", ed altro che segno: una vera perla!

Per continuità poi Howe si "spreca", è il caso di dirlo, all'inizio di "That, That Is" (KtA), classico brano, struturato al solito in più parti (7 per l'esattezza, un'altra facciata di LP insomma!), che rimetterete da capo per capire se era proprio tutto come l'avete sentito o vi siete persi qualcosa, per esempio la grancassa di White ad intercalare Anderson o l'arpeggio d'accompagnamento un po' ossessivo di Squire (ancora più evidente nella versione live), potente la parte centrale ("All in All") dove ciascun componente da il suo specifico contributo e lo stesso testo è costruito su misura per valorizzare la "descrizione" che Anderson fa di: "Questo, questo è (tale)", piuttosto che trasmettere messaggi messianici. Insomma ancora un brano assai complesso che va in crescendo ad un finale assai fluente specialmente grazie a Squire.

E se Dio vuole siamo al brano finale "Children of the Light" (KtA2) altro gioiello strutturato in 3 parti: la prima strettamente di Wakeman ("Lightning", non presente nell'album dal vivo) che lascia poi spazio (ma permane decisamente e lo sentite!) alla coralità del gruppo nella title track alla fine della quale s'affaccia anche Vangelis (sì proprio il compositore greco) nella suite centrale che si stacca evidentemente dallo stile di tutto il resto del CD e vi porta oniricamente sino alla fine dell'album con "Lifeline": difficile non riconoscerne il contributo di Vangelis che movimenta ulteriormente la scena.

Dopo quanto precede il giudizio volgerebbe per le 5 stelle che identificano il capolavoro, quale probabilmente Keystudio è, anche per la monumentalità dell'opera, però se diamo le 5 stelle al trittico Album, Fragile & Close to the Edge, che naturalmente meritano come contributo allo sviluppo della Musica, qui ne dovremmo dare solo 4 (è un discorso strettamente di critica musicale) come confronto. Tuttavia so che poi me ne pentirei in quanto anche in Keystudio ravviso un progresso musicale degli Yes, in particolare nelle 2 lunghe suite (Mind Drive e That. e quindi vada per le 5 stelle! E crepi l'avarizia.

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