Quando uno mi dice "underground" sono due i dischi che immediatamente mi appaiono davanti, uno è Scheintot dei Factrix, e l'altro è questo. Che poi, oltre a constatare un'affinità di impatto sonoro immediato tra i due, ci si può accorgere che i componenti delle band si assomigliano incredibilmente tra loro, specialmente nelle foto che li immortalano assieme. Gli stessi vestiti, i capelli, gli occhiali da sole, le posture, le giacche di pelle, lo scuro interiore che necessita uno sfogo esterno per colpire il nulla, solo esigenza di un salasso di sangue nero che momentaneamente allenta la pressione della presa di coscienza di essere visitati nei pensieri da entità astrali parassitarie.
La presentazione dei famigerati performers cecoslovacchi è d'obbligo dove Jiří Křivka chitarra sintetizzatori voce, Vilém Čok basso voce e Tomáš Havrda batteria, facendo fede al loro nome, "ergono" sumericamente tutti i pezzi dal vivo tra la fine del 1979 e la fine del 1980. L'Etemenanki di Hammurabi si ripresenta con i suoi Codici piramidali del II millennio a.C. attraverso un muro sonoro del II millennio d.C., che solidifica una Torre di Babele, cubo magico di Kubik, dove oggi sventola la bandiera cuneiforme cecoslovacca che nell'infanzia affascinava tutti con quella variazione triangolare al posto dei tricolori classici.
La mezz'ora del primo pezzo, "Autobus", per semplificare potremo dire che è "variegata", non all'amarena ma al fango delle fogne praghesi che ad una lettura divinatoria ci comunicano sconsigliabili gimcane, vista la densità psichica esposta. Insomma dopo un avvio fricchettonante oscurità si va a trovare una situazione psichedelico profonda e si sfocia in una partenza di un rock torbido che ci fa sapere che: "Le persone come noi - aspettano tutti - alla stazione - degli autobus. 1, 2, 3, 4, 5. Molto poco? Molto! Un tizio pelato impreca - nel traffico intenso!"
Un basso slabbrato, netto, apre il secondo pezzo, "Krysař" (Ratti), e una batteria monotona condisce il disagio che una chitarra lancinante che va per i cazzi suoi benedice la voce che inizia a dire cose come: "Volevo cacciare i topi nei canali, ma non è più come una volta. I ratti sono ora nei canali ad interi branchi, quindi questo lavoro è molto pericoloso. Fai un passo falso e ti ritrovi a rotolare nel fango. Folle di topi affamati preparano un banchetto. Ecco com'era ... senza garanzia".
E tutto l'inaspettato ce lo facciamo piacere per forza perché c'è solo quello che cancella compagnie benevolenti a succhiare la tua linfa vitale. La trivellazione, anche qui di quasi mezz'ora, accelerando in un non senso cacofonico, ci è amica a schiacciare senza pietà accondiscendenza verso melodie. Acconsentiamo alla cruenta spoliazione di vanità ritornellistiche "All You Need Is Love". Purificati dalle acque fognarie l'abluzione continua salmodiando "odi" al topo di fogna che sono le nostre miserie.
Si esagera con il baccanale di suicidio rumoristico voluto su "Wc čistící Sůl" (traduzione: sale per la pulizia del cesso) che invita a una autodistruzione cosciente. Ma che ce ne frega di bastonare un po' il nostro veicolo biologico per purgarlo da quei rompicoglioni del basso astrale che sono sempre lì pronti a suggerirci peccatucci anche quando ti fanno sentire una persona "buona" che aiuta gli altri. Ahahahah... e poi ti svegli tutto sudato.
"Jsi Mimo", l'ultimo pezzo che significa Sei Fuori, è una "comunicazione di servizio" per chiudere la disillusioni del disco che inaspettato impersonalmente fa il culo a tanto underground atteggione occidentale.
A soli due anni dalla repressione da parte del regime della "Charta 77" gli Zikkurat danno un fresco filo da torcere alle "autorità" che non sanno che pesci pigliare di fronte a cotanta impastata linguaccia megafonata sul CD. Ammantato da puro socialismo, dove scaturisce un'aggregazione occulta, depista col suo liberalismo autoritario censure preventive politiche, ipnotizzandole.
E un po' tutti rimaniamo revisionati da questo "alto edificio" di underground ceco che non è secondo a nessuno, nemmeno a quello californiano. Questi ragazzi nel 1980 erano, oltre post punk, già post muro di Berlino con una decade in anticipo, e post capitalisti per giunta. Per la gloriosa etichetta Black Point, Dobrou chuť!... e Dieci e lode! Anzi "bocciati" con l'1, che sulle pagelle ceche è il voto più alto.
Jízda Osob Zakázána!
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