Zëro vede i suoi natali nel 2007, a Lione, dall’incontro di quattro musicisti, che senza perdere tempo, nel 2008, esordiscono con l'album Joke Box. Il termine "esorodio" non significa però che gli Zëro siano un gruppo di giovani sbarbati e inesperti. In effetti dalle foto recenti si vede che sono sbarbati, ma queste son scelte. Si tratta in realtà di Françosi Cuilleron, Ivan Chiossone, Franck Laurino ed Eric Aldéa, nocciolo duro che sguazza nelle acque dell'underground europeo già dai tardi anni ‘90, prima come Deity Guns e in seguito come Bästard.

Non mi ci vuole più di un ascolto per notare l’accuratezza e l’originalità degli Zëro. I quattro sanno mischiare in modo encomiabile una musica che ha le strutture di un math/post-rock dagli accenti melodici ad un di noise che stranamente non dà l’impressione di torbido, ma a cui al contrario piace mostrare una certa raffinatezza; saldano assieme, a piccole dosi, new wave, richiami al post-hardcore, atmosfere strumentali da jam band ed elettronica che sta sempre al servizio di ciò su cui si innesta, più decorativa che di genere; il tutto accompagnato da un uso sapiente della voce, dal timbro non particolarissimo, ma che ha ascoltato ed assorbito intelligentemente le influenze più disparate e sa come spingere la musica all’effetto desiderato.

I Jesus Lizard sono il nome che mi salta subito in mente ascoltando il basso vorticoso e la slide di Bobby Fischer, ed il blues martellante ricamato dagli stridori di chitarra di Load Out. Ma a me i Jesus Lizard saltano sempre in mente. Dreamland Circus Sideshow è un titolo programmatico per il pezzo e per le sue atmosfere scarne e un po' allucinate da circo degli spettri. Enough… Never Enough è un bel pezzo, figlio della new wave un po’ dark e dalle venature elettroniche di The Sound e sorprende l'efficacia dei due strumentali The Opening e Cheeeese. Nella claustrofobica The cage si sentono un po' di Fugazi e certe distorsioni lugubri dei Christian Death, mentre Talking Heads e The Cramps pervadono la singhiozzante e inferma Sick To The Bone. L’album si chiude con Viandox, terzo strumentale, in cui elettronica e chitarre si avviluppano irrequiete le une attorno alle altre. Strumentale che ancora una volta non annoia, anzi, forse il più riuscito.

Ottimi musicisti, accurati, con gusto nella composizione. Un gusto, però, che può sembrare non manieristico, ma forse un po’ impersonale. Gli Zëro hanno dentro la loro musica influenze a non finire, ben assimilate e rielaborate, ma è come se tutto fosse messo nel posto in cui è per una sorta di perfezionismo stilistico, e la musica, che ad un primo ascolto dovrebbe essere furiosa, logorata ed opprimente, suona anche sorprendentemente posata. Inoltre il suono è compresso al massimo. Tempo zero però mi sono fatto arrivare il vinile.

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