"Oro, incenso & birra" (1989) è considerato uno degli album più riusciti di Zucchero, se non il migliore (i sugarofili sono per lo più divisi tra il suddetto album e "Blue's", uscito due anni prima; si discute anche riguardo a quale dei due album attribuire la palma del più venduto: le opinioni sono discordi, ma sembra che il primo posto vada proprio ad "Oro, incenso & birra").

Quale che sia la preferenza di ognuno, è indubbio che un lavoro del genere abbia rappresentato una tappa importante nella musica italiana di quel periodo, come del resto "Blue's", del quale condivide in certa misura lo stile oltre che, come detto, il largo successo. Uno Zucchero "cattivo", arrabbiato, urlante, decisamente padrone dei diversi generi musicali che modellano questo album, che si apre trasmettendoci la vibrante potenza delle atmosfere gospel di "Overdose", canzone secca e graffiante, davvero capace di comunicare (un'overdose di) forza ed energia.
La stessa penetrante ruvidezza contraddistingue altre felici esecuzioni, tra cui la conosciutissima "Diavolo in me" (accattivante lo "slego" al piano), anche questa pervasa da evidenti contaminazioni "nere"; in una direzione analoga va anche "Iruben me" che, partendo da atmosfere paludate e soffici, prosegue in un crescendo di tensione fino a divenire tempesta: anche in questo caso, come altrove, il turbamento interiore è ben rappresentato dai riferimenti esterni, geografici e atmosferici (neve, vento, mari, inondazioni, pioggia, nebbia, trombe d'aria…).

Rabbia e sensualità, frustrazione e speranza, gioia e grido dolente, che trapassano il corpo e giungono fino all'anima. Dentro la potenza di queste note arde anche la fiamma dell'eros: a mio parere, infatti, pochi come Zucchero hanno saputo trasmettere, attraverso la musica, sensazioni così calde e pulsionali. Nell'album in questione tutto ciò traspare con forza, oltre che dalle canzoni citate, da "Il mare impetuoso al tramonto", che a differenza delle altre può essere inserita nel filone "ignorante" del nostro bluesman (filone nel quale faccio rientrare anche "Nice (Nietzsche) che dice", dove il "così parlò Zarathustra" diventa – secondo la miglior tradizione "suina" del bluesman di Roncocesi – "così parlò Kamasutra"): celebre, al riguardo, la citazione di Piero Ciampi ("Il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle se…la chiavò!"), l'artista con cui Sugar si sente più in sintonia, per il suo linguaggio crudo, scabro e per il suo mal di vivere accompagnato però sempre da una certa dose di sarcasmo che permette di rimanere a galla.

Ma non c'è Zucchero senza contrasti: ai ruggiti delle suddette canzoni si accompagna la delicatezza di altre parti dell'album. Come non ricordare la tiepida dolcezza agreste e la sensualità ovattata di "Diamante" – senza dubbio uno dei pezzi più belli in assoluto dell'intera carriera di Zucchero, e che lui stesso ama di più –, splendido connubio tra testo e musica. Com'è nata questa canzone ? Sugar ha chiesto a De Gregori di scrivere un testo che parlasse della nonna Diamante (da qui il titolo), che contenesse qualcosa in grado di trasmettere un senso di pace e di serenità, e che fosse in grado di comunicare i colori e i sapori della campagna emiliana del dopoguerra. I due trascorsero insieme un pomeriggio, Adelmo a suonare il piano, Francesco intento a comporre il testo. "Appena l'ho sentito – ha detto in un'intervista il bluesman roncocesino – ho capito che non avrebbe potuto esserci un altro testo: qualsiasi musica ha il suo testo, tu puoi farne dieci ma solo uno funziona". Visti i risultati raggiunti, non posso che condividere.
Rimangono da citare l'orecchiabile e leggera "Wonderful world", la swingata, calda coinvolgente "Madre dolcissima" e, infine, la delicatissima "Libera l'amore", che si distingue per un testo quasi inesistente (meno di 10 parole!), senza però che ciò influisca affatto sulla bellezza di questa canzone, vivificata dalle struggenti melodie di Ennio Morricone, che ci guidano in un viaggio verso ciò che v'è di più intimo e impalpabile in noi.

Nel complesso, credo che con "Oro, incenso & birra" Zucchero abbia raggiunto l'apice della sua produzione artistica, forse superando – sul filo di lana – perfino "Blue's", cosa che lo stesso Sugar sembra riconoscere, quando afferma che "l'album dove ho tirato fuori tutto è stato metà "Blue's" e tutto "Oro incenso & birra". In ogni caso si tratta di due masterpieces della discografia sugariana, anche in considerazione del fatto che, dopo queste due gemme, il Nostro sembra avere accusato un certo calo. I suoi fautori gli rimproverano un'eccessiva commercializzazione, e su questo posso anche essere d'accordo, ma solo in parte: come ho scritto a proposito di "Shake", anche nel prosieguo della sua carriera Sugar ha saputo trasmetterci emozioni forti. Certo, "Oro, incenso & birra" era un'altra cosa…

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