"Let There Be Rock" è una dichiarazione d'intenti sin dal titolo del disco: lascia che ci sia rock, sopratutto nel 1977, anno del punk, della new wave e di nuovi generi. Il gruppo per registrare si trasferisce in Inghilterra, per svecchiare il sound, troppo arretrato e forse ancora troppo grezzo. La dichiarazione di intenti, e anche di guerra al punk, la si può notare anche dalla copertina: la band un po' oscurata e al centro della scena lui, Angus Young, sudato, in piena estasy da assolo di chitarra. Ma passiamo alle tracce.
"Go Down" è ruvida e graffiante, un brano d'apertura più incalzante davvero non si poteva trovare! Il successivo "Dog Eat Dog" ricalca la scia intrapresa con il brano d'apertura; chitarre pesanti, una batteria schiaccia-sassi e la voce di Bon Scott: aggressiva, stradaiola e tosta come poche. Tocca ora al pezzo che da il titolo al disco: "Let There Be Rock" dove Bon Scott narra la storia del rock alla maniera massiccia e movimentata degli Ac/Dc; un brano storico, che ancora oggi viene proposto dal vivo, segno che questo pezzo è diventato un masterpiece nella storia del gruppo australiano e del rock in generale. Il pezzo è composto da uno tra i riff più belli di sempre; da registrare anche una grandissima prova del basso che pompa alla grande, supportato da una batteria precisa e tagliente. La rabbia fa parte della quarta traccia ovvero "Bad Boy Boogie" dove il bad boy è naturalmente Bon Scott, che qui ci parla delle sue storie e su cosa vuol dire essere un bad boy. Le chitarre sono pesanti e cattive e incazzose come il cantato di Bon: epocale!!
L'atmosfera si fa meno incazzosa con "Problem Child", un brano che è composto da tre/quattro accordi ripetuti all'infinito: insomma un brano abbastanza easy ma non per questo meno importante all'interno di quest'opera rock; come al solito grandissima prova delle chitarre dei fratelli Young, in perfetta sintonia tra loro. "Overdose" ha un intro abbastanza calma: un arpeggio accompagnato dalla batteria che sembra quasi scaldarsi prima di entrare in campo... infatti dopo un minuto il ritmo cambia e le chiarre si fanno pesanti e affilate come lame: sicuramente non il brano più movimentato del disco, possiamo considerarlo come una specie di esperimento da parte degli Ac/Dc.
Siamo quasi alla fine del disco e, proprio nel finale, ci aspettano due gemme dell'universo rock. "Hell Ain't A Bad Place To Be" (l'inferno non è male come posto per vivere) dove Bon ci parla dei pregi che comporta il vivere accanto al diavolo, insomma una dichiarazione d'amore nei confronti dell'inferno!! Il finale, però, è qualcosa di esplosivo, una dinamite chiamata "Whole Lotta Rosie" che fa più o meno così: "Voglio raccontarvi una storia su una donna che ho conosciuto/ quando arriva il momento di scopare/ inizia lo show/ non ho mai conosciuto una donna come te/ che fa le cose che fai tu..." Qui Bon ci parla quindi della sua fama di latin-lover, e ci parla di questo rapporto avuto con una donna particolarmente corpulenta... Quando presentano questo brano dal vivo, in genere gli Ac/Dc vengono accompagnati da una gigantesta bambola gonfiabile!
Il disco (ma perché chiamarlo disco? Chiamiamolo opera d'arte) termina quindi con la chitarra isterica e schizzata di Angus, anche stavolta l'alunno si è fatto aiutare dal diavolo per questo disco, ma anche stavolta siamo di fronte a un vero monumento dedicato al rock.
Epico.
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