L’ultima volta che avevo visto il cerchio con le lettere AHS inscritte era il 25 agosto 2017, festa di Radio Onda d’Urto. All’epoca avevo l’inferno in testa e mi sembrava che Manuel avesse scritto le parole di alcune canzoni degli Afterhours spiandomi tra i ventricoli e l’aorta e molti di quei versi erano contenuti nell’album del 2005 “Ballate Per Piccole Iene”, che poi è l’album con il quale li ho conosciuti nella primavera di quell’anno. Ricordo che tornando al paese quell’estate portai con me il cd e Filippo - che ha una decina d’anni meno di me e, quindi, è più sul pezzo del sottoscritto, all’epoca già quarantenne – mi tirò fortemente per il culo e mi prestò “Hai Paura del Buio”.

Curt era morto già da 11 anni e l’onda lunga del Grunge era alla risacca, ma quell’estate del 2005 fu un ritorno ai suoni distorti e al rumorismo “melodico” grazie a quello che tutti definiscono “il Mellon Collie” italiano. E la simpatia si trasformò in amore, quello vero che dura negli anni, per i suoni della band e per la penna di Manuel: “Come pararsi il culo/E la coscienza è un vero sballo/Sabato in barca a vela/Lunedì al Leoncavallo”, ovvero la migliore definizione dei “contestatori” sparsi tra Via Solferino, i bastioni di Porta Nuova e Corso Como a cavallo tra ’90 e inizio millennio.

Vabbè, non è questo il punto. Anzi, è una questione di più punti che giacciono su un piano e che dovrebbero essere equidistanti da un punto fisso chiamato centro ma che, gira e rigira, cominciano a sballare e disegnare curve sinusoidali che sembrano mostri. Ci vuole tempo e fortuna e, a volte, improvvisamente si chiudono in maniera corretta e, magicamente, puoi tornare a scorrere.

Quindi, quando Sam mi chiama e mi dice del concerto del 15 luglio a Campo Marte, non ho esitazione alcuna, compero subito due biglietti. Del resto, lei è quella che ha dato la scossa necessaria a far impazzire in maniera irrefrenabile i punti in modo da riconoscere e affrontare i mostri; sempre lei, è quella che mi ha ridato la giusta misura del raggio per un nuovo e, spero, definitivo equilibrio. Bisogna celebrare la chiusura del cerchio con una cerimonia ufficiale e Manuel ha pensato di riproporre dal vivo tutto “Ballate Per Piccole Iene” a venti anni dalla pubblicazione e a otto dalla mia nuova vita. Grazie Manuel.

Quando si parte con “La sottile linea bianca” le sensazioni sono quelle di una volta ma, man mano che il concerto va avanti, l’angoscia di cui sono carichi testi e suoni traslano dal particolare all’universale. La piccola iena non è più la cooprotagonista del mio rapporto tossico ma una donna sulla cinquantina con occhioni azzurri e di bianco vestita che ha deciso di far sorgere il sole oggi qua e domani la, come conviene al suo boss dal ciuffo arancio. Del resto, Ci Sono Molti Modi per mentire alle mani, al cuore, ai reni. E c’è sempre in giro una iena di routine che indossa il vuoto con classe.

Lo stesso Agnelli ha spiegato come Ballate per Piccole Iene 2025 non sia semplicemente una operazione revival, ma una rilettura in chiave contemporanea delle tematiche dell’opera: la rabbia giovanile, la ribellione sociale, l’alienazione di una generazione. “Quel film parlava di ragazzi che cercavano disperatamente un futuro in un mondo che li respingeva. Oggi, in un’epoca di crisi climatiche, guerre e divari sociali sempre più ampi, quelle stesse domande bruciano ancora”, ha dichiarato Agnelli, sottolineando come la tournee sia un ponte tra i ’90 e il 2025. Per me è, comunque, un’immersione in un altro rock che oggi non trovo più, in canzoni fatte di sesso e demoni, l’amore come patologia, la cocaina, la disillusione, il malessere, l’autodistruzione. La band voluta da Manuel per il tour è la stessa che ha registrato l’album (Andrea Viti al basso, Dario Ciffo per violino e chitarra e Giorgio Prette alla batteria; in più Giacomo Rossetti quale valido polistrumentista) e si è immersa consapevolmente nelle vecchie e nuove inquietudini, sfoderando una performance fortemente sentita, seducente e disturbante, davvero impressionante per potenza e compattezza: avercene di rockband così al giorno d’oggi!

Già, l’odierno andazzo; per i giovani di oggi Agnelli è un po’ uno zio che dispone di una certa credibilità quando li esorta a partecipare, incontrarsi, a fare qualcosa di persona e non tramite i social. La risposta alla crisi musicale del nostro Paese, ha detto a Rolling Stone un paio di mesi fa, non verrà da artisti ossessionati da like, cuori, numeri e dati, ma da chi riesce a convince la gente a pogare, a incontrarsi, a confrontarsi di persona. Ma dove sono questi giovani? Mi guardo intorno e vedo un mix di Boomers, Generazione X e Millennials con la divisa d’ordinanza: T-shirt di rock band di varie epoche, dalla mia degli Stones a quella del quarantino vicino a me degli Smashing Pumpkins, tutti con in mano la birra media calda nel bicchiere di plastica. Poi c’è la task force dei duri e puri, coi tatuaggi deformati dal tempo, i pantaloni corti modello cargo e lo spinellone tra le dita: in tutto circa 3.000 persone che pensano di partecipare ad un evento. Evento? Tremila persone oggi fanno un evento? Ma che evento, più di una grigliata certo, ma forse siamo solo dei reduci. Reduci dal precariato, dai divorzi, dagli “anta”, dalla cultura woke che ci ha archiviato come retrogradi. Gente disillusa e incasinata. Si avverte la tensione tra il rifiuto di una vita normale, che equivale a una mezza morte, e l’aspirazione a un’esistenza alternativa e pericolosa, che però fa ci ha sempre fatto un po’ paura. Portiamo addosso i segni del tempo, non ci siamo aggiornati, siamo un po’ ridicoli e sbronzi e vorremmo aver avuto il coraggio di portare anche noi un po’ di ganja!

Intanto Manuel canta bene e non sbaglia mai, è tirato a lustro nell’ugola e nei bicipiti forgiati dal Thai-Chi. La band lo asseconda in maniera impeccabile, almeno fino alla conclusione della celebrazione di Ballate. Una suggestiva versione de “La canzone di Marinella” di De Andrè fa da spartiacque alla performance che continua con i pezzi storici della band. Si perde un po' in precisione e cura del suono ma quello che succede sul prato ci fa tornare ai bei tempi, cantiamo tutti a memoria i brani storici e proviamo anche ad accennare un po' di movimento. Ma siamo messi male se abbiamo bisogno delle istruzioni su “come pogare”! Si, è successo anche questo: Manuel chiede di formare uno spazio davanti al palco e ci istruisce su come scatenare l’inferno al suo tre. Ma altro che fiamme eterne, riusciamo tutt’al più a racimolare un po’ di braci per la grigliata di cui sopra.

Anche se Manuel è convinto che qualcosa stia cambiando e ci racconta di ciò che vede al Germi: “un locale dove dare spazio a degli artisti che non ce l’hanno. Ragazzi che vanno dai 15 ai 30 anni, che suonano davvero degli strumenti e cantano senza autotune”. Dice che c’è un fermento di ragazzi giovani enorme, non pensavo. Forza ragazzi, se ci siete battete un colpo. E a noi chiamateci vecchi (di merda), come è giusto che sia.

Scaletta:

  • La sottile linea bianca
  • Ballata per la mia piccola iena
  • È la fine la più importante
  • Ci sono molti modi
  • La vedova bianca
  • Carne fresca
  • Male in polvere
  • Chissà com'è
  • Il sangue di Giuda
  • Il compleanno di Andrea
  • La canzone di Marinella (cover di Fabrizio De André)
  • Strategie
  • Germi
  • Lasciami leccare l'adrenalina
  • Dea
  • La verità che ricordavo
  • Male di miele
  • Quello che non c'è
  • Non si esce vivi dagli anni '80
  • Padania
  • Bye Bye Bombay
  • Non è per sempre
  • Voglio una pelle splendida
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