"Yeti", monumentale doppio Lp degli Amon Düül II, si erge come un capolavoro epocale della musica progressiva europea degli anni '70, una danza allucinata che trasporta l'ascoltatore in un viaggio mistico in un sogno. Un viaggio psichedelico che risveglia gli spiriti più antichi, un'esperienza sonora che sfida la razionalità stessa. Questo disco può essere paragonato all'approccio visionario e all'atmosfera unica degli scritti di H.P. Lovecraft.

"Soap Shop Rock" è un'odissea di quasi 14 minuti che rievoca l'energia selvaggia e pagana teutonica all'ennesima potenza. Il violino che si fonde con voci maschili e femminili crea un dramma teatrale, evocando le stesse atmosfere di mistero e antichità presenti nei racconti lovecraftiani. La melodia che si attorciglia su se stessa, creando un labirinto sonoro, ricorda le dimensioni senza tempo e le realtà intrecciate nei racconti dello scrittore.

Con "She Came Through the Chimney", il tempo rallenta in un brano rilassato, dove percussioni, chitarra e violino danzano in un'armonia surreale di tre minuti. In "Archangels Thunderbird" la chitarra intreccia riff vorticosi: puro rock crucco! La voce imperiosa della sacerdotessa Renate Knaup domina, mentre percussioni e batteria guidano l'ascoltatore attraverso un classico senza tempo. "Cerberus" è un folk cosmico con tamburelli, bonghi e una chitarra ipnotica. Il ritorno a sonorità orientali in "The Return of Ruebezahl" offre una breve ma intensa esperienza sensoriale.

Il viaggio si infittisce con "Eye-Shaking King", un brano psichedelico in cui una voce sconvolgente si mescola a suoni stravaganti. La pièce finale, "Pale Gallery", breve e tumultuosa, anticipa le improvvisazioni del secondo disco.

Il cuore pulsante del secondo disco è la lunga suite improvvisata "Yeti", un'epopea cosmica che fa viaggiare la mente in un viaggio onirico al di là del tempo e dello spazio. Le esplosioni di suoni travolgenti, le sonorità dilatate e la successiva improvvisazione in "Yeti Talks to Yogi" richiamano il caos e l'incognita di mondi inesplorati. Il canto finale, "Sandoz in the Rain", è un'ultima improvvisazione delicata con flauto, chitarra acustica, batteria leggera e violino. Il brano è un omaggio all'estasi indotta dall'uso delle droghe (la Sandoz mise in commercio l'LSD).

"Yeti" è un disco delirante, un viaggio catartico che ancora risuona nelle menti degli Avvertiti. Un'opera visionaria che solletica i confini della realtà e apre varchi verso mondi sconosciuti, dove il suono diventa un'entità viva, palpitante dietro il velo dell'ordinario.


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