Nascono nel 1994 ad Austin (Texas) ed il loro nome è tratto da un antico canto rituale maya.
Questo è il loro sesto album, quello della rinascita, soprattutto per molti che li consideravano finiti dopo l’ultimo So Divided del 2006. Dalla critica generalmente vengono collocati nel filone indie rock, il che potrebbe essere limitante per comprendere il loro sound.
Un’atmosfera sognante circonda questo album fatto per gran parte da melodie pop suonate da un pianoforte imponente o da cori magniloquenti, suoni che spesso emergono da un passato punk/hardcore che ancora un po’ vive in alcuni momenti dell'album (Ascending). Attenzione però a non confonderci con l’emo, quella è un’altra storia; anche se Far Pavillion potrebbe trarvi in inganno.
Immaginatevi dei Muse stralunati e ancora non contaminati dalla malattia dello star system che compongono per i Mercury Rev. Bells of Creation, forse il brano migliore dell'album, sembra un brano dei Wolfmother anche se forse sarebbe il caso di dire il contrario.
Pop e psichedelica contornati da un impeto passionale forse un po' moderato, ed è forse ciò che lo rende interessante ma non troppo.
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Altre recensioni
Di GaryCopus
"The Century Of Self, pur rimanendo su ottimi livelli, fatica a reggere il confronto con i dischi che lo hanno preceduto."
"Oggi più che mai i ...Trail Of Dead sono un'esperienza 'take it or leave it', o li si ama o li si odia, ed io non ho ancora smesso di amarli."