"Hilvern" è un mondo magico, incantato e senza tempo dove regnano malinconia e romanticismo. L'album omonimo narra la storia di un uomo, che, perso in una misteriosa ed oscura foresta, incontra il fantasma di una donna, un antico spirito dimorante in questa terra da numerosi secoli, un'anima senza pace che chiede soltanto di essere riportata in vita. Ma il mortale, spaventato dalla solitudine di questo luogo, scapperà di fronte alla sua richiesta e lascerà la sfortunata in balia del suo infelice destino. Dietro a questa storia apparentemente scontata si cela però una accorta metafora: la donna rappresenta le antiche leggende, progressivamente dimenticate dagli uomini col passare dei secoli, ma ancora vive in qualche luogo oscuro e fuori dalla portata dell'umanità. L'ascoltatore coraggioso è così invitato ad addentrarsi negli misteriosi meandri e sentieri dell'album, che non mancherà l'obbiettivo che si è prefissato, quello di regalare un fascino sublime.

La voce narrante di questa storia ultraterrena si chiama Artesia ed è un duo formato da giovani ragazze francesi, Agathe (voce, tastiera e synth) e Gaelle (violino), appassionate della musica eterea (Dark Sanctuary, Arcana, Stoa, Dargaard), della letteratura romantica, ispirate dai paesaggi e dalla natura selvaggia delle regioni più nordiche della Francia (Agathe proviene da Brocéliande, piccola cittadina della Bretagna, e tutti i luoghi che hanno ispirato l'album sono immortalati da bellissime fotografie disponibili sul sito ufficiale e sulla pagina myspace della band) e da film, fiabe e colonne sonore dalle eteree atmosfere e dai connotati fantasy. Nato per volontà di Agathe come one-woman band qualche anno fa, il progetto Artesia si è poi sviluppato fino ad incorporare il violino nella scarna strumentazione utilizzata, abbracciando le sonorità eteree del primo album dei Dark Sanctuary, "Royaume mélancolique", esulando tuttavia dalle tematiche funerarie care ai connazionali, affrontando materie liriche piuttosto differenti ed eliminando completamente le percussioni, il basso e la chitarra dell'economia del suono. Non troviamo infatti l'ombra della morte nelle canzoni delle Artesia, ma soltanto una malinconia che sembra essere infinita ed impalpabile, ma al contempo in grado di cullare con la sua singolare dolcezza, l'incanto di una proposta sempre valida e senza età.

Severità e durezza sono concetti praticamente sconosciuti da queste ragazze ed è facile capirlo ascoltando l'opener "Une nuit en Hilvern", tutta costruita su un'avvolgente melodia creata dagli eterei vocalizzi e dai synth di Agathe; sembra di essere catapultati come per magia a Lothlorien, terra degli Elfi ne "Il signore degli anelli". Dalla successiva "L'autre chemin", breve nenia simile ad un canto liturgico, fa il proprio ingresso il violino, tingendo di rassegnazione i violacei paesaggi che pian piano si stagliano nell'immaginario dell'ascoltatore. Ma è soltanto grazie alla successiva "Rencontre avec la dame" che abbiamo la possibilità d'immergerci nel concept vero e proprio, traghettati verso la foresta incantata da un sofferente pianoforte e dalle linee vocali dimesse e lontane rubate a Marquise Ermia, prima vocalist dei Dark Sanctuary. Il violino è una farfalla che aleggia intorno a noi, ma sfugge alla possibilità di essere catturata in quanto pura materializzazione di visioni e sentimenti, continuando a volteggiare nell'aria e lasciando dietro di sé una polvere magica e profumata. Ed è così che affiorano in superficie una tristezza millenaria, catalizzata in un fascio di luce bianca, il fantasma della donna protagonista della storia, ed il desiderio di una nuova vita, destinato a rimanere un'effimera speranza. "La clairerie des fées" cita gli iberici Narsilion per i suoi paesaggi boschivi abitati da creature senza tempo, ma benigne ed amichevoli, che ci rasserenano con il loro canto fatato, e così via per quaranta minuti, "Hilvern" scorre delicato come l'acqua tra le mani, senza troppi sussulti o momenti particolarmente estatici.

Come avrete capito, l'album è piacevole ma il suo difetto principale è l'incompiutezza: i pezzi sono eterei, catartici e tristi come da copione, ma troppo brevi (l'assenza quasi totale di liriche è a dir poco penalizzante) e simili tra loro per poter rimanere impressi nella memoria (i Dark Sanctuary a livello d'ispirazione e concretezza sono di un altro pianeta, impossibile equiparare la loro proposta). C'è un chiaro bisogno di una maggiore personalità, ma le Artesia sembrano avere le idee già chiare sulla direzione da intraprendere, speriamo dunque che il prossimo album sia ancora più interessante di questo, ma allo stesso tempo presenti qualche elemento in grado di distinguere il duo da una mera copia (sebbene talentuosa) degli act storici sopraccitati.

Elenco e tracce

01   Une nuit en Hilvern (04:22)

02   L'autre chemin (02:54)

03   Rencontre avec la Dame (05:49)

04   La clairière des fées (03:09)

05   Une ancienne légende (03:24)

06   Barenton (02:18)

07   Prière au mortel (05:43)

08   Les hommes ne se rappellent plus mon nom (04:11)

09   Eveil et désespoir (04:44)

10   L'abandonnée (03:41)


  • STIPE
    17 apr 07
    Recensione: Opera:
    grande rece, ma che genere fanno questi?
  • STIPE
    17 apr 07
    Recensione: Opera:
    I VOTI
  • lovelorn
    17 apr 07
    Recensione: Opera:
    ethereal darkwave
  • bjork68
    17 apr 07
    Recensione: Opera:
    molto evocativo, fiabescamente lugubre, l'ho ascoltato da poco. ottima la tua recensione che rende perfettamente l'idea dell'album e della musica di queste artiste. è stato terrificante vedere questo disco nella categoria Pop Francese.
  • sly
    17 apr 07
    Recensione: Opera:
    dalla recensione sembra interessante... me lo procuererò
  • foreveryoung
    18 apr 07
    Recensione: Opera:
    Proprio ottima come recensione, la parte iniziale è affascinante e nella parte finale chiarisci il limite delle Artesia, io non avevo mai veramente analizzato la loro musica ma leggendo quello che scrivi non posso che concordare. Certi pezzi sono comunque bellissimi, con o senza percussioni, con o senza il cantato, per esempio Lassitude ( non so se è i questo album o dell'altro), anche se uno si chiede se per caso non ha messo per sbaglio i Dark Sanctuary, ma alla fine l'importante è che sia bello no? Sì, speriamo che si evolvano ancora. Ciao ciao for now
  • SUPERVAI1986
    15 nov 08
    Recensione: Opera:
    letta solo ora....mio dio è bellissima questa si farà un bel giro di sola andata tra le mie preferite. Ammaliante profonda e duttile, sei un grande! peccato che non scrivi più qui....gente come te serve su deb...complimenti.....ps:disco davvero interessante e bello.

Ocio che non hai mica acceduto al DeBasio!

Per vivere con pienezza la vera esperienza dello stare sul DeBaser è bello esserci registrati.
Quindi Accedi o Registrati

 
Vedi anche
Precedente
The Provenance

Red flags

Successiva
Twilight Singers

Powder Burns