Dopo circa un anno dall'uscita dell'omonimo album, gli Avenged Sevenfold tornano con un disco che raccoglie le B-sides inedite dell'ultimo lavoro, due cover, un paio di remix e due brani dal vivo. Naturalmente non lo considero come una tappa discografica del gruppo, pensa sia invece giusto ascoltarlo con la curiosità di scoprire cosa avrebbero proporci nel disco vero e proprio.

Si parte con ''Demons'', canzone ''alla Avenged'', con una melodia molto orecchiabile nel ritornello, che forse risulta un pò dispersiva nei suoi 5 minuti e più di durata. La seconda traccia è ''Girl I Know'', davvero buona, l'unica pecca è un riff un pò troppo 'ispirato' a ''Beast And The Harlot''. Il terzo brano è ''Crossroads'', altra canzone che contiene diversi elementi del loro stile, in particolare, vi sono qui mescolate le caratteristiche di due album, ovvero, ''Waking The Fallen'' e ''City Of Evil''. Eccoci quindi a ''Flash Of The Blade'', registrata e inclusa nel disco-tributo agli Iron Maiden ''Maiden Heaven''; cover che non si discosta molto dall'originale, pur avendo una lieve impronta personale.

La quinta canzone è ''Until The End'' che secondo me è il vero 'diamante' di questo ''Diamond In The Rough'': rock-ballad degna di una Seize The Day, che avrebbe, a mio avviso, meritato l'inserimento nell'ultimo disco; l'ascolto è coinvolgente, anche per le sensazioni che racchiude e che vengono sprigionate nei ritornelli e nell'assolo, sempre con la grinta tipica di questo quintetto. ''Tension'' passa seza infamia e senza lode, mentre la settima canzone consiste nella cover della panteriana ''Walk'' incisa e pubblicata nel 2006 su una compilation della rivista ''Kerrang!''. Inferiore all'originale di darrel e soci, ma comunque ben eseguita e ricca ancora del sound 'cattivo' che l'hanno resa celebre.

La seguente ''The Fight'' conferma il livello tuttavia buono di questa raccolta, ma è con la successiva ''Dancing Dead'' che si raggiunge, secondo me, l'altro picco del lavoro: riff potente, un chorus che difficilmente non entra in testa e uno stacco centrale da maestri che introduce l'assolo; tutto questo per riagganciarsi rabbiosamente con la parte precedente della canzone e sancirne la chiusura, con una mini-sezione più calma, sfiorando i 6 minuti.

Le ultime quattro tracce consistono in due riproposizioni di ''Almost Easy'', una versione alternativa di ''Afterlife'', pressochè identica all'originale con qualche cambiamento nelle parti degli archi e le linee di chitarra nelle strofe, e una ''Bat Country'' tratta dal concerto di Fresno che, insieme all'esecuzione di Seattle di ''Almost Easy'', cattura in modo efficace l'energia che questa band comunica nei suoi concerti. Spenderei ancora due parole per il remix di ''Almost'' in studio: il grosso del lavoro, più che sul sound della sezione strumentale, è stato svolto sul cantato di Shadows, reso più duro e aggressivo.

Un disco che si lascia ascoltare; lo consiglio a chi già conosce gli Avenged Sevenfold e i loro album, e che magari hanno curiosità di ampliare ciò che già si sa sul quintetto californiano

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