Il Biko è un circolo arci piccolo, che fa bei concerti, gestito da gente che purtroppo non brilla né per simpatia né per manifesta onestà. Non che siano dei disonesti, ma per tre volte, alle tre di notte, han cercato di farmi pagare l'ingresso perche quella sera aveva suonato (AVEVA SUONATO) della gente.
Live ci ho visto solo i Calibro per ora. Due volte. Con i concerti il posto è intimo forte, le pareti grondano sudre, tutto il tempo qualcuno ti tocca il culo, hai il pacco perennemente appoggiato alle natiche di quello di fronte, se muovi un piede ne pesti quattro, ecc. Coi calibro...
Ieri no, ieri è stato diverso.
All'ingresso i gestori diversamente simpatici mi chiedono i soldi perchè la gente ancora deve suonare, e, per una volta, mi sembra che abbiano ragione loro. Dentro è semi vuoto: i Bachi non sono i Calibro, la proposta è più "estrema" (anche se prima, fino al 2010, a dispetto del rumore celato e non ostentato, lo era molto di più) i suoni meno catchy, e per finire ad asoltarli devi essere una ascoltatore che lavora più di pala per andare a tirar fuori Necroide piuttosto che non invece S.P.A.C.E.
E' un po' un peccato, perchè il sudore muscolare e i feromoni appicicati al cemento delle quattro mura che tengono su il tetto meglio si addicono alla proposta di Bruno Dorella e Giovanni Succi, piuttosto che non a quella del combo poliziottonostagico. Ma ci si adegua, e del resto, suvvia: lo si sapeva che sarebbe stata così.
Per compensare l'assenza di odori e vapori intimo casalinghi mi metto a scrivere 'sta roba con le mani che puzzano di cipolla. Una zuppa di cipolle a fine concerto ci sarebbe stata da dio ieri.
Piano piano credo che dentro cominciamo ad essere più di trenta. Poi quaranta. Poi se tutto va bene forse arriviamo a essere su per giù un centinaio (più giù direi, ma facciamo cifra tonda che magari sono io che a colpo d'occhio conto a merda).
Venti minuti di ritardo e si abbassano le luci in sala e sul palco salgono i due insetti antropomorfi. Dorella impugna le bacchette della sua batteria perennemente priva di cassa, Succi piglia la diavoletto in mano e attaccano.

E deve essere la seconda canzone, o forse addirittura la prima, fatto sta che mi perdo nel testo di "Black Metal il Mio Folk" e mi partono cinquanta madonne, cristi e san pietri, che adesso a dodici ore di distanza, credo si siano fermati ad un autogrill a farsi una bomba in santa pace.
Non è la prima volta che Black Metal il Mio Folk me li fa partire, diciamo che mi partono ogni volta che la sento che facciamo prima.
Il nuovo lavoro dei bachi è stato bollato come "leggero", "ironico", che non si prende sul serio.
Ora, il testo del pezzo d'apertura al disco recita:

"Erano bei tempi semplici
e li chiamavi cupi e catastrofici

solo se meno sicuri,
ma sicuro era già morto da un pezzo;
pretendi il paradiso e ottieni sempre l'inferno.
Stirpe viziata da uno scherzo del caso,
hai tenuto settant'anni questo spettro lontano
ma anche il caso ha una sua ironia
e una cupa catastrofe ora sai cosa sia.
Ora hai l'inferno in faccia, non più lontana e straniera,
ora hai l'apocalisse in piazza, hai avuto la tua guerra vera.
Ora è la tua terra
quella che si strazia,
ora è la tua casa
quella che si devasta,
ora è la tua gente quella che si falcia,
ora è la tua testa quella che si taglia.
L'inizio della fine uno scenario reale,
casa per casa in tutte le strade,
come cala brutale
la mannaia del signore
non importa quale.
Black Metal il mio folk.
Difendi il nome del rock'n'roll."

Adesso, porco Hendrix (che magari quel "porco hendrix" apre gli occhi) ditemi la minchia che volete, ma non che è un testo che non si prende sul serio, che è un testo leggero, che è un testo del cavolo ironico per farsi tre risate. Oppure fatelo, però ficcatevi quegli avatar francofili in fondo all'assenza di spirito critico che vi portate dietro ostentandolo con estrema fierezza. Per la cronaca: due più due fa quattro, sempre. E il rock & roll è Dio, almeno qui. qui nel testo, che qui da noi il dio lo sanno anche i bimbi, sono i dineri- E se c'è qualcuno che ancora non ha capito se ne stia zitto che se no mi sale la depressione.

Grazie, parentesi chiusa.

Il concerto procede con la presentazione del nuovo lavoro, qualche brano da Quintale, e quella Habemus Baco dell'omonimo ep che bene o male credo rappresenti un'autocelebrativa esaltazione della svolta stilistica presa dal gruppo con lo scorso disco. Proposta che continua a rimanere fedele alle origini melodico cacofoniche degli esordi, ma che aggiunge tre o quattro vangate in più di rumore e velocità. Fanno un casino notevole (in realtà un casino impossibile considerato che sono in due sul palco) e sputano l'anima per star dietro ai tempi e ai volumi di voce che si son scelti. A fine concerto si piglian 5 minuti per riprender fiato e concedono uattro bis. Sudatissimi. I bis. Noi meno, noi siam freddini, è che uno come giovanni mette in soggezione nonostante la simpatia che comunica tra una faccia incazzata e l'altra. Del resto certe cose se le canti col sorriso sulla faccia va a finire che la gente ti rutta addosso. (ah no, la gente se la ride pure lei, testi ironici...)
Incazzosamente simpatico ma mai spra le righe. chiude il concerto con una frase bella, così bella da sembrar sincera: "ringrazio ognuno di voi, ognuno-di-voi, per esser venuto questa sera. Grazie"
Non ho cantato una canzone ma ho le mani che mi fanno male, e continuo ad aplaudire. Non la musica questa volta ma l'umiltà.

Resta fuori dalla scaletta tutto "Non Io". E così resta fuori "Casa di Legno" e mi piange il cuore.
Son convinto che la proposta meno medal e più personale che presentavano coi primi quattro dischi fosse ancora meglio di quanto fatto negli ultimi 5 anni e che "Casa di Legno" sia la canzone migliore che abbiano mai scritto. E però Giovanni dice che a pensarla così sono in tanti, e che in realtà da "Quarzo" ad oggi il pubblico ai suoi concerti si è decuplicato, "suonavamo per 30 persone, la maggior parte delle quali chiacchieravano durante il concerto". Io tra la'ltro all'epoca ai loro concerti non c'ero... Quindi forse mi piace dire che quel disco sbilenco, strambo, al contempo zoppo e campione di mezzofondo, fosse il mio preferito perchè, suvvia, un po' fai la figura del menoso se tiri fuori "Non io", ma la realtà è che, dietro la patina intellettual-artistica che indossiamo, celiamo tutti la stessa fame di rumore e mazzate. E allora, tra queste quattro mura di cemento che non bruceranno mai, che forse non si riempiranno neanche di sudore, che non puzzeranno come dovrebbero, che sia folk, folk black metal.
E poi, cipolle per tutti.

Oh, lo disco di nascosto, in corsivo, che se no Giovanni se la prende a male (e c'ha due braccia grosse quanto le mie cosce) però lo dico: "Non Io" fa il culo ai 3/4 dei dischi che vi siete comperati negli ultimi 10 anni, se non lo conoscete ancora, correte ad aggiornarvi

Carico i commenti... con calma