Oramai è una tradizione. Dopo la popolare 'Record Store Trilogy', cominciata nel 2013, i Bardo Pond, la band di musica rock psichedelica americana di Philadelphia, Pennsylvania, ha rilasciato lo scorso 16 aprile un doppio LP via Fire Records. Una edizione limitata a sole 1.000 copie e come tale destinata in particolare modo agli appassionati.

Ma non è tutto. Se sei un appassionato di musica psichedelica e apprezzi le sonorità drone e esoteriche di questa band e tipiche del genere, non potrai che essere entusiaasta nel sapere che questo disco è praticamente uno 'split'. Una vera e propria sperimentazione e un evento che vede i Bardo Pond collaborare con due band speciali, due collettivi tra quelli principali nella sperimentazione della musica psichedelica, i giapponesi Acid Mothers Temple e la storica band kraut Guru Guru. Una collaborazione che nella pratica non fa che incrementare in maniera esponenziale l'acidità e la complessità sonica delle composizioni contenute in questo album.

Il doppio LP si divide in sei tracce e ha una durata complessiva superiore a un'ora. Effettivamente, per dire la verità e come è tipico nel genere, è difficile considerare ogni singola traccia ('Purple', 'Green', 'Blue', 'Orange', 'Red') come fine a se stessa e come se ognuna di esse potesse avere un senso compiuto. La complessità dell'opera fa intassi sì che sia praticamente difficile, se non impossibile, intendere ognuna di queste singolarmente e come parte a sé stante e quella di dividere l'opera in più tracce appare al solito più una vera e propria scelta 'editoriale' e stilistica che derivante da una qualche ratio di natura artistica.

Seguendo le tradizioni tipiche di queste band e quello che è il loro lascito, dato che parliamo di tre tra le realtà più influenti nel panorama della musica psichedelica e che hanno influenzato un sacco di artisti che sono venuti dopo, 'Acid Guru Pond' è in pratica una lunga sessione acida dove non c'è una vera introduzione e se vogliamo non c'è neppure una fine.

Secondo alcuni tutto sarebbe cominciato con 'Metal Machine Music'. Magari chi legge sa che la versione originale in vinile del quinto disco di Lou Reed ha una ingegnosa trovata tecnica e per la quale l'ultimo solco del LP costituisce un continuo loop, che fa suonare il disco all'infinito.

La verità è in qualche maniera differente o comunque più ampia tuttavia. Voglio dire, i Bardo Pond hanno cominciato a suonare negli anni novanta e da allora hanno cercato con la loro musica di sperimentare e ampliare ogni segmento possibile dello space rock e della musica psichedelica. Non esagero se dico che da quel momento la band ha intrapreso quella che sarebbe una vera e propria missione e che però era nata, nasceva già molto tempo prima che loro cominciassero a suonare. Molto tempo prima che i Bardo Pond, che ogni singolo componente della band nascesse.

I Bardo Pond sono degli esploratori dello spazio e del tempo e viaggiano attraverso questo usando la musica. Magari potete leggere qualche cosa del genere nelle pagine di autori della letteratura come Jack London, Aldous Huxley oppure William Burroughs. Lo stesso questi autori hanno fatto con la loro opera letteraria, lo stesso sta cercando di fare e di dimostrare questa band con la sua musica. Parlo di qualche cosa di più che un semplice disco ovviamente. Sto parlando dell'essere umano e della natura umana. Parlo della storia dell'umanità e di come questa si sia evoluta nel corso dei millenni. Basterebbe guardare del resto alla principale fonte di ispirazione concettuale della band: il Bardo Thodol, quelloo che poi sarebbe il libro tibetano dei morti. Il testo che descrive, e funziona allo stesso modo anche da guida, le esperienze che la coscienza ha dopo la morte in quello che viene definito il 'bardo', l'intervallo tra la morte e la rinascita.

Tutto questo saraebbe stato rivelato dal venerabile Karma Lingpa nel quattordicesimo secolo in Tibet e naturalmente questo pensiero e queste credenze, queste convinzioni sono parte del pensiero del buddhismo tibetano. Ma non è tutto, voglio dire, questa è solo una piccola parte della storia. Questo concetto del resto non è certo qualche cosa che è stato per la prima volta portato avanti in un'epoca più o meno recente come il quattordicesimo secolo. C'è stata una lunga storia prima di quel momento e nella quale il pensiero dell'uomo si è evoluto di pari passo all'acquizione di nuove conoscenze nel campo delle varie tecniche. Non lo so se credo nel 'bardo' e se credo nella possibilità di ritornare a vivere dopo la morte, ma considero tutta l'umanità come una sola cosa. L'umanità stessa è come se fosse un grosso monolite di pietra e nel quale ognuno di noi è chiamato a scolpirne una piccola parte, quella che costituisce la sua piccola parte di storia nel grande tutto.

I Bardo Pond credo che facciano qualcosa del genere con la loro musica. In realtà non si sono inventati nulla e suonano sempre la stessa musica che viene suonata sin dal principio della storia del genere umano e facendo così, loro viaggiano nel tempo e attraverso il passato e poi nel tempo futuro. Come sempre, a questo punto potremmo farci una di quelle domande ricorrenti e del tipo: ci sarà mai una fine a tutto questo? Se c'è una fine, un limite a quella che sarà la vita dell'umanità. Moriremo tutti quanti un giorno? Non lo so, non lo so davvero, ma ascoltando questo disco la sensazione è che in ogni caso abbiamo davanti a noi ancora un'infinità di strada da percorrere. Avanti così.

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