"A Day of Nights documents the savage trajectory of an interpersonal flameout. It is a litany of ominous overtones and malicious subtext, a catalogue of the poisons that conspire to choke our best intentions; a testament to the inexorable miasma of suspicion and paranoia that creeps, unannounced, into the open spaces between us all." 

Come da bio, questo gioiellino nasce da una "conflittualità" tra due menti, ovvero Josh Graham (guitarist/keyboardist dei Red Sparowes e visual dei Neurosis) e Julie Christmas (vocalist dei Made Out Of Babies), le quali avevano già partecipato a "Triad" e dove figuravano le loro rispettive bands più i nuovi Battle Of Mice.

Una conflittualità che prima ha raso al suolo, e poi ha trovato la via giusta per edificare questo piccolo monumento chiamato "A Day Of Nights".
Se i Red Sparowes non convincono molto per la loro troppa derivazione da certo post-rock e soprattutto dai Godspeed You Black Emperor!, o i Made Out Of Babies a volte risultano un pò piatti e tediosi nonostante degli spunti davvero interessanti, questo punto d'incontro/scontro tra le due bands riesce ad unire le atmosfere evocative dei Red Sparowes con la psicosi e la morbosità della voce dei Made Out Of Babies (a mio parere una delle voci più espressive e belle del panorama musicale, estremo e non).
Qualcuno, non a torto l'ha paragonata a Pj Harvey, ma quest'ultima di sicuro non riesce a trasmettere tutta l'angoscia, la paranoia e la negatività come Julie Xmas .
E se nella sua band la cadenza e la schizofrenia della sua voce spesso faceva assumere alle canzoni dei versi quasi da nenia infantile, qui è più sofferta e a tratti veramente disperata.
Quello che ne consegue è un disco ricco di pathos e bellezza, dove l'ira Neurosisiana trova nuovi sbocchi e diluizione verso atmosfere estremamente cupe ed evocative, fredde e a tratti industrial.
Questo disco è la testimonianza di cosa significhi sapere intepretare in modo personale e proprio la lezione dei Neurosis, una lezione che spesso è stata seguita con poca personalità e senza sufficiente rielaborazione (vedi i Cult Of Luna).

Infatti l'interpretazione di quello che chiamiamo post-core qui risulta essere molto equilibrata, matura ed affascinante.
Se la cadenza doom di alcune canzoni è subito riconducibile ai maestri Neurosis, altre hanno delle influenze dark-wave spiccate che trascinano l'ascoltatore in una dimensione oscura realmente palpabile, a tratti funerea ed orrorifica.
Pregio del disco è sicuramente la produzione e i suoni ben equilibrati: moderni quanto basta, freddi ma non asettici, che non fanno perdere l'impatto "fisico" della proposta musicale.
Il disco è una continua immersione e riemersione nell'animo umano, una introspezione che non ha trovato spazio nei dischi di Red Sparowes e Made Out Of Babies.
Le canzoni sono un susseguirsi di emozioni, e il roster della Neurot si può vantare di uno tra quelli qualitativamente migliori del "sottosuolo".  
Se volete una valida, reale alternativa ai Neurosis che non siano Isis (dopo la mezza delusione di "In The Absence Of Truth"), comprateli a scatola chiusa.
Brillante ed unico, un disco che è stato una graditissima sorpresa di quest'autunno e sicuramente da candidarsi tra i migliori dell'anno.

Spaventosi.

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