1970 esce New Morning, disco per molti versi anti-Dylan come lo era stato solo quattro mesi prima Self Portait, clamoroso insuccesso di un autore che fino a quel momento non aveva praticamente quasi mai sbagliato un colpo.

Questo disco, dicevo, anti-Dylan perché né folk, né rock, né blues, salvo che in pochi sprazzi: nasce come colonna sonora alla commedia teatrale di Archibald MacLeish dal titolo The devil and Daniel Webster. Per detta opera teatrale, Dylan scrive New Morning, Time Passes Slowly e Father of Night che rappresentano l’embrione del disco.

Time passes slowly è un buon pezzo pop, guidato musicalmente dal piano su accordi tipicamente blues: il pianoforte è lo strumento principe di questo disco, altra cosa non consueta per Dylan che lo suona con grande piglio in tutte le tracce.

“Il tempo passa lento e noi proviamo a stare nel giusto”, quasi un avvertimento al pubblico, dopo le non poche critiche che gli erano piovute addosso dal precedente Self Portait:

Time passes slowly
up here in the daylight
We stare straight ahead
and try so hard to stay right

New Morning è uno dei pochi episodi rock del disco, anticipa per certi versi alcune atmosfere rock-gospel del periodo della conversione, bello l’assolo di chitarra e la ritmica serrata della batteria: il testo è festoso, romantico, parla della gioia di essere ancora vivo con la persona amata accanto:

So happy just to be alive
Underneath the sky of blue
On this new morning, new morning
On this new morning with you
New morning

Father of Night, pezzo pianistico, tribale, a tratti cupo, che valse a Dylan un pesante litigio con MacLeish secondo il quale il “padre della notte” doveva essere il Diavolo. L’autore del pezzo aveva invece individuato in Dio il soggetto, anche questo ad anticipare il periodo della conversione cristiana che verrà una decina di anni più tardi:

Father of day, Father of night, Father of black, Father of white

If Dogs Runs Free, è un pezzo Jazz, un bellissimo e raffinato Jazz d’altri tempi, con due straordinari ospiti, Al Kooper al pianoforte e Maeretha Stewart ai cori. Anche qui il tema è l’amore, il tono è festoso, come la musica che l’accompagna:

If dogs run free, then what must be, Must be, and that is all

Winterlude è un altro gustoso bozzetto pianistico, un pezzo da bar, bellissimo nella sua semplicità. Rifatto (si può dire copiato/plagiato ?) nella musica dal Principe De Gregori che ne fece uno strepitoso successo dal titolo Buonanotte Fiorellino, mentre l’assai migliore originale di Dylan resta tutt’oggi un pezzo minore della sua discografia.

Three Angels e The man in me sono tra le più belle, a parere mio, ballate di Dylan: la prima uno struggente e breve pezzo all’organo, la seconda una ballata pianistica con un andamento quasi reggae: un reggae rallentato che finisce per diventare un pezzo soul/rhythm and blues.

If not for you fu la canzone di maggior successo, nonchè singolo, forse il pezzo più debole del disco, riproposto qualche anno dopo da George Harrison.

Questo disco, spesso criticato, è in realtà un piccolo, a parere mio, gioiello “pop” di Dylan, che torna a cantare con la sua voce, graffiante e tenera a momenti alterni, ma mai fuori dalle sue corde come era stato nel precedente disco, e torna a suonare canzoni che sanno restare nel tempo .

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