Scrivere recensioni dei Boredoms è divertente perchè puoi riservarne più di metà ad elencare tanti bei fattarelli sul gruppo. Quali fattarelli? Uhm, ad esempio la loro nascita dalle ceneri degli Hanatarash, band capeggiata dal cantante Yamatsuka Eye (figura centrale dei Boredoms), che si fecero un nome in Giappone radendo al suolo con una ruspa i live club in cui suonavano. Oppure la prima fase discografica dei Boredoms, quella weird-massimalista-antimusicale, con "Pop Tatari" che finisce addirittura su major (!), o ancora la serie di EP "Super Roots" (attualmente ne sono usciti undici). Ma ormai sono passati dieci anni dal momento in cui l'accoppiata discografica di "Super æ" (1998) e "Vision Creation Newsun" (1999) fa "rinascere" la band in chiave rumoro-psichedelica, con tanto di rinnovata formazione a quartetto (Eye a voce ed elettroniche, Yoshimi P-We, Atari ed EDA a batterie e percussioni), con una parallela riduzione della bumilica produzione discografica del gruppo in favore di un'impronta più live.
I nostri negli ultimi dieci anni suonano davvero dappertutto. Dimenticati i fasti ultra-trash dei primi Boredoms, il gruppo è ormai rinato (si fanno anche chiamare V∞redoms) ma in tanti attendono ancora un parto discografico di questa nuova-vecchia creatura. E finalmente a cinque anni di distanza da Vision Creation Newsun, nel 2004, fa capolino questo disco, "Seadrum/House of Sun". Sulla copertina c'è scritto "Boredoms" (mistero). Come da titolo, abbiamo due brani. O meglio abbiamo due monoliti: 23 minuti e rotti per "Seadrum" e poco più di 20 per "House of Sun".
Ci troviamo in presenza di una bestia a due teste. Cominciamo da "Seadrum", introdotta da un affascinante e cristallino vocalizzo femminile (di Yoshimi P-We). Chi aveva amato quella tendenza al viaggio psichedelico che si era manifestata negli ultimi Boredoms non potrà rimanere che affascinato (prima) e soddifatto (poi). Il pezzo è tutto sostenuto dalle incredibili trame ritmiche dei tre batterai che ne combinano davvero di tutte i colori (anche se tendono al blu). Come ha detto lo stesso Eye in una intervista, in questa nuova fase della band questa ha cercato di esplorare il lato meno "ritmico" della percussione: è lui a dire che hanno provato a "suonare la batteria come una chitarra" ed in effetti ciò che combinano questi ragazzi in "Seadrum" è capace di coinvolgere e stupire a tutta forza. Ad impreziosire il tutto ci pensa Eye, che, dimostrando un senso della misura che mai ci saremmo aspettati da lui, interviene con classe mixando egregiamente un pianoforte delicato, impalpabile, "acquatico" oserei dire, insieme alle sue solite manipolazioni quasi-rumoristiche che qui diventano davvero ottima base su cui intessere i nostri migliori ultraviaggi superpsichedelici cistaidentrofratello. Il pezzo dura molto, ma riesce a tenerci per mano senza troppi problemi. Ad aggiungere ulteriore fascino c'è l'aneddoto secondo cui le batterie sarebbero state registrate su una spiaggia mentre saliva l'alta marea: al progredire del pezzo corrisponde la progressiva immersione dei drumkit nell'acqua. Non so quanto possa essere vero, ma se lo fosse sarebbe fichissimo.
Veniamo al pezzo n.2, "House of Sun". Qui le cose si fanno un po' più complicate. Abbandonato l'elemento percussivo, House of Sun si sviluppa per venti minuti su un incessante e monolitico drone (in italiano sarebbe bordone, ma è una parola davvero brutta) costruito con sitar (o sono synth? O chitarre? Boh), ultra-stratificato, ma anche ultra-monotono. Il pezzo ha indubbiamente una sua godibilità ed una notevole qualità da ultraviaggio eccetera, eppure pure (scusate la cacofonia) io che sono un fan di musica drone e tessiturale (faccio colazione ascoltando AMMMusic) ho trovato qualche difficoltà a venirne a capo. Sicuramente in ogni caso il pezzo mostra il suo valore come sottofondo per momenti stonanti. A corroborare questa mia idea - che il pezzo sia insomma un po' "a metà", che sia incompleto - arriva la voce (purtroppo anche qui non so quanto confermata) che House of Sun sia stato registrato come base per i lavori di elettronica realizzati live da Yamatsuka Eye sul successivo progetto 77 Boa Drum (di cui sta arrivando la recensione).
Insomma questo disco dimostra che i Boredoms, o V∞redoms che dir si voglia, hanno ancora tanto da dire e da fare. Stanno ancora crescendo, che è anche la cosa che sanno fare meglio. Sanno ancora stupire e affascinare. Uff, sono una schiappa con le conclusioni. Meglio chiudere con un bel grassetto ad effetto. Prendete ed ascoltatene tutti.
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