Ieri non è stata una bella giornata per me.

Nel primo pomeriggio ho compiuto una veloce escursione tra i sentieri che circondano la mia abitazione, constatando purtroppo che la recentissima copiosa nevicata ha lasciato un drammatico segno. Decine di alberi caduti, a causa del peso di una bagnatissima neve, che hanno ostruito buona parte del sentiero tra le austere borgate di Anzuno e Tappia. Addirittura un piccolo smottamento, incontrato nei pressi della Cappella dell'Oro, mi ha costretto a cercare un percorso alternativo tra secolari faggi per evitare guai peggiori. Ho documentato questa ecatombe con una serie di fotografie che ho già trasmesso alla sezione locale del Clup Alpino Italiano, confidando che si possa quanto prima porre rimedio a tale scempio.

Rientrato a casa ho letto su Debaser, grazie ad un ascolto di nangaparbat, una notizia che mi ha lasciato di ghiaccio.

E' morto, a soli 53 anni per sembra per complicanze dovute al diabete, Shawn Smith cantante dei Satchel e soprattutto, almeno per quanto mi riguarda, dei Brad. Un altra preziosa parte della mia gioventù che se ne va; perchè ho voluto davvero un bene della madonna al progetto extra Pearl Jam di Stone Gossard. Tutti i cinque album, che i Brad hanno pubblicato con estrema parsimonia in uno spazio temporale di una ventina di anni, appartengono alla mia infinita collezione, posizionati in quella sezione che racchiude la scena brunosa e piovosa di Seattle che tanto ho amato negli anni novanta.

Da tempo non ascoltavo un loro lavoro per intero; ed è stato un emozionante piacere rituffarmi nel suono caldo, intriso di una dose elevatissima di Soul edificato dalla band nell'arco di una importante carriera.

Dimenticatevi la cruda rudezza del Seattle Sound perchè con i Brad siamo da tutt'altra parte.

Molto più simili alla pacatezza, alla tristezza di fondo dei Mad Season.

Canzoni malinconiche, con una dose minima di chitarre; tutto ruota nella rarefatta musica dei Brad intorno alla voce di Shawn. Un falsetto di notevole impatto: ardente, soul, carico di pathos e di neri umori. Qualche rimando ad un corposo Rock Blues come accade nella conclusiva "Waters Deep".

"Tea Bag" è l'unico episodio riconducibile ai Pearl Jam: una batteria ossessiva, una chitarra stridente...ma è soltanto una veloce escursione nel furioso passato di Seattle.

Subito dopo arriva il capolavoro del disco, ovvero "Through The Day" lunga ballata che si appoggia ad un suono ripetuto di un lontano pianoforte. Ed è sempre la voce del compianto Shawn ad elevare verso spazi immensi gli oltre cinque minuti del brano.

Una piccola grande meraviglia...THE ONLY WAY...

Per sempre con me...

Ad Maiora.

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