Carta da parati di un delicatissimo rosa confetto, o perché no?, un sempre classico azzurro Tiffany, su di un muro di mattoni faccia a vista. Tenuti insieme dal guano.

Aroma di fragola artificiale così forte da rendere il bibitone amaro.

Fotoromanzo con protagonisti deliziosi ragazzotti dagli occhi a mandorla, in pose pucciose quel tanto che basta a fomentare i primi bollori della bimba di papà, un operaio navale troppo stanco, troppo distratto, troppo qualunque altra cosa perfino per accorgersi del playback dei Ricchi & Poveri a Sanremo.

Qualcuno ha il coraggio di chiamarla musica, arte, perfino.

Le pretese di realizzazione di una trilogia di concept album completamente sfanculate ben prima del giro di boa di questo secondo capitolo, una compilation di pezzi talmente lontana dal concetto di continuità che arrivare a fine tracklist ridefinisce il significato del termine "autolesionismo"

Lo avevano annunciato come un lavoro cupo:gli assalti frontali per i quali, almeno nelle intenzioni, sarebbe programmata la drum machine a stento tolgono la polvere alla noia, i brani che dovrebbero procurare adrenalina sono cantati al limite della logorrea, quelli più "soft" cantati talmente poco che con l'auto-tune in esubero si potrebbero far campare altre 4 Cher, il pitch raggiunge vette così elevate che le frequenze di Radio Maria a confronto sono l'icona della discrezione.

Insomma, un bel casino. Questo disco é l'epitaffio sulla lapide della musica pop. Di più, é il cadavere della musica pop messo lì, pudenda al vento, sul tavolo autoptico.

Drenate ogni goccia di sangue, smembratelo a vostro gusto. Ogni organo, ogni parte risulterà integra, da manuale di anatomia. Il poveretto é morto per non aver avuto un'anima. Come e peggio del primo episodio di questa lunga epopea, manca la personalità per affrontare a muso duro le ripercussioni psicologiche da sovraesposizione mediatica, la vulnerabilità, le conseguenze del dover contare gli spiccioli rimasti dopo aver pagato il prezzo della fama, il percorso a fari spenti lungo i sentieri più oscuri di sé, il rapporto con la musica. In tre parole:manca le premesse.

Niente da fare, la puzza di carogna é così fitta da far bruciare gli occhi.

Oppure, la carta da parati nasconde una brutta sorpresa...

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