Prima di verità supposte e tunnel. Prima di alieni dalla luna, parti intolleranti e del grande successo mediatico. Prima di tutto questo Michele Salvemini, in arte CapaRezza, orgoglioso molfettese, era una persona incazzata con tutto e tutti.

Si era fatto conoscere nel mondo dello showbiz col nick Mikimix, e, nonostante dicesse che il suo idolo era Tupac Shakur, si era esibito al Festivalbar e conduceva un programma con la Maugeri. Rinnegato dal mondo hip-hop più alternativo, per aver svenduto alle masse il genere in modo "banale e facilone", il caro Michele, capendo i suoi errori, uccide il suo alter ego, si rinchiude nella sua Molfetta, si fa crescere barba, capelli e pizzetto, creando appunto CapaRezza, e pubblica nel 2000 il suo primo album.

L'album è il meno suonato tra i suoi 3 e rientra maggiormente nello stile hip-hop grazie alle basi musicali. I testi sono nel suo tipico stile, pieni di accostamenti ironici e citazioni, ma non raggiungono la maturità di "Verità Supposte". Dopo l'hip-poppettara "Intro", una chitarra ci introduce "Mea Culpa", brano in cui il Capa ci dice di aver capito i suoi errori e di voler ricominciare da 0. Segue il fortunato singolo "Tutto ciò che c'è", una vera e propria carrellata di personaggi famosi messi in ridicolo dall'acuta ironia del Capa: "Vorrei che i pidocchi abitassero la testa di Branduardi, giocare a Tomb Raider insieme a Finardi, uscire solo con la Cinquetti e tornare tardi, vorrei sapere la mia lingua meno di Biscardi, criticare sgorbi disegnati da Sgarbi, mettere peli sotto le ascelle di Barbie, sapere che Wilma se la fa con Barnie, che di nascosto Red Ronnie s'abbuffa di carni...".

"Mammamiamammà" parla invece delle mamme che pensano solo a se stesse trascurando sia i figli che i mariti costretti "a farsi le pippe sulle chiappe dei calendari Pirelli" mentre "La gente originale" è un'accusa verso i finti alternativi ("Non fumo, non mi canno, non mi drogo, non bevo, a volte penso di essere il vero alternativo"), in cui il rap si sposa alla perfezione su una base in puro stile dance. Discorso opposto per "Il conflitto" in cui il primo testo antimilitarista della carriera di Caparezza si sposa con una base lenta, quasi da marcia funebre. In "Fuck the Violenza" si sentono maggiormente gli influssi raggae e d&b, e "Ti clonerò" è uno stralunato brano d'amore in stile Capa.
Il picco più alto dell'album lo si raggiunge con "La Fitta Sassaiola dell'Ingiuria", contenente nel ritornello un frammento di "Confessioni di un Malandrino" di Branduardi e in cui è presente nuovamente il tema autobiografico, e con "Chi C*zzo me lo", in cui l'autore ironizza sugli atteggiamenti radicali ed estremi degli hooligans e sulle discoteche. "Mi è Impossibile" è un'altra dichiarazione d'amore con sample di mandolini mentre "Uomini di Molta Fede" e "Cammina solo" sono 2 brani molto più lenti nel ritmo e meno allegri e perciò non mi piacciono molto.

Chiude degnamente l'album "Dindalè Dindalò" in cui un Capa in delirio spara rime a velocità supersonica e in cui esemplifica la sua posizione sociale: "troppo posato per la sinistra, troppo alternativo per la destra, non mi resta che rassegnarmi a stare in mezzo, come tra judo e karate, come tra Tigri ed Eufrate"

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