Ognuno da ragazzotto ha il suo testo sacro. Per me era l'enciclopedia del rock Fabbri (e il catalogo intimo di Postal Market...ma questa è un'altra storia) raccolta e rilegata dalla sorella maggiore del mio migliore amico. I nostri pomeriggi trascorrevano tra una fumata di sigaro del papà rubato dal cassetto e la lettura della Storia del rock. Diventavamo pazzi: foto con faccione di Randy California, la Rolls psichedelica di Lennon, la sezione Canterburyana etc...
Guai però a comprare i dischi visto la scarsezza dei mezzi, al massimo qualche cassetta di fortuna. Una volta però ho deciso che era il caso di spendere due lirette. Dopo Zappa, nel librone, c'era questo tizio con un cilindro in testa che teneva in mano una abat-jour: chi cazzo è uno che invece di avere una bella chitarra in mano impugna una lampada? Era ovviamente il buon Capitano Cuordibue... Captain Beefheart!
Il testo di corredo alla foto sembrava succoso: new-thing, free rock, amico-nemico di Frank Zappa, disco registrato nel deserto del Mojave, titoli di brani quali Dachau Blues e musicisti che si chiamano Mascara Snake, Drumbo, Antenna Jimmy etc... Decidiamo di procurarci il suo masterpiece prodotto da Zappa "Trout Mask Replica": questo è uno di quei dischi che quando lo chiedi al negoziante ti ride subito in faccia. Lo portiamo a casa per l'ascolto e il mio amico decreta a metà del primo pezzo (Frownland) che il disco in questione è una tavanata pazzesca. L'avevo perso. Dopo questo disco scioccante aveva riposto per sempre l'enciclopedia del rock, virando i suoi interessi su personaggi più rassicuranti (Sting, Dire Straits e pirla del genere).
Per me invece con quel disco si è spalancato un mondo. Quella che al primo ascolto può sembrare una operazione bizzarra in realtà si tratta di uno dei più grandi compendi della musica Americana (in questo secolo la Musica!) che si siano mai sentiti. Operazione assolutamente non intellettualistica a differenza di tanti pallosissimi dischi sperimentali e soprattutto senza la spocchia del fighetto Zappa. Quest'album è una cavalcata selvaggia verso l'origine dei suoni, tra urla gutturali e orchestrine da era del grammofono che suonano il blues del ventunesimo secolo (Waits ci ha provato, ma ciccia).
Free jazz, musica da spot, pre-punk, blues, Captain Beefheart nobilita e miscela il tutto. Adesso non leggo più l'enciclopedia del rock, non frequento più il mio amico ma sicuramente ascolto ancora "Trout Mask Replica" sapendo che non verrà mai rimasterizzato.
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