Tante belle parole quelle che popolano la biografia e le note stampa di accompagnamento all'omonimo disco di debutto dei Centenaire; si va dalle immagini suggestive e nostalgiche di registrazioni effettuate in una casa di campagna, su di un tappeto e davanti al caminetto, a una quantità indefinita di strumenti utilizzati, compresi rumori naturali e piante sciamaniche (...) e non volendo trascurare che, tra le varie influenze, citano nomi "grossi", dai This Heat a Nick Drake passando per la Penguin Café Orchestra.

Però poi tutto ciò si scontra con un album che è troppo pretenzioso, probabilmente molto più per come il suono è venuto fuori che non per quelle che erano le intenzioni della band (e su questo non intendo sindacare), ma all'atto dell'ascolto tale è la sensazione che si sperimenta. La volontà di portare a compimento una sorta di congiunzione astrale tra rock in opposition, progressive bucolico, folk, post rock, ipotesi neoclassiche e strutture jazz rarefatte era onestamente di difficile realizzazione e il fatto che i Centenaire non siano riusciti a finalizzare nel migliore dei modi la missione non deve far gridare allo scandalo, però deve far riflettere i musicisti circa l'eventualità di lavorare maggiormente sull'idea originaria e adottare soluzioni meno ricercate e più compatibili con quelle che sono le capacità degli autori stessi.

Elenco e tracce

01   Norway (03:51)

02   Le Retour (03:40)

03   Castle (03:33)

04   Take Me Home (02:59)

05   Swan (06:00)

06   The Day Before (03:33)

07   Bugatti (03:36)

08   Heavy for Everyone (04:34)

09   The Dress (03:10)

10   Masquerade (02:15)

11   Riverside (02:30)

12   Ending Fast (03:02)

14   Strong (04:43)

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