Gli anni 80 sono stati un decennio ormai rimasto impresso nell’immaginario collettivo come il decennio delle mode sbrilluccicanti e del tentativo di nascondere i disagi sotto un tappeto di eccentricità e disimpegno.
In tale contesto, una delle tante eccezioni è sorta da tre scozzesi che in apparenza sembravano “comuni” artisti gotici dai capelli "schizzati" e dai vestiti scuri, al massimo leggermente più sobri dei Virgin Prunes o dei Siouxsee & the Banshees.
Dopo due lavori post-punk affini ad alcuni di questi umori, con Treasure hanno creato un’oasi di contemplazione e di prevalente pace interiore in mezzo ad un clima nella musica popolare che esaltava soprattutto la danza, il brio, talvolta arrivando alla nevrosi.
Probabilmente non si era mai sentito fino a quel momento un disco rock tout court che avesse spinto a tali livelli la distensione del suono (persino nei dischi prog più melodici), in precedenza prerogativa esclusiva dell’ambient o della musica classica e per questo Treasure è un’opera che ha ormai perso tutti quei rimasugli “muscolari” a cui viene associato solitamente il macrogenero, verso un suono che trasuda eleganza e femminilità da tutti i pori.
Del rock non ne è rimasto che lo scheletro della strumentazione e il ritmo, quindi raggiunge a malapena la sufficienza per mantenere quest'etichetta ed è un rock che è stato spinto verso territori nuovi, rinfrescando anche gli stilemi controculturali del periodo con un’eccentricità quieta e naïf nella sua spontaneità ma non per questo “addomesticata” nella sua potenza innovativa.
Per Treasure, la 4AD ha chiamato il celebre Brian Eno alla produzione, che aveva avuto a che fare con un simile approccio dilatato e stratificato al genere. Dopo aver incontrato la band, Eno commentò: «non avete bisogno di un produttore, sapete esattamente come la musica deve suonare, dovreste farlo da soli», ciò dovrebbe rendere l'idea di quanto la band nel 1984 fosse ormai matura, così abile nell'uso dell'effettistica da renderla protagonista senza problemi di gradevolezza in un suono che aveva ormai perso l’approccio dinamogeno per il quale il rock è conosciuto ancora oggi dopo quarant’anni da Treasure, per i Cocteau Twins il ritmo sembrava essere nient’altro che un battito (non a caso eseguito con il freddo automatismo della drum machine) che si faceva atmosfera, da fine è diventato un mezzo per entrare in un altro mondo.
È da questa stratificazione quasi pittorica applicata al rock che nasce definitivamente il cosiddetto “dream pop” (che di pop ha solo la graziosità): quella branca dell'alternative che ha saputo portare i sogni oltre i testi e oltre le suggestioni tutto sommato vaghe che gli strumenti avevano saputo dare in precedenza, con un’impalcatura formale che consiste in un utilizzo di sussurri, voci eteree, atmosfere sonnecchianti.
Ma in Treasure, a differenza di tanti epigoni, questo aspetto onirico viene esplorato a tutto tondo, con Elizabeth Fraser che più che cantare sembra "suonare" la voce, con vocalizzi e parole che non hanno una regolarità e un legame logico tra di loro e che sembrano creare quasi una "lingua privata", per questo intrisa di una femminilità straniante che rende questo disco difficile da digerire per alcune frange più puriste del cantato classico, è dunque opportuno riascoltare questo disco più volte e focalizzati sulle immagini per lasciarsi cullare dai suoi arabeschi sonori.
In ambito strumentale e post-produttivo, si tratta di un disco che richiede per un commento l'ausilio di molte immagini che, essendo basate su un’evanescenza simile a quella dei sogni reali, potrebbero differire da ascoltatore ad ascoltatore.
Per quanto mi riguarda Treasure evoca immagini irreali e minimaliste: giochi di luce e penombra in un cosmo fumoso, iridescente e chiaroscurale, evocato dalla chitarra e dalle tastiere di Robin Guthrie, il tutto ottenuto con un massiccio riverbero del suono che ha fatto la storia del pop e del rock a venire, come estremizzazione dello stile chitarristico “liquido” dei New Order o dei Cure.
A iniziarci al disco sono i suoi due pezzi più “allegri” e orecchiabili: Ivo è un pezzo dal piglio acustico che hanno dedicato ad uno dei produttori della 4AD: Ivo Watts Russell. La successiva Lorelei è forse il brano più famoso di Treasure e si basa su un suono festaiolo e scampanellante.
Beatrix è un po’ un unicum nell’album, con il suo riff potente e arcano, che evoca un'atmosfera medievale, la sua ripetitività ha un effetto squisitamente ipnotico.
Persephone e Cicely sono i due brani più aggressivi e più vicini al rock che normalmente conosciamo, giocati sul basso di Simon Raymonde e sulla drum machine, sono quelli in cui possiamo ancora trovare rimasugli post-punk che però non limitano queste canzoni al passatismo, poiché in linea con le altre e in alcuni momenti seminali per i muri di suono dello Shoegaze.
Pandora (For Cindy) e Aloysius sono il centro della rete, i brani che più sintetizzano lo stile di Treasure, poiché evocano un gran senso di avventura, come se i membri della band si dilettassero in un naufragio mentale, con un suono che non è né troppo calmo, né particolarmente aggressivo.
Amelia, Otterley e Donimo sono i pezzi che lambiscono l’incubo: un incubo sublimato e metafisico, i primi due si caratterizzano per i vocalizzi inquietanti, con una Fraser lugubre, fantasmatica nella prima traccia e l'ambient vaporosa e desolata della seconda. La terza è la più lunga del disco e si distingue in particolare per la sua poliedricità sperimentale, che fluttua tra vertigini cosmiche ed enfatici canti angelici, tutte le direttrici del disco sono qui fuse e portate verso orizzonti lontani di pura avanguardia, senza il bisogno di arrivare a rumorismi e strutture schizofreniche per esserlo.
Alla luce di questi squarci di etere e decorazioni sonore, Treasure è il disco del sogno per eccellenza perché ne ha tutte le caratteristiche salienti con il modo di cantare di Elizabeth che ricorda le tecniche automatiche dei surrealisti e la sua struttura irregolare e fluida, con le melodie di Guthrie e Raymonde che completano il cerchio con una forma che ne riflette la sostanza.
In questo capolavoro regna inoltre un’oscillazione continua tra una meraviglia stralunata a tratti infantile (nel senso buono) e gli abissi dell'incubo, cosa che gli epigoni (e loro stessi) non riusciranno a replicare in futuro (o non vorranno farlo), specializzandosi maggiormente sul lato più intimista o "cantautoriale" del dream pop, come evocatore di languori nostalgici e romantici, spesso con immagini meno eteree, come se dall'iperuranio si passasse ad un limbo tra il mondo della veglia e le braccia di Morfeo, ma forse è meglio così perché sono state percorse nuove strade e sono state evitate possibili copie malfatte, mantenendo intatta anche a posteriori la dirompente unicità di Treasure.
Elenco tracce testi samples e video
01 Ivo (03:56)
Peep hole, Peach blow, Pandora, Pompadour
Pale leaf, Pink sweet, Persephone, Near our ivo
Peep peep hole, Bit animal, Peep peep
He didn't deal, little rito, Peep peep hole
With the part animal, Peep peep, Near our ivo
Peep peep hole, Bit animal, Peep peep
He didn't deal, little ivo
Peep peep hole
With the part animal
Peep hole, Peach blow, Pandora, Pompadour
Pale leaf, Pink sweet, Persephone, Near our ivo
Peep peep hole, Bit animal, Peep peep
He didn't deal, little rito, Peep peep hole
With the part animal, Peep peep, Near our ivo
Peep peep hole, Bit animal, Peep peep
He didn't deal, little ivo
Peep peep hole
With the part animal
Predentive, Predo
Pra-da-da-dee
Peep hole, Peach blow, Pandora, Pompadour
Pale leaf, Pink sweet, Persephone
Peep hole, Peach blow, Pandora, Pompadour
Pale leaf, Pink sweet, Persephone
Near our ivo
Peep peep hole
Bit animal
Peep peep
He didn't deal, little ivo
Peep peep hole
With the part animal
Peep peep
Near our ivo
Peep peep hole
Bit animal
Peep peep
He didn't deal, little ivo
Peep peep hole
With the part animal
Peep peep
Peep hole, Peach blow , Pandora
02 Lorelei (03:42)
Get off the car
Kick his chain, Kick his pride
Get him soaked hit run
Lift up your toes
In my mouth
And we can make love
And we can go
And we can go
And we can go
And we can go
And we can go
We're covered by the sacred fire
When you come to me, you come to broke
Get off the car
Kick his chain, Kick his pride
Get him soaked hit run
Lift up your toes
In my mouth
And we can make love
And we can go
And we can go
And we can go
And we can go
And we can go
We're covered by the sacred fire
When you come to me, you come to broke
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
Without a doubt
We're covered by the sacred fire
When you come to me, you come to me broke
Guilty girl, Guilty boy
Get to make out
Him chocked with mousse
Lift up your toes
In my mouth
And we can make love
And we can go
We're covered by the sacred fire
When you come to me, you come to me broke
Guilty girl, Guilty boy
Get to make out
Him chocked with mousse
Lift up your toes
In my mouth
And we can make love
And we can go
03 Beatrix (03:13)
Every week, Move is small
When he cared, When he did love
When he knew, When he'd fall
I hear she'd fall, Ha, she fell
Here she'd fall, Ha, she fell
(x3)
Fallen on, Fallen on do we(??)
Fallen on, Fallen on me
(x3)
Fall
[note that she sings gibberish, it just sounds like those words... roughly]
04 Persephone (04:26)
Hey, the chances I must waste
Hey, ever dirt even there month got a car
Here's what it takes (x4)
Paper chase is on
These are on my speed
For he warbled
Bought arachnophobe
On the tiara, By the gin's rack
Paper chase is on
These are on my space
Paper chase is on Hey, the chances I must face
These are on my speed Oh, you warbler
For he warbled Hey, that's by the car
Bought arachnophobe
On the tiara
By the gin's rack
Paper chase is on
These are on my space
I watch him trail (x4)
Hey, for eight means paper chace Paper warm beings means the paper chace
For our time being's For our time being's never changes this
Never changes this (x2)
Here's what it takes (x6)
Paper warm beings means the paper chace Here's what it takes
For our time being's never changes this
(x3)
Here's what it takes
Hey, for eight means paper chase
For our time being's never changes this
(x2)
06 Amelia (03:31)
Who've been wounded
Who should wound her
Heart on the grasp
Who but who put on the heart
He, and me, along said we, but burn
He, and me, along said we, but burn
He, and me, along said we, but burn
Hounded by the mask, but then...
Wounded on the grasp
Wounded on the grasp
Wounded on the grasp
Wounded on the grasp
Wounded on the grasp
Wounded on the grasp
07 Aloysius (03:28)
Silly silly saliva
Sassy shear near
She should've
She sighed the grove
Ska pop
Sa pum
Sa po
Silly silly saliva
Sassy shear near
She should've
She sighed the grove
Ska pop
Sa pum
Sa po
08 Cicely (03:29)
He must smoke spum dames by our lay
Charge are we nicks he'll needs our first very edge
Now beautiful I'll tell my mind
Cloud mannered a lot
Tell the king to park his soul
For being an old beat
So in spirit
So maximum
That only water's more deep
To find him
Deals trust him by them all
He must smoke spum dames by our lay
Charge are we nix ill needs our first very edge
Now beautiful I'll tell my mind
How many tell the king to park his soul
09 Otterley (04:16)
I'm sure
Allow me
Please
Get help
Only in your note
Only listen
Where are you going
Oh, the song would
Whose mousse
Sell our little home
That's what I'm saying
It's almost right
It's a loved one
It's oh, so hard
You should go home
Through the pain
Sure
Bravo
Please
Please
Pull
Only the lonely
Sell some
Sell our minnow
Suppose he can
If we aren't home
So come over
So sleep
It's so hard
It's also ugly
Leveled home
Bricks so
So firm
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Altre recensioni
Di Cleo
Ogni volta che chiudo gli occhi mentre ascolto “Treasure” è questo quello che sento.
“Treasure” è un disco senza tempo in sintesi, da scoprire ad ogni ascolto.
Di g.unreal
Uno sguardo sbagliato potrebbe mandarlo in frantumi.
È un unico Canto, un distillato di voce più anima che accarezza qualcosa in noi che non sembra essere corpo.
Di joe strummer
Fin dal primo ascolto siamo rapiti dalla potenza scintillante di “Treasure”, una magia che difficilmente è stata eguagliata nella storia.
Questa fiala magica. Perfezione formale, contenuti strabordanti ed un clima irripetibile fanno di “Treasure” uno dei dischi più importanti della storia del rock.
Di CosmicJocker
Dream-pop esoterico irradia di sabbia magica la polvere della realtà.
Note cristalline e spumose si infrangono sulla voce di una sirena; gorgheggi pagani e lunari che svuotano di significato le parole riportandole ad una primitiva purezza.