"Di colpo si fa notte": sin dagli accordi iniziali il consorzio ci porta in un'atmosfera cupa, intensa, tragica. Le tastiere di Magnelli sottolineano col loro pulsare incessante la voce severa di Ferretti.
È la guerra, è la storia, la cultura che brucia in alti roghi, in"Cupe Vampe". Nel crescendo finale un violino distorto accompagna magistralmente Giovanni che decanta il declino traumatico della nostra civiltà.

Parte il secondo brano, "Sogni e Sintomi", e qui è il basso a pulsare come un cuore durante il sonno, mentre il testo richiama visioni oniriche. Un Ferretti nell'inedita veste di psicologo propone la sua personale interpretazione dei sogni. La musica è minimalista, basso e poco altro. Solo nel finale entrano le chitarre, e la voce sale di tono.

È la volta di "E ti vengo a cercare", primo spiraglio di luce dopo due brani piuttosto cupi. I vocalizzi di Ginevra donano ulteriore colore a questa commovente esecuzione di un bel pezzo di battiato.

Segue "Esco": chitarre aspre, ruvide, acide. La voce cadenzata intona poche parole, una sorta di inno alla memoria.

Dopo "Blu", caratterizzata da un riff di chitarra indovinato, la title/track ci porta a uno dei temi più cari al gruppo: la resistenza.

"Millenni" è il brano più duro dell'album, con sonorità quasi heavy, ed espone la visione teologica di Ferretti.

La sucessiva "L'ora delle tentazioni" è invece un pezzo molto dolce, giocato sul piano e sugli impareggiabili vocalizzi di Ginevra.

Dopo"Io e Tancredi", forse l'episodio meno significativo del disco, chiude il tutto la splendida "Irata", che termina con un versetto pasoliniano ripetuto più volte (forse troppe).

"Linea gotica" è un disco difficile, intenso, sofferto, ma anche radioso e affascinante. Un album da sconsigliare vivamente a chi considera la musica uno svago, un innocuo passatempo.
Sicuramente è il disco meno accessibile del gruppo. Ma anche, a mio parere, il più bello.

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