Manca una parola nel titolo di questo primo album dal vivo dei Corrosion Of Conformity; avrei aggiunto molto volentieri il termine Hard. Così da leggere Live "Hard" Volume; perchè si tratta di una registrazione di una potenza, di una rocciosa fisicità strabordante. Ci pensano i quattro ragazzacci americani, nei ringraziamenti conclusivi, ad indicare la chiave di lettura del disco: "To all the free thinkers and beer drinkers; this one is for you. Much Respect!! Corrosion". E' già scritto tutto in questa frase.

Registrato nell'Aprile del 2001 a Detroit, in presa diretta senza alcuna sovraincisione da studio. Con la coinvolgente partecipazione di un pubblico riverente ed entusiasta. Quasi ottanta torrenziali minuti che vanno a privilegiare la seconda parte della carriera dei COC; quella che li ha visti svoltare, con la pubblicazione di "Blind", verso un Hard-Rock Sabbathiano con influenze Southern e soprattutto Stoner. Mettendo quasi definitivamente in disparte i loro esordi Hardcore degli anni ottanta: questo è l'unico veniale difetto che sono riuscito a trovare nella registrazione live.

Pescano a mani basse da "Blind", "Deliverance", "Wiseblood" e ci sono anche alcune tracce dell'ultimo LP "America's Volume Dealer" uscito nel 2000: il loro periodo migliore. Pepper, Woody, Mike (tre membri storici) fanno sentire il loro fangoso peso in tutti i quindici brani. Manca il batterista Reed Mullin che viene sostituito dal barbuto Jimmy Bower (per chi non lo conoscesse segnalo che ha collaborato con Down, Eyehategod e Crowbar).

Un'introduzione di qualche secondo, con il pubblico che urla come rito propiziatorio le iniziali del nome della band, consente ai nostri di salire sul palco, di prendere posizione e di partire con lo strumentale Heavy-Doom di "These Shrouded Temples": un suono lento, ossessivo, paludoso. Denso di groove e di asfissiante tensione che esplode nella successiva "Diablo Blvd" dove il cantato urlato e graffiante di Pepper fa da sicura guida agli strumenti, con quel suono ruvido delle sei corde che mette a dura prova da subito la resistenza del pubblico.

La micidiale accoppiata "King Of The Rotten - Wiseblood", la lunga e trascinante "Albatross" (con quel suono di chitarra ribassato che fa tanto Stoner!!), il crudissimo assalto uditivo di "My Grain" dove viene per una volta rispolverato l'antico cieco furore Hardcore. Non conoscono pausa i COC e proseguono il loro martellante lavoro ai fianchi.

"Vote With A Bullet" è un perfetto esempio di quanto sia derivativo il sound dei COC: non si sono inventati nulla è innegabile. Ma viaggiano come dei carri armati, con poca tecnica ma tanta rabbia. Un brano massiccio, incalzante che schiaccia e frantuma; ascoltatevi il minuto finale e mi darete ragione. Per lo spazio di una canzone rallentano il furibondo incedere e ci regalano "Shelter": una ballata elettro-acustica oscura e sognante.

Ma vogliono chiudere alla grande, tornando a picchiare giù duramente sugli strumenti e sul pubblico: e ci riescono alla grandissima grazie al capolavoro finale "Clean My Wounds". Quasi nove minuti di delirio: uno dei brani che preferisco dei COC. Hard Rock, Heavy Metal ed ancora Stoner si uniscono per dar vita ad una infinita galoppata senza freni: da tirar giù le pareti del locale!!

Un disco arcigno, cazzuto e bastardo; lode onore e gloria ai COC...EYE FOR AN EYE...

Ad Maiora.

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