Le festività pasquali mi avevano davvero ammorbato: basta conigli, uova di zucchero, basta uova di cioccolato, basta colombe coi canditi e basta allegri pranzi in famiglia. Avevo una dannata voglia di qualcosa di forte, qualcosa di duro, emozionante, ma che fosse anche decadente, un qualcosa di incazzato ma al tempo stesso morbosamente poetico, in poche parole avevo urgente bisogno di un disco dei Cradle Of Filth, e pescando a caso nella mia discografia mi è capitato "Thornography", l'ultimo pargoletto della Culla dell'Oscenità. I Cradle Of Filth sono la band inglese di maggior successo dai tempi degli Iron Maiden, e il leader indiscusso, la mente della band è il mitico Daniel Lloyd Davey, in arte Dani Filth: vampiro, poeta maledetto e autentico gigante della musica contermporanea a dispetto della modesta statura, sicuramente uno tra i migliori parolieri in tutta la storia del metal. Tra i suoi meriti c'è anche quello di essersi sempre circondato di grandi musicisti (nel caso di "Thornography" Paul Allender e Charles Hedger alle chitarre, Dave Pybus al basso e Adrian Erlandsson alla batteria) riuscendo a creare una band davvero unica, capace di prendere vari sottogeneri del metal (dal black al thrash, passando per gothic, progressive e symphonic) amalgamandoli e riadattandoli al loro stile inconfondibile ed inimitabile.

Ma torniamo a "Thornography", album del 2006 che si presenta sotto una veste grafica davvero superba, artwork stupendo, con immagini gotiche e decadenti e ritratti dei membri della band che sembrano usciti da un quadro di Fussli o di Goya. La musica non è da meno, e rende questo album un'autentica fucina di emozioni abbacinanti dove Dani & soci danno sfogo a tutto il loro estro. La solita recensione track by track non renderebbe bene l'idea di cosa precisamente è questa stupenda cattedrale gotica di suoni.

"Thrnography" presenta una grande varietà di sonorità: il thash forsennato e velenoso di "Dirge Inferno", arricchito da una prestazione del batterista davvero favolosa e dai gelidi riffs di Allender e Hedger, l'intensità emzionale di "Tonight In Flames", canzone dove Dani assume una netta presa di posizione contro le guerra, specialmente in nel ritornello cantato con la voce pulita (ingiustamente criticato) dove sembra davvero di toccare con un dito il cielo rosso sangue. Si entra nel vivo dell'album con "Libertina Grimm" e "The Byronic Man" due intensissimi brani gothic metal dotati di melodie affascinanti da cui è impossibile non esserne stregati, tanto è il carisma di Dani nel trasportarci con la sua evocativissima voce nel suo personalissimo mondo fatto di suggestioni vampiresche, perversione, ma anche tanto, tanto fascino. Mostruosa "I Am The Thorn" sette minuti di puro vetriolo in cui Dani si scaglia contro tutto il mondo e le sue ipocrisie, come solo i veri artisti sanno fare. Per i vecchi fans dei COF non mancano assolutamente i macabri deliri erotico-romantici, come "Lovesick For Mina" evidente omaggio al Dracula di Bram Stoker e soprattutto la stupenda "Under Huntress Moon" nobilitata dalla presenza della voce peccaminosa e seducente dell'angelo caduto Sara Jezebel Deva. Gemma di assoluta bellezza è lo stumentale "Rise Of The Pentagram", in cui a giudicare dal fascino ammaliante della melodia viene quasi da pensare che l'avvento di Satana non porterà morte e distruzione, ma solo un mondo più affascinante, e forse anche più libero. Ci sorpende e ci emoziona la breve ed intensa "The Foetus Of A New Day Kicking" dove Dani dimostra ancora una volta di la sua grande sensibilità per la situazione odierna del mondo, e persino la gothic-truzzesca cover degli Heaven 17 "Temptation" e "Cemetery And Sundown", forse la eno ispirata del disco, contibuiscono a creare quella magia unica che solo la Culla dell'Oscenità riesce a creare. Potrei scriverere pagine e pagine su questo capolavoro, a non posso, la foresta sta sussurrando il mio nome, devo andare, è il mio destino...

UP THE CRADLE 

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