Probabilmente il miglior disco dei Death, dal punto di vista concettuale e musicale. In ogni caso (potete essere in disaccordo), il mio disco preferito della band. Il disco è difficilmente descrivibile in poche righe, trattandosi di un disco multisfaccettato (ma non cervellotico): accanto a pezzi più tipicamente death-oriented (sempre originalissimi) come "Symbolic" e "1000 Eyes", abbiamo le aperture più "melodiche" di "Zero Tolerance" e "Crystal Mountain", le ossessive "Without Judgement" ed "Empty Words", fino alle track conclusive.

Il concept del disco è basato su un simbolismo esasperato ("about life", ebbe a dire il cantante/chitarrista stesso), spesso ermetico, tradotto in un capolavoro di suoni distorti e violentissimi. Segnalo in particolare tra i brani "Perennial Quest", assieme a "Flesh and Power it Holds" uno dei migliori pezzi della band. Un lavoro che parte dalla "tradizione" death metal per evolvere in uno stile personalissimo, carico di tecnicismi, riff velenosi, tempi dispari scanditi alla perfezione, ed una produzione semplicemente superlativa. Inoltre "Symbolic" si distacca dai classici testi nichilisticamente votati al satanismo (qui del tutto assente, ovviamente), dall'occultismo e dal non-meglio-specificato gore, tramutando il genere in vera e propria poesia oscura e profondissima ("I ask my question/Why? What today?/When tomorrow?", "it must be strange/to not have lived/so far into/existence").

Certo, mancano i virtuosismi di Andy La Roque (Individual Thoughts Patterns), ma c'è sempre il grande, unico Chuck, ed il suo inconfondibile marchio di fabbrica... A parte le perfette esecuzioni dei brani (concepiti come brani jazz, come struttura e complessità), bisogna segnalare il maniacale lavoro compositivo di Chuck Schuldiner (voce/chitarra) e del grandissimo ed iper-tecnico Gene Hoglan alla batteria. Conlon lascia il segno come bassista (...ci fosse stato Di Giorgio...!), mentre Koeldle alla seconda chitarra alterna impeccabilmente gli assoli con Schuldiner. Risultato: da brivido.

Con questo lavoro egli espresse un concetto straordinario: suonare con la testa, col cuore e con tanta rabbia, bilanciando le tre cose. Questo significa (anche) suonare death-metal: affiancare al lato oscuro, fatto di riff pesantissimi e disturbanti, un lato più progressive (nel senso più ampio del termine). In definitiva, i Death hanno scritto un pezzo di storia del metal.

PS: Questa rece era stata scritta nel 2003, spero che mi perdonerete per la ripetizione, in particolare "The_Bassist" che l'aveva egregiamente scritta: ho parlato di uno dei dischi che amo di più, a prescindere da tutto... e scusate se ho divagato(per una volta)!

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