Mi appresto a scrivere la recensione su un album di cui si è detto e ridetto ma che, a mio parere, merita sempre di essere ripreso. È il marzo del 1986 e diversi generi musicali popolano la scena musicale mondiale: da una parte c'è il pop di gruppi come Duran Duran e Europe, d'altra parte ci sono gruppi come i Queen che continuano a riempire gli stadi grazie al loro rock energico unito al pop; gli '80 sono anche gli anni della disco music, della musica da discoteca che aveva avuto grande successo anche nel decennio precedente grazie a hit degne di band come i Bee Gees.

Ebbene in quel lontano marzo del 1986 usciva nei negozi il quinto album in studio dei Depeche Mode, band esponente del genere della darkwave, l'ondata dark. I testi e la musica sono molto tristi e struggenti; sia testi che musica comunicano un grande pessimismo. Le band che fanno parte di questa corrente hanno un abbigliamento piuttosto eccentrico: di solito i vestiti sono di colore scuro e i membri di tali band si truccano con colori altrettanto scuri. Black celebration, quinto album dei Depeche Mode, viene pubblicato sotto etichetta discografica Mute. Esso si apre con la title track, pezzo dalla forte vena dark, brano grazie al quale i Depeche ci introducono nel loro mondo. Il titolo già fa presagire di cosa tratti la canzone: la celebrazione nera di cui si parla non si riferisce alle persone nere, ma alla tristezza e all'abbandono. Black celebration rientra tra i pezzi più rappresentativi della dark wave, è un inno a tale genere: una frase recita "Let's have a black celebration ... to celebrate the fact that we've seen the back of another black day". Il pessimismo non manca neanche nella seconda canzone dell'album, Fly on the windscreen, nella quale il tema della morte è riscontrabile nel testo: "Death is everywhere, there are flies on the windscreen for a start ... death is everywhere, there are lambs for the slaughter waiting to die ..." L'unica cosa da fare prima che la morte sopraggiunga è amare, vivere la carnalità. Chiusa la parentesi sulla morte, si passa al tema dell'amore come sentimento profondo: l'amore è visto come una questione di cupidigia (A question of lust). Il testo incita a non permettere che una storia d'amore vada a finire male, perché è lottando per amore che si rimane uniti. A chiudere il lato A dell'album ci sono dei pezzi di breve durata, introspettivi: nel primo il chitarrista, Martin Lee Gore, autore di tutti i testi, si chiede il perché di come va il mondo intorno a lui, ma si giustifica dicendo che "solo a volte" si domanda il perché di tutto; nel secondo pezzo il chitarrista ci illustra una scena tipo, in cui due amanti giacciono insieme e le preoccupazioni vanno via e non c'è bisogno di chiedersi il perché di come vanno le cose, come invece succedeva in Sometimes.

Il lato B si apre con una canzone molto famosa del repertorio dei Depeche, A question of time. Cos'è questa questione di tempo di cui si parla? Nel testo Martin, chitarrista della band, ci presenta un ragazzo che parla in prima persona (probabilmente lui stesso) e che esprime la sua rabbia nei confronti di ragazzi che cercano di approfittarsi della ragazza che lui ama. Alla fine, però, lo stesso ragazzo non dà torto ai ragazzi approfittatori perché in fondo è naturale che si interessino di una ragazza così bella; d'altra parte ancora li maledice e li condanna quando si ritrova a guardare negli occhi la ragazza. Stripped, settima canzone in scaletta, è un inno all'amore, un inno al sesso, alla carnalità. L'autore del testo chiede alla sua lei di spogliarsi solo per lui, solo per un giorno: "Let me see you stripped down to the bone". Segue Here is the house, pezzo che segue la falsariga di It doesn't matter two. La canzone che segue, World full of nothing, è più introspettiva e in essa Martin ci illustra nuovamente due amanti, che vivono la loro storia d'amore tra dubbi e promesse, in un'atmosfera pessimistica. Le ultime due tracce dell'album si intitolano rispettivamente Dressed in black e New dress: nella prima si parla dell'attrazione verso il vestirsi nero di una donna, è un esaltazione del nero; nella seconda il chitarrista della band ci fa riflettere sul fatto che, nonostante ci siano tante sofferenze nel mondo, la principessa Diana (Princess Di) si prova un nuovo vestito e con una strofa particolarmente evocativa ci invita a cambiare i fatti, perché da questo parte una serie di meccanismi che può farti cambiare il mondo. Il cambiamento è necessario in un mondo che sembra spaccato in due parti: la prima è la parte sofferente, della gente che soffre a causa di eventi tragici che sconvolgono l'umanità; alla seconda parte fanno parte le persone, che come Lady Diana, non si preoccupano di quello che succede nel mondo e che, piuttosto, preferiscono provare un nuovo vestito, vivere nel benessere insomma.

Nella versione cd sono presenti delle tracce bonus. Black celebration è un album fondamentale per la darkwave, una colonna portante del genere, il lavoro migliore dei Depeche Mode, l'album che li ha consacrati nel mondo.

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