La prima cosa che si sente nell'album di diverso dagli altri è la mancanza di un filo conduttore tra le canzoni, cosa già successa volta in FII. Ovviamente non pretendo che tutte le canzoni siano collegate, però... voglio dire The Root Of All Evil continua la storia con il 6 e il settimo capitolo di quel tema cominciato con The Glass Prison e This Dying Soul ed è una canzone molto bella, in pieno stile prog metal che un pò ci ricorda 6.00... ma perchè allora farla finire con un accordo di pianoforte che poi sentiremo pomposo in Octavarium e collegarla a The Answer Within? Per carita, il modo dolce in cui finisce e introduce la seconda traccia è veramente perfetto, ma.. non dovrebbe essere una storia a se? Magari più avanti, leggendo meglio il testo sarà più chiaro il perchè di questa scelta. La seconda traccia è lenta, molto delicata come suono ma, niente di che, non lascia il desiderio di volerla riascoltare come Hollow Years, oppure Take Away My Pain. These Walls parte con chitarra distorta, una stupenda intro con un riff accompagnato da Rudess che cerca di emulare Kevin Moore in Take The Time, e procede a meraviglia, se al primo ascolto era una traccia che forse sarebbe rimasta anonima, invece lascia il segno, peccato il ritornello troppo confuso tra il cantato, la chitarra e la tastiera che, in effetti fà come dire un pò di frastuono. I Walk Beside You ricalca in pò lo stile degli U2, non è poi male ma dai Dream è lecito aspettarsi oltre. Panick Attack finalmente ci fa sentire i Dream dell'album TOT, una canzone molto tirata, un bel ritmo, ma non pesante come ad esempo Honor Thy Father, o This Dying Soul. Never Enough è molto bella, forse ha un ritornello un pò malinconico, ma nel complesso piace. Con Sacrified Sons, ritroviamo ancora i nostri Dream Theater. La canzone parte diciamo benino, segue lenta fino al ritornello poi esplode, in una stupenda strumentale e poi ancora un pezzo cantato ma più cattivo. Octavarium invece è veramente un capolavoro.
Non fraintendetemi: non è ai livelli delle perle dei Dream Theater, è diciamo un abbraccio di diversi generi mescolati in un unica traccia. Al primo ascolto la intro sembra copiata da Shine On You Crazy Diamond, ma se ascoltiamo bene riusciremo a capire dove finiscono i Pink Floyd e dove iniziano i Dream Theater. Le note di piano sentite alla fine di The Root Of All Evil esplodono in modo pomposo, poi Petrucci parte piano prima accompagnando Rudess che simula il flauto di Starway To Heaven, poi parte con il suo arpeggio inconfondibile che ci ricorda in qualche modo Dream On(ve lo giuro) e James inizia a cantare: è un vero tributo ai Pink Floyd, non una semplice cover inserita dentro la canzone. La traccia aumenta sempre di intensità e di rabbia e si sentono alcune assonanze con gli Yes. Verso la fine James sporca la voce urlando un pò, ritorna il tema della intro, stavolta orchestrale e piano piano dissolve verso la fine del cd. Insomma un capolavoro degno di nota, ma che non centra niente con tutte le canzoni sentite prima.
Mentre in tutti gli altri album si cominciava e si finiva con uno stile, questo Octavarium sembra che raccolga un pò tutti i sound finora sentiti, in versione più orecchiabile magari, e finisce con questo monumento di 24 minuti che francamente stona un pò, manca quel filo conduttore di cui parlavamo prima. Questo non vuol dire che l'album non sia bello, ma certamente non è l'album che la gente si aspettava dopo TOT, che per quanto pesante fosse, lo considero un capolavoro, i cui si sentono ancora le radici prog. Un album diverso dagli altri, ma non per questo sia da buttare. Eccezion fatta per una o due tracce poco convincenti, l'album vale cmq l'acquisto.
E' la mia prima recensione, se ho scritto cavolate, non esagerate con le sassate!
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