Ho ascoltato questo disco per giorni interi. Premetto che sono un fan dei Dream Theater da quasi 12 anni, per cui me li sono passati tutti, e nonostante questo riesco fortunatamente ad essere obiettivo.
Dissento da chi critica questo disco, così come non concepisco che un artista, chiunque esso sia, debba per forza ripetersi o incasellare il proprio lavoro sempre e soltanto sulle aspettative di chi lo ascolta (questo è proprio il concetto di "musica commerciale"! al di là che sia metal o pop!).

Ci sono dei punti molto poco prog in questo disco, ma altri sono agli apici compositivi di questa band. Sono dati oggettivi, non confutabili. Poi, per quanto riguarda se piaccia o no, fortunatamente ognuno pensa secondo il proprio metro di misura e non si avranno mai due pareri completamente concordi.

Octavarium si presenta sul mercato senza pubblicità, senza premesse, senza anticipazioni, nello stile tipico dei DT. Al primo ascolto ci si rende conto subito che i timbri e le tematiche melodiche sono molto ricercate, quasi studiate a tavolino con pedanteria, il suono è limpido e perfetto, segno di un meticoloso lavoro di studio.

Non è un album che mira a colpire sulla tecnica, ma sullo stile e le capacità di accorpare sonorità e limpidezza di suono. I pezzi sono TUTTI sperimentazioni su temi musicali propri e tipici di altre band note. Quasi che i DT vogliano ripercorrere un po' la storia delle loro influenze, dando prova di grande versatilità. Anche nel pezzo più commerciale del disco (che all'inizio mi ha lasciato perplesso, lo ammetto), I Walk Beside You (n. 4), il richiamo allo stile degli U2 è voluto e non frutto di povertà di idee, come qualcuno asserisce.
I DT così "dimostrano di non dover dimostrare" più ad alcuno la loro valenza tecnica (c'è bisogno ancora di capirlo che sono bravi?). La cosa che salta all'orecchio è la loro capacità di essere "caldi" e ineccepibili allo stesso tempo. In più, un lettore attento può scorgere tra i testi di As I Am (nell'album antecedente, Train Of Thought) e Never Enough (track 6 di Octavarium) proprio quei riferimenti ai fan che criticano puntualmente ogni loro nuovo lavoro perchè non coincide con le aspettative. Più chiaro di così...
La track Octavarium (n. 8) è corale, un'opera compositiva di difficile esecuzione e comprensione per chi non ha un bagaglio culturale che proviene da ascolti dei '70. Una canzone per essere prog non deve essere una mitraglietta di assoli e cambi tempo, ma deve racchiudere schemi compositivi insoliti e sperimentazioni sempre nuovi (mai sentito Le Orme? o PFM? o Gentle Giant? etc.). Octavarium ne è l'emblema, soprattutto per l'uso preciso dell'orchestra vera alle spalle del quintetto newyorkese.
Sacrificed Sons (come Octavarium) è un pezzo destinato ad entrare tra quelli storici della band. La parte centrale è prog puro alla DT, mentre testa e coda ci offrono un James LaBrie che canta in maniera strordinaria modulando la voce, la quale viene alla fine ingigantita durante un ritornello corale decisamente d'effetto.

A molti questo disco fa storcere il naso perchè, ancora una volta, avevano voglia di ascoltare assoloni, sincope e spostamenti d'accenti. La maturazione va e deve andare oltre la ripetitività del proprio essere. E' più difficile rinnovarsi e scommettere anche sull'"impopolare", piuttosto che andare a colpo sicuro...

Per tutti questi motivi, mi piace questo disco.

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