Una delusione? Sì. Dai Dream Theater ci si aspetta ben altro. Non pretendo un nuovo "Images And Words", anzi, sono apprezzabili gli artisti che vogliono rinnovarsi. Questo album sa molto poco di Dream Theater e sa molto poco di Progressive Metal. Gli assoli e la tastiera lo sono, ma mancano i cambi di ritmo caratteristici del genere, il basso è (quasi) essenziale e LaBrie sembra stanco e spento (contraddizione, perchè sul nuovo album solista "Elements Of Persuasion" da prova di essere ancora in forma). Detto questo, non andrò a descrivere la line-up (invariata), ad incensarli (è già stato fatto abbastanza e anche troppo) e parlare di ogni singolo tecnicismo. Al primo impatto sembra un "Train Of Thought" più debole, ma dopo vari ascolti ci si accorge della presenza di nuove sfumature e di fastidiosi effetti elettronici.
Venendo al contenuto...
L'Artwork cattura, facendo pensare ad un disco d?atmosfera. Effettivamente lo è, ma rimane comunque ripetitivo e poco coinvolgente. Una indigestione di 75 minuti composta da riffoni pesanti e ripetitivi, 24 minuti di title-track che sembrano voler emulare "A Change Of Seasons", ma cadono nel dimenticatoio presto, senza lasciare quel desiderio di riascoltarli nuovamente, cinque ottimi musicisti che sembrano a corto di idee, otto canzoni che non dicono nulla che non sia già stato detto (nel computo complessivo, perché c?è anche qualcosa di buono). Il cd, scaricarlo, non ha prezzo. A parte il sarcasmo, questo è ciò che mi ha lasciato il disco. Parole amare, ma il paraocchi non va usato quando si recensisce, soprattutto la tua band preferita (St. Anger di merda beccati questo 0 su 5), e lo sto imparando anche io finalmente.
Dopo la mia analisi, prendo brevemente le canzoni una per una:
"The Root Of All Evil" sono quasi 9 minuti di noia portata all'esasperazione. "The Answer Lies Within" è una ballata che danza su un freddo pianoforte; riesce anche a commuovere, soprattutto per il testo sentito e profondo, l'interpretazione vocale (voce impostata diversamente rispetto al resto dell'album) e la carica di malinconia. "These Walls" è una piacevole canzone che viaggia tra esplosioni veloci e pause enfatiche. "I Walk Beside You" sembra una hit da classifica (addirittura mi ricorda gli HIM, che per carità non disprezzo, ma dai DT mi aspetto altro), orecchiabile ed inutile. "Panic Attack" è letteralmente un capolavoro, la canzone che vale il disco. Una (introduzione è femminile!!!!) intro che sembra presa da "Mezmerize" dei System Of A Down, ma che rende alla perfezione, la chitarra che questa volta segue molteplici ritmiche, una batteria pastosa e alcune scale di tastiera che rendono questa canzone epica. L'assolo è da capogiro, contenente una delle scale più veloci mai sentite. "Never Enough" è carina, ma scompare dietro ciò che è stato appena ascoltato. "Sacrificed Sons" nella sua lunghezza (10.43) riesce a distinguersi per un approccio più "proggante" rispetto alla prima parte del disco. "Octavarium" è davvero troppo. Soprattutto se messa di seguito alle altre, questo mattone fa perdere quota al disco. Presa singolarmente rimane una canzone (!) interessante (sia chiaro, non ai livelli di "A Change Of Seasons"), che ascoltata qualche volta può risultare piacevole, ma essendo addirittura la title-track non posso separarla dal resto valutandola.
Senza lode, senza infamia. Sufficiente. Concludendo così, sembrerebbe un disco come tanti altri, invece ci sono ottime cose (poche), seguite da alcune cadute di stile.
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