La Umor Rex di Città del Messico sta sfornando una perla dopo l'altra per quello che riguarda la musica sperimentale e l'avanguardia. Sicuramente da questo punto di vista è stato ed è determinante il ruolo del deus ex machina Rafael Anton Irisarri (che peraltro si è occupato direttamente anche del mastering proprio del disco che adesso vado a presentare), ma vanno in ogni caso premiate le scelte preziose e sempre attenzionate su produzioni di grande qualità sul piano compositivo e della qualità dei suoni.

I Driftmachine sono un duo berlinese composto da Andreas Gerth e Florian "Flow" Zimmer, che poi è stato una delle figure chiavi nella evoluzione del sound della Morr Music all'inizio dello scorso decennio. La stessa Morr Music si può definire del resto (tanto quanto la Thrill Jockey Records di Chicago) come una etichetta "gemella" della più piccola Umor Rex, occupandosi della distribuzione delle sue produzioni discografiche nel continente europeo. A bordo della esperienza Umor Rex praticamente dagli inizi e dagli inizi anche delle loro produzioni discografiche, "Shunter" è il quinto disco del duo e un lavoro di musica d'avanguardia con rigurgiti dub e combinazioni sintetiche modulari che possono apparire tanto ambiziose quanto del resto perfettametne riuscite. Il disco è strutturalmente costruito su una lunga sessione iniziale divisa in quattro atti ("Shift") e altre due lunghe composizioni ("Blind Signal Box" e "The Plans Were Never Accomplished") intervallate dal suono minimalista cristallino di "Congé". Ma la particolarità, oltre che nell'immaginario che definirei sicuramente di orientamento distopico, come ipotizzare una nuova rivoluzione industriale nel tempo futuro e che potrebbe essere del resto anche quella stessa fase di grandi cambiamenti (che ci sono, nonostante l'aria di regressione che si respira a livello internazionale sul piano politico, e che lasciano sperare in un futuro più luminoso) che stiamo vivendo e che è già stata più volte oggetto del cinema e storie di fantascienza. In una combinazione tra suoni analogici e sintetici, Gergh e Zimmer usano la strumentazione passata e l'uso di suoni analogici combinandolo a elementi rimtici ossessivi mono-beat. Il sound minimalista sintetico si combina così con quelle esplosioni cosmiche tipiche del kraut-rock più avanguardistico e "alto" degli anni settanta e compositori minimalisti a partire ovviamente proprio dal maestro Karlheinz Stockhausen con un risultato che possiamo definire assolutamente convincente.

Magmatico e allo stesso tempo subacqueo, cerebrale come un viaggio all'interno del corpo umano, quel "viaggio allucinante" ("Fantastic Voyage", 1966) di Richard Fleischer e capitanato dal capitano Bill Owens (William Redfield) e il dottor Michaels (Donald Pleasence, giù il cappello, please) a bordo di un sottomarino iniettato nell'arteria carotide di Jan Benes e in un viaggio ideale che valica la cortina di ferro e dal passato della guerra fredda arriva fino ai giorni nostri e forse, chi lo sa, pure più avanti nel tempo.

Carico i commenti... con calma