1975: Edoardo Bennato pubblica il suo terzo album, "Io che non sono l'imperatore". Nella copertina è rappresentato un progetto della metropolitana di Napoli dello stesso Bennato, il quale di lì a poco si sarebbe laureato in Architettura. Progetto naturalmente respinto dagli "addetti ai lavori". La musica anche in questo caso, come nel precedente album "I buoni e i cattivi", potrebbe essere definita a mio avviso blues-folk-rock, anche se un pò meno "acustica" e più ricca negli arrangiamenti; ma forse anche più "dura" e "spigolosa" ed in alcuni casi addirittura "punk" (penso soprattutto ad "Affacciati affacciati"). A scanso di equivoci comunque, a me sia "I buoni e i cattivi" sia "Io che non sono l'imperatore" musicalmente, pur nella loro diversità, piacciono da matti. Le liriche sono più variegate di quelle del precedente lavoro, visto che quest'ultimo in effetti era una sorta di concept album. In "Meno male che adesso non c'è Nerone", dedicata (si dice) ad Amintore Fanfani (paragonato appunto a Nerone) viene evidenziato, su un trascinantissimo ritmo rock, che i tempi di Nerone non erano poi così diversi da quelli degli anni 70 ("Ed alle feste che organizzava c'era il bel mondo ed anche lui suonava, gli altri all'aperto senza protestare se no aumentava le tasse da pagare", ed ancora " Però in fondo ci sapeva fare e per distrarli dalle cose serie ogni domenica li mandava in ferie tutti allo stadio a farli divertire). La title-track, secondo me, è una sorta di risentimento verso i citati "addetti ai lavori" che avevano respinto il suo progetto della metropolitana anche se "interpretato" in modo sarcastico ed allegorico attraverso una specie di scioglilingua; in alcune strofe, purtroppo ancora attuali, rivedo il "sistema tangentizio" presente ancora in molti Comuni anche oggigiorno ("Sperequazioni e intrallazzi privati, io sono il primo col pollice in giù, ma chi mi dice che è tutta una scena e poi son quello che imbroglia di più"). "Signor censore" , comme si può facilmente intuire, è un attacco alla censura che, specie negli anni 70, imperversava bellamente e allegramente su qualsiasi cosa: se perfino un autore come Baglioni aveva dovuto fare i conti con la stessa ("essere nudi" diventò "essere soli" e "cose proibite" "scarpe bagnate", da QPGA), un autore come Bennato, visti gli argomenti trattati, avrebbe dovuto avere qualche problemino in più. Almeno penso, eh! "Feste di piazza" (con testo di Patrizio Trampetti) descrive in maniera laconica e quasi depressiva i famigerati festival di partito, così numerosi negli anni 70, ai quali comunque lo stesso Edo non mancava di partecipare in quegli anni (ah la coerenza, questa sconosciuta!). Il pezzo si chiude con un assolo di sax di Robert Fix, e che assolo!!! "Affacciati affaciati", presente direttamente in versione live sul disco, è un attacco diretto in particolare all'allora Papa Paolo VI, ma in generale a tutto il Papato ("Tanto sono quasi duemila anni che stai a guardare: affacciati affacciati, dai non ti stancare"). Negli altri pezzi sono trattate tematiche più "leggere": una donna doveva per forza sposarsi, pena essere condannata a rimanere zitella a vita (Ci sei riuscita); "Il professor Cono" è lo pseudonimo utilizzato dallo stesso Bennato per firmare racconti surreali sulla rivista "Ciao 2001": viene considerato pazzo perchè probabilmente in anticipo sui tempi (la modestia non doveva essere il suo forte); la grottesca "Io per te Margherita" è una presa in giro delle canzori d'amore stucchevoli e strappacore; "Che ora è" è un quasi-punk con testo incomprensibile. Chiude il disco una versione accelerata della già accelerata title-track: fantastica!!! Ciao guagliò e alla prossima

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