Voto:
Grazie Ardalo e ProgRock. In internet girano solo dei terribili rip dal vinile, perciò non perdete tempo a cercare. Aspettate piuttosto un messaggio privato con fiducia ;)
Voto:
Sono contento Lazy, missione compiuta allora! :D @Ugly Panda: "Estremo" in relazione al "jazz progressive" di base, nel senso che si spinge oltre, andando a sfociare in territori più avventurosi (come hai giustamente detto prima). Dischi come "End of an Ear" sono sì più impegnativi, ma esulano anche dal semplice "jazz progressive" andando a collocarsi in un sotto-genere ancor più articolato, perché attingente da molte più fonti. "Fusion" è una definizione che, in effetti, dice tutto e non dice niente, perché abusata ed allargata fino a comprendere praticamente ogni contaminazione del jazz (fusosi, difatti, con altri generi). Quale sia il valore esatto di questo termine non ho la presunzione di saperlo, anche perché più mi documento in materia e più la storia si complica. Nel caso degli Skywhale, "fusion" vorrebbe indicare uno stile tra il jazz e il progressive rock, dove la strumentazione e certi elementi caratteristici del rock, vengono utilizzati in maniera troppo lontana dalla propria sorgente per essere definita semplicemente jazz-rock, ma si spostano infatti in una zona ibrida e virtuosistica che ben si sposa con il concetto (o uno dei tanti) di "fusion". Ad esempio, nella scena Canterbury (che cito perché conosco particolarmente a fondo), dominata da una certa sfumatura di jazz-rock, si isolano un po' i Gilgamesh, i quali, ad una strumentazione lontana dalle basi jazz, uniscono uno stile ugualmente lontano alle basi rock e, nonostante nella loro musica siano assenti pure le linee funk, attribuite alla principale denominazione di "fusion", non saprei come altro definirli se non, appunto, “fusion”. Ok, quante volte ho detto fusion? :p
Voto:
La recensione, scorrevole ed esaustiva, è semplicemente perfetta. Il disco molto valido (pur non ricalcando esattamente il mio genere) e ricco di spunti interessanti. Jargon, ti sei dato anche te al linkaggio smisurato? ;D
Voto:
Grazie mille Jargon! @Ugly Panda: Non c'è problema. Mi fa piacere tu abbia risolto. Tanto per parlare rispondo al tuo post precedente, cercando di chiarire la corrente di cui fa parte l'album recensito (molto poco conosciuto): I Soft Machine e gli Henry Cow hanno un approccio piuttosto estremo (che sia l'avant-jazz dei primi o il R.I.O. dei secondi) nei confronti di questa mistura di generi, che, nel caso in esame, si risolve in un jazz alquanto melodico, ma comprensivo di tutte quelle complessità e dei periodi particolarmente estesi, caratteristici appunto del progressive rock. Per quanto riguarda il ramo canterburyano, direi che gli Skywhale, pur provenendo dall'Inghilterra dei '70, non fanno parte di quella scuola dal suono così singolare e riconoscibile, ma possono essere inquadrati in un jazz dalle forti contaminazioni progressive più vicino, per certi versi, alla "fusion" spericolata, ma mai troppo sperimentale, degli Arti+Mestieri (Mick Avery non è ai livelli dell'impareggiabile Furio Chirico, ma il suo estro batteristico è comunque di qualità decisamente notevole).
Voto:
Ma come!? Mi hai rivelato il finale! Mmhh.. pazienza, lo guarderò lo stesso. Inoltre bisogna tener conto dei sentimenti contrastanti (beh, in fondo mica tanto contrastanti :p) che ti hanno portato a strutturare la recensione così come l'hai scritta. Certo che chiunque abbia tradotto il titolo in italiano, non doveva avere un gran senso dell'umorismo...
Voto:
"And I'm all out of gum." :D
Voto:
Mah, ti dirò che, in tutta franchezza, il cosiddetto neo-prog personalmente non mi ha mai entusiasmato nel suo modo di esasperare a tutti i costi certi aspetti del progressive originale, rendendolo, il più delle volte, pesante e stucchevole. Credo che la discendenza del prog vada ricercata allontanandosi dalla sua fonte (il neo-prog si è infatti formato in terra inglese). Anche per quanto riguarda la riscoperta della longeva esperienza di alcuni gruppi storici, dovresti ampliare le tue vedute oltre l'Inghilterra e l'Italia e dirigerti verso posti meno citati dai vecchi (e un po' monotoni) amanti del genere, ma non per questo meno prolifici di opere dal valore inestimabile (e in questo Jargon può disegnarti una cartina dettagliatissima, con tanto di nomi, cognomi, soprannomi, indirizzi e numeri di telefono :p)
Voto:
@Rajaz: Il concetto di "morte del prog-rock sancita nel 1977" è diffuso quanto totalmente errato. Gli sconvolgimenti musicali dell'epoca hanno abbattuto il lato "mainstream" del progressive, ma da qui a dire che è morto ce ne corre. Ogni anno escono lavori validissimi, se non, saltuariamente, veri e propri capolavori del genere. Lo dico giusto per chiarire eh, perché credo di aver compreso in che modo hai inteso la frase e capisco che ti riferisci alla "capacità di sopravvivenza" e di coerenza artistica degli esponenti "leggendari" del genere. Anche in quel caso però puoi stare tranquillo, poiché diverse formazioni di "antica stirpe" sono sopravvissute all'inesorabile scorrere del tempo senza voltare le spalle alle proprie radici :)
Voto:
@Jargon: Non saprei... Forse perché la personalità romantica di Andrew non gli permetteva di ignorare totalmente la sua predilezione per le linee prettamente melodiche, oltre al fatto che, pur con l'entrata di Richard alla voce, il chitarrista non ha rinunciato a cantare e a scrivere testi, perciò una buona parte del lavoro compositivo (da parte sua) è stato svolto in funzione di ampie parti cantate, non molto affini al Jazz-Prog più "puro" e hatfieldiano. Diciamo che si è ricreata una situazione analoga (pur con sfumature di genere diverse) al passato dei Caravan, dove Richard contribuiva dal lato "jazz canterbury" e Pye Hastings da quello più "easy listening", generando, appunto, uno stile ibrido (dove il "Canterbury Sound" svolge comunque il ruolo predominante) che si è ripresentato quando Sinclair (sempre alfiere del lato jazz canterburyano) ha intrapreso la collaborazione con Andrew (con il rock sinfonico nel sangue, nonostante l'intenzione di cambiare sonorità).
Voto:
Riguardo a "Waterloo Lily" (cupo??) sono d'accordo che la sonorità Caravan non sia assolutamente la stessa di quella Camel (77-78), però con questo paragone ho voluto sottolineare (come già fatto da Rajaz) il fatto che un disco come "Rain Dances" o "Breathless" sarebbe parso (idealmente) più in linea a seguito di un "Waterloo Lily" che di un "Moonmadness". Per quanto riguarda la svolta jazzistica, non discuto che fosse stata precedentemente decisa da Peter e Andrew, ma Jazz-Rock non significa necessariamente Canterbury, infatti, affascinati dai lavori degli Hatfield, i Camel chiamarono Richard proprio per farsi guidare in un territorio a loro poco familiare. Il suo ingresso ha avuto un impatto talmente forte (da figura artistica indiscutibile quale è) da portarsi appresso (da solo) tutta una "sotto-cultura", che non si è limitata a contaminare la sonorità Camel, ma l'ha proprio inglobata dentro di sé. Di fatti, alla sua uscita dal gruppo, del suo passaggio non rimane traccia. Il Canterbury che ha preso le redini del "cammello" per due anni, senza Sinclair, svanisce in un batter d'occhio, proprio perché estraneo agli altri membri del gruppo. P.S. Di Duke mi ricordo le memorabili frasi: "I'm Duke Nukem. And I'm coming to get the rest of you alien bastards!" :D
Utenti simili
starless1969

DeEtà: 6447

Dr.Adder

DeRango: 8,74

paloz

DeRango: 6,07

pier_paolo_farina

DeRango: 9,08

rajaz976

DeRango: 0,00

squonk

DeRango: 0,14

Jackline

DeRango: 0,00

DaveJonGilmour

DeRango: 1,09

OleEinar

DeRango: 11,31