telespallabob

DeRango : 11,31 • DeEtà™ : 6310 giorni

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Roba oscura, viscerale che non conosce nessuno. Buono
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Battara, Di Battista, Di Sarno, Pecoraro, Della Pietra, Ferrara, Donatelli, Di Bartolomei, Lucchetti, Gonano, Incarbona. Sarà quello che volete ma alla fine di "Granata '90" anch'io mi metto a cantare "Vattene Amore" come fecero i 50mila di Piazza della Concordia. Ingrandisci questa immagine
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Quattro palle piene. Quasi 5, disco pazzesco e con le palle. Grandissimi Nektar
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Scusa il ritardo, riprendiamo il discorso. Andiamo per gradi. Primo punto: sicuramente Milano era un calderone culturale enorme ma sotto l'aspetto musicale rappresentava un luogo dove produrre i dischi più che ricrearli da un carattere sociale comune di fondo. A Napoli c'era e non ha paragoni in Italia (forse la scena bolognese), infatti sono usciti tantissimi musicisti che hanno partecipato a progetti di diverso tipo e le collaborazioni erano continue. C'era di tutto: musica sperimentale (Luciano Cilio, il primo Alan Sorrenti), progressive nelle più disparate correnti (Osanna, Saint Just), turnisti impegnati in gruppi rock, cantautorato e addirittura musica etnica (Nuova Compagnia di Canto Popolare). Tutte queste persone sono figlie di uno spaccato di Napoli e di contaminazioni comuni (ad esempio quelle con i soldati della NATO). Tu citi la PFM, non c'è questo discorso dietro la Premiata. Provenivano dal giro Battisti che era di amplissime vedute ma erano musicisti riuniti dietro un nome, non dietro una geografia o un contorno storico-culturale. Sugli Area andrebbe fatto un altro discorso ancora, sarebbe infinito solo quello e non c'entra. Secondo: non sia mai che parlassi male di Marangolo. Lo ritengo un genio e sono orgoglioso di conservare l'autografo che mi fece un paio d'anni fa dopo un concerto, tutto giusto quello che hai detto su di lui. Non mi sento di paragonarlo con Del Prete: per me son due maestri. Terzo: non volevo fare un paragone tra un cantautore ed un gruppo. Intendevo dire che i Napoli Centrale, per quanto gruppo, avevano quella filosofia di avvalersi di continue collaborazioni e cambi di formazioni. Era un calderone aperto, come sarà anche Pino Daniele. Quarto: non sono d'accordo su questo ma non è importante. Quinto: mi sono spiegato male io. Hai ragione, non è corretto dire che un gruppo non vale molto nel momento in cui supera lo scoglio del primo disco. Io ho citato Maxophone e Locanda delle Fate per un motivo: entrambi non sono andati oltre il primo disco perché giudicati fuori tempo massimo (è fatto notorio che "forse le lucciole non si amano più" è considerato il canto del cigno del Progressive Italiano), erano usciti uno nel '75 e l'altro nel '77 e li avevo accomunati all'Agorà, secondo me devoti troppo ad un certo tipo di musica (appunto Soft Machine e Perigeo) e quindi poco apprezzati. I gruppi che hai citato si sono sciolti per motivi diversi tra loro: il Biglietto per l'Inferno, dotato di grandissimo potenziale, non ha trovato più nessuno disposto a crederci. I Semiramis si sono sciolti perché Zarrillo era richiestissimo e puntava ad altri progetti. Il Museo fu vergognosamente disintegrato dalla critica perché ritenuti fascisti. Non so se rendo adesso. Grazie a te.
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Ferma, corri troppo. Fai stop e rewind. Premessa fondamentale: non parlo di "perfezione formale", nient'affatto (non mi riferisco ad una mera esecuzione). C'è ben di più nella mia critica. "Azimut, di tre anni precedente rispetto a Live In Montreux", esattamente. Tre anni sono una bella differenza, tenendo conto che nel 71-72 a chi veniva in mente di fare quelle cose lì, almeno in Italia? Risposta: quasi nessuno. Sotto questo aspetto il Perigeo sono quasi dei pionieri. E' logico che essendo una strada poco battuta ci siano cose da limare ma "Azimut" è un buonissimo disco, spesso bollato e marchiato dall'inesperienza. Ci sta di sbagliare agli inizi, di essere derivativi. Tempo un anno e tirano fuori "Abbiamo tutti un blues da piangere" (sono fiero che di averne scritto la rece, qui dentro), da brividi e d'un altro livello. Lascia stare "Genealogia", ti dimentichi "La Valle dei Templi": quella è la maturità del Perigeo. Lì chiudono il cerchio ed il gruppo (faranno altre cose ma praticamente si stavano aprendo altre strade). Il commento, come musicisti, su Senese e Del Prete si commenta da solo. Parli di due alfieri di una scena musicale, quella napoletana, che era due spanne sopra a tutti in Italia. I "Napoli Centrale" non si possono ridurre al primo LP, gli si fa un torto. E' vero che Senese si avvaleva di diversi collaboratori ma cosa significa? Era nell'impostazione del gruppo (Pino Daniele non farà praticamente la stessa cosa?) e nella "cabeza loca" di Senese, il rapporto tra lui e Franco Del Prete era incredibile: litigavano e si riappacificano di continuo. Musicalmente assieme erano mostruosi, una grinta pazzesca e dei testi da cantautore ("A gente 'e Bucciano" e "O' nonno mio" sono due poesie). In questo disco non c'è Fusion ante-litteram per due motivi: il primo te l'ha indicato, puntualmente, il Maestro Jargon: i riferimenti ai Soft Machine. Il secondo è il periodo, nel '75 la fusion aveva già un suo perché. Non dargli un'aureola di originalità che non posseggono: avevano i loro bei riferimenti, si sente, ma questo non è un crimine. Ripeto, erano bravini, ma ci sarà pur un motivo se sono usciti di scena abbastanza presto. Lo stesso motivo che ha condannato, seppur non avendo lo stesso sound, "Maxophone" e la "Locanda delle fate".
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Non è affatto così bello e facile. Non è fusion ante-litteram, non è un capolavoro. Erano bravini, per carità, ma rispetto a gruppi come Perigeo e i Napoli Centrale (quelli sì da 5) avevano molti da imparare. Il meglio di quel "Jazz-Fusion dagli accenti mediterranei" di cui parli era decisamente da altre parti
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Ti voglio bene, mandane a bomba.
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Ho appena smesso di ridere, siete dei geni! Grazie a Jurix, auguri a Bartle. Consigliata
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I nomi mi fanno dire 5 sulla fiducia, la recensione mi piace. P.S. Avendo amici di quelle parti (di Civita Castellana) una volta ho visitato la Rocca di Nepi, un luogo splendido e praticamente sconosciuto fuori dal Lazio. Un peccato davvero