Voto:
A proposito. Da molti di voi ho spesso appreso particolari interessanti che non conoscevo. Per esempio, in questo caso, il riferimento biblico del titolo (grazie Lao Tze!). Altra utilità del Debasio
Voto:
La recensione dice poco, ma quel poco mi pare sia condivisibile.
Come altri, spesso utilizzo Debaser per esprimere i miei gusti musicali, definirli, circoscriverli. Insomma, uso Debase per posizionarmi, situarmi con la maggior precisione possibile nell'ambito di un consesso di appassionati più o meno competenti.
Non saprei spiegare il motivo di questa necessità. Infondo, a chi frega quali sono precisamente i gusti musicali di Piero il torinese alias nix? A nessuno indubbiamente.
Eppure, il mio preciso posizionamento nel mondo della musica pop rock e jazz è cosa che mi piace, mi da soddisfazione, sicurezza. Mi diverte.
Lo faccio anzitutto astenendomi da intervenire nella maggior parte dei casi (tutte le recensioni di dischi che non apprezzo o che non mi interessano).
In seconda battuta intervenendo nelle discussioni che attengono a dischi che ho amato. In quei casi, mi piace fare la punta alla matita, dire la mia, precisare, aggiungere, correggere il tiro, anche a costo di essere pedante. Oppure semplicemente aderire a buone opinioni altrui.
E tutto ciò, ben sapendo che la cosa non interessa praticamente a nessuno. Pazienza. Però mi sono posizionato con precisione e ciò mi fa piacere.
Se dovessi scomparire, avrò almeno lasciato una piccola traccia di me, di quel che ero.
E allora dirò due parole su nix rispetto ai Jethro Tull, perché i Jethro Tull sono un gruppo che ho apprezzato.
Non li considero una band realmente "epocale". Sono stati una buona band, con la caratteristica di un leader buon flautista, artista innegabilmente carismatico e buon compositore di brani rock.
Trovo che i Jethro Tull abbiano dato il meglio quando hanno fatto rock come quello suonato in questo disco, che quindi considero, insieme a Aqualung, al primo, e anche a Benefit, uno dei loro migliori. Il chitarrista Martin Barre mi è sempre sembrato eccellente.
E Stand Up, in particolare, contiene anche dei passaggi di vera eccellenza (leggi Bouree, Nothing is easy, We used to know).
Trovo molto piacevoli (non imprescindibili però) anche i Jethro Tull pop di Songs From The Wood. Quel loro finto folk, infondo, è divertente e ben fatto.
Non amo invece la loro deriva progressive, anche se Thick as a brick, infondo, non è un brutto disco.
Dal vivo non mi risulta abbiano mai particolarmente brillato. Il loro live ufficiale, non ne ricordo nemmeno il titolo, è uno dei dischi live peggiori che abbia mai ascoltato.
Ecco, mi sono posizionato rispetto ai Jethro Tull. Non frega niente a nessuno, lo so. Pazienza.
Quattro stellette alla recensione, quattro al disco.
Saluti a tutti.
Voto:
Questa volta devo dire che rimango un poco deluso. La delusione deriva da leggere giudizi troppo entusiasti da parte di assidui frequentatori di debasio di cui ormai ho imparato a conoscere grosso modo i gusti, e che considero solitamente opinionisti colti ed equilibrati. Mi riferisco a hjhhjij, SydBarrett96 e ranofornace. Mi rendo conto che "i gusti sono gusti", e che se uno ama un disco non puoi contraddirlo più di tanto: infinite, personali e sacrosante possono essere le ragioni di quell'amore. La faccenda cambia quando si entra nel merito e si evidenziano quelli che si ritengono "punti di valore" o "punti di disvalore". Lì può ben sorgere la discussione. Finché però uno sostiene che un disco è "amato" o "preferito"...beh...è inutile e ridicolo sostenere il contrario, fosse anche il live di Toto Cutugno.
Detto questo, però, mi spiace leggere da soggetti che considero più che competenti (mi riferisco in particolare a quelli che ho citato), giudizi entusiasti per un opera del genere. Mi spiace, ecco. Tutto qui.
Secondo me Thick As A Brick è un discreto disco progressive. Nulla più che discreto.
In sostanza è il disco in cui Ian Anderson ha privilegiato la componente progressive del loro progetto musicale. Indubbiamente l'operazione è fatta a regola d'arte e il disco è un'opera sicuramente riuscita. Trovo però che proprio la componente progressive è quella meno interessante nel caso dei Jethro Tull e che è a causa di essa che il gruppo tendeva a mostrarsi, soprattutto dal vivo, spesso noioso. Nei Jethro Tull preferivo la componente blues rock (Stand Up, alcune parti di Aqualung o la loro opera prima), o quella semplicemente pop (Songs From The Wood). Comunque, ribadisco che è una questione di gusti personali e saluto gli appassionati che ho citato.
Due stellette alla modesta recensione e tre stellette e mezzo al disco.
Voto:
Una pietra miliare della musica? Il più grande disco sperimentale di tutti i tempi?
Prendi pure l'etto di caramelle alla fragola ed esci tranquillo. Poi passa mammà a pagare.
Voto:
Il più grande e bel disco progressive di tutti i tempi, e uno dei più grandi della storia della musica moderna (non credo di esagerare. Anzi, ho misurato attentamente ogni parola).
Recensione interessante e ben fatta. Che bellezza!
Ho amato questo disco talmente tanto che non mi viene nient'altro da dire. Sono contento che lo facciano gli altri, e a quanto vedo, sono in molti a pensarla come me.
Cinque e cinque.
EverardBereguad, ti ho messo nel mio testamento!
Voto:
perfetta e impeccabile recensione per un incisione splendida.
Ebbi la fortuna, tanti tanti anni or sono, di vedere Urbani suonare in una birreria torinese, di fronte ad un pubblico di una quarantina di persone. Ero letteralmente davanti a lui e non posso dimenticare quel torrente di fuoco che usciva dal suo sax. A me ricordava moltissimo il Coltrane ultima maniera, quello dopo il 65, quando suonava con Pharoah Sanders. Sono passati tanti anni. Urbani se ne è andato in una notte di solitudine (se non sbaglio per una overdose di eroina).
E' bello ricordarlo.
Cinque stellette alla recensione e cinque al disco.
Teniamoci in contatto Caravan!
Voto:
La recensione mi sembra buona, anche se troppo poco sintetica. La passione ha preso la mano, cose che capitano.
Il disco, secondo me, è indubbiamente un ottimo live, ma tremendamente datato.
Se riascolto Kick Out The Jams di Mc5 mi sembra inciso ieri. E' ancora bello ascoltarli, dopo mezzo secolo sembrano ancora freschi (gli Mc5 intendo).
Se metto Live in Japan mi sembra di guardare vecchie foto in bianco e nero tipo Fratelli Alinari, la foto del brigante siciliano in posa con il trombone, la foto di mussolini a torso nudo che miete il grano, robe del genere. Live In Japan è un glorioso vecchio arnese. Un accrocchio pesante e arruginito da museo. Una vecchia locomotiva a vapore che attraversava la siberia cent'anni fa. Avete mai visto una foto dell'organo utilizzato nell'occasione? Un cassone a valvole con quattordici mantici e un sistema di raffreddamento tolto da un velivolo Zero giapponese della II guerra mondiale. Bello, ma pace all'anima sua. Andiamo avanti.
Quattro stellette alla recensione, quattro al disco.
Kick out the jams motherfuckers!!!!!!
Voto:
gentile SydBarrett96,
il disco è a mio parere un assoluto capolavoro della musica italiana e merita 5 stellette senza pensarci nemmeno un secondo.
La tua recensione mi pare buona e ben scritta, ma presenta una carenza importante: manchi di inserire il disco nel contesto di quegli anni.
In altre parole, è una buona recensione, ma troppo limitata "all'interno" dell'opera.
Insomma, per capirci, mancano (magari anche solo in quattro righe) i riferimenti di contesto storico in cui Rimmel dovrebbe essere inquadrato.
Quattro stelle alla tua recensione. Bravo per il rispescaggio di un disco così bello e importante.
Voto:
annacquate, accidenti!!!!!!
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