Gli Elephant Stone, il progetto che Rishi Dhir sta portando avanti dal 2009, hanno sempre costituito per quanto mi riguarda una sorta di enigma. Ogni volta non so che cosa aspettarmi. Sin dal loro debutto, il loro primo LP, 'The Seven Seas', un disco di musica psichedelica che avevo apprezzato veramente moltissimo, il gruppo ha continuamente sperimentato in diverse direzioni e modificato più volte il proprio sound e il proprio stile (cosa che per la verità Rishi faceva già ai tempi degli High Dials e con risultati non sempre eccellenti). I due LP successivi, 'Elephant Stone' e soprattutto 'The Three Poisons' (che considero un totale fallimento), sono stati di conseguenza due album pieni di contraddizioni e nei quali, volendo essere onesti, è praticamente impossibile trovare un senso comune, un qualche filo logico che tenga unite tutte le canzoni all'interno del disco. Ovviamente non sto dicendo con questo che ogni disco debba essere una specie di 'concept album'. Me ne frego di queste cazzate. Quello che voglio dire è che questa band non riusciva in questi lavori a esprimere una qualche identità, una qualsiasi. Non è tanto allora una questione di qualità delle canzoni, alcune sono buone, altre no, ma la verità è semplicemente che Rishi e i suoi compagni d'avventura non avevano per nulla idea di dove stessero andando a parare.

Fermi tutti ora. Prima di introdurre il nuovo disco, lasciatemi dire che, a parte tutto quello che ho detto, io considero Rishi Dhir in primo luogo una bella persona, l'ho incontrato di persona, chiaramente non abbiamo parlato un sacco di tempo, ma è stato molto amichevole e cordiale, e questo già potrebbe bastare a qualificarlo positivamente per quello che mi riguarda. ma quello che voglio dire è che a parte questo stiamo parlando di un ottimo musicista e multistrumentista pieno di idee brillanti e molto apprezzato e che ha collaborato con artisti del calibro di Anton Newcombe e i Brian Jonestown Massacre, i Dandy Warhols, Beck, gli Horros, i Black Angels (a proposito, Alex Maas canta in questo disco, nella canzone 'The Devil's Shelter).

Originario di Montreal, Canada, ma di evidenti origini indiane, Rishi è un ottimo suonatore di sitar, dilruba e armonium e nelle sue composizioni usa sovente tutte queste strumentazioni e i tabla, ricercando di contestualizzarne l'utilizzo all'interno del genere psichedelico creando in questi tentativi qualche cosa di molto efficace e questo, anche se ora è difficile definire gli Elephant Stone un gruppo psichedelico tout-court, era stato fondamentale nell'esplorare la musica indiana e allo stesso tempo ispirandosi ai gruppi classici della psichedelia britannica degli anni sessanta.

Il punto, comunque e come già accennato, è che gli Elephant Stone non sono più un gruppo sostanzialmente ispirato dalla psichedelia degli anni sessanta, dalla cultura indiana e non sono più nemmeno quel gruppo che prendeva il proprio nome da una canzone degli Stone Roses. Gli Elephant Stone sono oggi qualche cosa di completamente diverso e in questo senso si può forse dire che i cambiamenti, i tentativi di cambiamento degli ultimi due dischi abbiano forse avuto in qualche modo successo. Se così lo vogliamo definire. Infatti, sembra proprio che Rishi Dhir, il chitarrista Gabriel Lambert e il batterista Miles Dupire-Gagnon abbiano finalmente ottenuto uno stile proprio e in qualche modo anche originale e forse 'vincente'.

Anticipato da un EP, 'Little Ship of Fools' e contenente quattro canzoni successivamente inserite nel LP, gli Elephant Stone hanno rilasciato il loro ultimo album lo scorso sedici settembre. Per ora disponibile solo in formato digitale, 'Ship of Fools' sarà disponibile in formati di tipo 'fisico' a partire dal 25 novembre via Burger Records.

'Ship of Fools' è un disco complesso, ispirato da diversi generi musicali, questo probabilmente anche a causa delle molte e diverse esperienze e collaborazioni di Rishi Dhir attraverso gli anni, anche se credo che sia stata dominante in questo caso la scelta del gruppo di distaccarsi dal genere psichedelico per realizzare qualche cosa che fosse più sul pezzo. Qualche cosa allo stesso tempo di più 'commerciale' ma anche allo stesso tempo sperimentale e accattivante.

Non è un caso in questo senso che il disco sia stato prodotto, registrato e mixato da Marcus Paquin, noto per aver lavorato con popolari band indie-rock come Arcade Fire e i National, e l'uomo che ha guidato Rishi Dhir (autore di tutte le canzoni) e gli altri durante la creazione di questo disco, portandoli finalmente a realizzare i loro propositi.

Ho ascoltato il disco veramente molte volte prima di scriverne. Il fatto è che mi sembrava di non riuscire veramente a coglierne i contenuti. Come se non capissi oppure come se non volessi in qualche modo accettare l'evidenza: gli Elephant Stone sono oggi una band pop. Una band pop sperimentale, sicuramente, influenzata anche da quello che hanno fatto precedentemente, ma comunque una band pop e che usa un sacco roba come drum loops e sintetizzatori.

Incamminatisi su di una strada già segnata da altre band negli ultimi dieci anni, come Strokes, Kasabian, Tame Impala, gruppi che sicuramente hanno e hanno ottenuto un successo notevolmente maggiore degli Elephant Stone, e che anche hanno modificato le loro sonorità, spostando la bilancia da quelle che potevano essere sonorità più rock verso una dimensionemaggiormente elettronica e pop. Questo succede anche in 'The Ship of Fools'. Sin dalla prima traccia, il singolo che anticipava l'uscita del disco, 'Manipulator', abbiamo subito a che fare con un sound accattivante e dove dominano appariscenti e 'sfavillanti' chitarre elettriche e sintetizzatori, strumenti che dominano su tutti gli altri. Senza considerare l'uso massivo di cori e di ritornelli. Una costante di tutto il disco. Ascoltare per esempio, 'See the Light', 'The Devil's Shelter'.

Rilevante all'interno del disco nel suo complesso, è il contributo della vocalist Malika Tirolien che in pratica canta in 'Manipulator' e anche in 'Where I'm Going' e 'Cast the First Stone', canzoni influenzate pesantemente da una certa musica degli anni ottanta, 'Run, Sister, Run' (che in alcuni passaggi mi ha fatto pensare ai Pet Shop Boys!) ed è in pratica la voce dominante in 'Love Is Like A Spinning Wheel', una canzone che tipo trent'anni fa avrebbe potuto benissimo essere una hit e finire in testa a tutte le classifiche. Una canzone che probabilmente metterebbe d'accordo Bernie Sumner e Peter Hook. Cioè, praticamente l'unica cosa che oggi riuscirebbe a metterli d'accordo.

'Andromeda' è probabilmente la canzone più elaborata del disco, una ballada psichedelica sperimentale e con inserti di musica elettronica e il contributo di Shawn Mativetsky ai tabla. Una strumentazione usata anche in 'Silence Can Say So Much', dove sono evidenti le influenze Beatles e che si apre con l'uso del sitar e dei tabla per espandersi più tardi in una specie di dimensione cosmica.

Il disco, però, si chiude con 'Au Gallis', scritta da Rishi Dhir con Gabriel Lambert e cantata proprio da quest'ultimo, un mix di drone music sperimentale con suggestioni elettroniche in stile Daft Punk. Qualche cosa che da spiegare a parole è veramente complicato e forse non ha neppure molto senso e per questo vi rimando direttamente all'ascolto del disco.

Ci sono veramente un sacco di idee in 'Ship of Fools', un titolo che potrebbe trarre in inganno e far pensare ai Doors, ma chiaramente qui ci sono idee buone e cattive, ma francamente nessuna riconducibile a Jim Morrison, Ray Manzarek e gli altri. È un album che definirei sofisticato e chiccoso, che ha avuto buone recensioni e apprezzamenti anche su magazine popolari come 'Rolling Stone' e che potrebbe introdurre Rishi Dhir e la band in una nuova dimensione, dando loro un seguito maggiore che in passato. Non lo so. Sicuramente è un disco che non sono capace di apprezzare del tutto. Mi piace il fatto abbiamo sperimentato un sacco, si sono messi veramente in discussione cercando di fare qualche cosa di originale non solo per quello che riguarda loro ma proprio in generale. Hanno forse tentato di fare qualche cosa di completamente nuovo, anche cercando di mescolare la world music e la musica pop in un modo diverso, ma il risultato alla fine non è poi così originale come avrebbero potuto sperare. Ma qui mi sa che non c'entrino tanto i loro limiti e la loro bravura, quanto forse semplicemente il fatto che non puoi pretendere allo stesso tempo di essere originale e easy-listening e tutto questo cercando di fare qualche cosa che sia anche innovativo e 'sperimentale'. Oddio. Forse può succedere. Non lo so. Non ho dati statistici alla mano, ma penso che succeda molto difficile. In ogni caso, credo che non si possa sempre avere tutto e per quanto mi riguarda, mi dispiace molto, mi sa che che sono troppo grezzo e rude e troppo poco sofisticato per tutto questo. Non ho il vestito adatto.

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