Ogni volta che ho scritto di Emil Amos e in particolare riguardo le sue pubblicazioni soliste con il moniker 'Holy Sons', ho espresso giustamente solo elogi per quello che oltre essere storicamente un grande musicista e polistrumentista (conosciuto inizialmente proprio per militare in diverse band alternative come Om, Grails e Lilac & Champagne), si è rivelato negli uno scrittore di canzoni ancora migliore e per quanto meno popolare e conosciuto rispetto a altri nomi attualmente sulla scena, per quanto mi riguarda uno dei più bravi in circolazione, tanto che possiamo parlare nel caso del disco 'In The Garden' (uscito lo scorso anno su Partisan Records) di un vero e proprio exploit.

Quando ho saputo del suo nuovo album, uscito peraltro per la prima volta con il suo vero nome di battesimo, Emil Amos, mi aspettavo sinceramente che questo sancisse in via definitiva il passaggio di questo musicista in maniera definitiva verso quella forma di cantautorato pop e americana che ho poc'anzi voluto celebrare con parole importanti. E invece a quanto pare mi sbagliavo completamente, perché 'Fimmusik' (uscito su Pelagic Records lo scorso 2 giugno) è qualche cosa di completamente diverso da tutto quello che finora questo musicista abbia pubblicato.

Il disco, tenendo fede al titolo, si configura a tutti gli effetti come una serie di composizioni ideali per una colonna sonora per un film che almeno fino a questo momento non esiste (pare infatti che alcune tracce saranno riprese per la colonna sonora di un film in uscita il prossimo anno). Lo stesso concept che del resto fu alla base della pubblicazione di 'Musique de Film Imaginé' di Anton Newcombe nel 2015, sebbene le sonorità e lo stile siano completamente differenti. Manca del resto totalmente in Emil Amos quella devozione tipica a una certa cultura europea e bohemienne tipica di Anton e lo stile è sicuramente più tradizionale e classico nelle composizioni che sono per lo più imperniata su atmosfere di carattere drammatico.

In alcuni casi è inevitabile anche pensare a quello che è un possibile omaggio a uno dei giganti del genere come Ryuichi Sakamoto, anche se chiaramente lo stile nelle composizioni parte da premesse assolutamente differenti ed è sicuramente meno sofisticato e elegante. Avvalendosi in alcuni casi della collaborazione di altri musicisti (Daniel Fisher-Locchead al sassofono, Eliza Sohn al synth, Alex Hall alla chitarra elettrica) e di Jeff Saltzman in sala di registrazione, le registrazioni si configurano per lo più come musica downtempo di ispirazione classica e comunque pregne di una drammaticità diffusa o in alternativa di un certo thrilling che è probabilmente inevitabile e alle basi del concept che l'artista ha voluto sviluppare.

Personalmente ho pensato per lo più proprio a generi cinematografici dove la tensione è alta e comunque dove non mancano spinte drammatiche di un certo tipo: generi come il noir oppure l'hard boiled e ovviamente determinate tipologie di film thriller. Roba tipo quello che faceva John Woo a Hong Kong tanto per chiarirci.

Il mio voto a questo disco non può che essere alto, considerando la brillante qualità delle registrazioni e come Emil Amos sia riuscito ancor una volta a sorprendere proponendosi con successo in una nuova veste diversa da quelle differenti. Una volta che sarete addentro alle sonorità di questo disco, del resto, non vi resterà a questo punto che domandarvi che cosa aspettarci la prossima volta. Oltre che domandarvi quando il mondo della musica, pure restando agli ambienti più alternative e indie, si renderà conto della sua particolare bravura.

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