'Numero 1984. Rudolph Lewis, alias Young Rudolph, alias Rudolph Miller.

Taccheggiatore.

Descrizione. Ventuno anni compiuti nel 1886. Tedesco. Nato negli Stati Uniti. Celibe. Non ci sono dati commerciali registrati su di lui. Fisico nella media. Altezza, cinque piedi e otto pollici.

Peso, 130 libbre. Capelli castani, occhi nocciola, colorito giallastro. Segni particolari, tre nei all'interno dell'avambraccio sinistro. Ha le orecchie grandi.

Data. Young Rudolph è probabilmente uno tra i più abili e furbi giovani ladri negli United States. Sebbene abbia appena cominciato, sembra destinato a diventare un criminale di prima classe. È abbastanza noto in tutte le città della costa orientale, in particolare a New York e Boston, dove la sua immagine è ritratta all'interno della Rogues' Gallery. Tra i suoi soci segnalo Frank Watson, alias Big Patsey, Little Eddie Kelly, Jack McCormack, alias Big Mack, e Charles Lewis. Tutti conosciuti nella parte orientale del paese. In particolare nello stato di New York. Professione, ladri.

Data. Lewis è stato arrestato a New York, il 22 settembre 1883, con l'accusa di avere derubato dei tessuti di sera dal valore pari a cento dollari presso il negozio di vendite al dettaglio di Lewis Brothers al numero 86 di Worth Street, New York. Dopo il pagamento della sua cauzione, si spostò a Boston, dove è stato arrestato per taccheggiamento e condannato a diciotto mesi di detenzione in carcere, in data 19 novembre 1883, sotto il nome di Rudolph Miller. Ha espiato la sua condanna il 25 aprile del 1885, ma è stato nuovamente arrestato su richiesta delle autorità, e condotto a New York per rispondere del furto della seta.

Lewis si è dichiarato colpevole del furto, ed è stato condannato a due anni di carcere da scontare a Sing Sing, in data 3 aprile 1885, dal giudice Cowing. La sua condanna scadrà il 30 dicembre 1886.

La foto che lo ritrae è di buona qualità, scattata nel mese di settembre 1883.

Numero 185. George Levy, alias Lee.

Taccheggiatore.

Descrizione. Quarantasei anni nel 1886. Ebreo, nato in Polonia. Non ha mai svolto nessuna attività commerciale legittima. Fisico nella media. Altezza, cinque piedi e centocinque pollici.

Peso, 135 libbre. Capelli castani, occhi nocciola, carnagione scura, ha un neo sulla guancia destra. Tre nei sul braccio sinistro. Generalmente porta i baffi, castani, e un accenno di barba all'altezza del mento.

È classificato al numero 264 tra i criminali professionisti di tutto lo stato.

Data. Levy è un taccheggiatore professionista e molto furbo, bravo a sgaiattolare via senza destare attenzione. Ha viaggiato attraverso tutta la costa orientale per anni. È tanto bravo a rubare di nascosto in una banca come in un negozio. È considerato abbastanza intelligente ed è abbastanza noto in tutte le città orientali, in particolare a New York, dove ha passato un periodo di detenzione nella prigione di Sing Sing e nel penitenziario di massima sicurezza sull'isola di Blackwell.

È stato arrestato a New York City il 7 giugno 1882 per il furto di articoli giapponesi per un ammontare di 24 dollari presso il negozio di Charles W. Fuller al numero 15 di East Nineteenth Street. Fu sottoposto a processo dalla corte speciale di Tombs in data 12 giugno 1882, ma il giudice Murray, inconsapevole della sua vera natura, lo scaricò di ogni colpa e lo assolse.

Fu nuovamente arrestato a New York il 9 settembre 1885, nel negozio di pellicce di Salomone Kutner, al numero 492 di Broome Street. La signora Kutner aveva notato che al momento di uscire, il soprabito che indossava sul braccio era molto più grande di quando era entrato. Così chiuse immediatamente la porta prima che egli potesse uscire. Trovandosi in trappola, gettò in terra il fagotto, afferò con forza la donna e la spinse da parte. A questo punto cercò di farla franca, cercando di entrare in possesso delle chiavi. Ma le urla della signora Kutner attirarono immediatamente l'attenzione del figlio e del merito che bloccarono Levy fino all'arrivo di un poliziotto, che lo arrestò. Aveva tentato di rubare una giacca in pelle di foca dal valore di 170 dollari, un paio di guanti in pelle di castoro e un rotolo di fodera in raso. Levy si è dichiarato colpevole in questo caso ed è stato condannato a tre anni di prigione da scontare a Sing Sing, in data 21 settembre 1885, dal giudice Cowing.

La foto di Levy è buona, sebbene egli stesso abbia cercato di non farsi fotografare. È stata scattata nel mese di giugno del 1882. [...]'

Bene. Quando qualche mese fa, un paio di mesi fa per l'esattezza (lo scorso settembre), è uscito 'Skeleton Tree', un mucchio di gente è stata molto perplessa o in alcuni casi persino delusa da quelli che sono i contenuti e le sonorità del disco. Chi lo ha ascoltato del resto non avrà potuto fare a meno di notare che il disco è stato quello che si può definire un episodio unico nella carriera del cantante e compositore nato a Warracknabeal, Victoria, Australia. Le ragioni di questa cosa sono diverse e hanno anche a fare con quanto accaduto di recente nella vita privata di Nick Cave, con il tragico accadimento che lo ha colpito lo scorso anno. Qualche cosa di cui ovviamente non c'è bisogno di parlare più di tanto, ma che inevitabilmente ha condizionato ed è stato determinante nella scrittura dei testi ma probabilmente anche per quello che riguarda la scelta dei suoni, che sono obiettivamente diversi da tutto quanto ci aveva fatto ascoltare fino a questo momento.

A quanto pare comunque e senza volere entrare fino in fondo nella discussione - voglio dire, se non ti piace, non ascoltarlo - pare che a un sacco di gente manchi veramente tanto quello quel caro vecchio rock blues elettrico rumoroso e quelle sporche 'murder ballads' che sono sempre state tipiche del sound di Nick Cave e dei Bad Seeds. Una formazione unica per come è riuscita a innovare quella tradizione antica che si vuole far risalire al blues del Mississippi River e alla musica popolare americana, con elementi del rock and roll e la lezione rumorista, allucinata, disturbante, molesta della no-wave e quella dei movimenti anarchici mitteleuropei, una tardiva ripresa rivoltosa della tradizione del teatro espressionista tedesco.

Naturalmente non voglio fare alcun confronto diretto tra la qualità delle liriche di Nick Cave e quelle di questo gruppo, gli Endless Boogie, la rock band US di Brooklyn, New York che non è sicuramente nota per quelli che sono i suoi testi, insomma, sono convinto che non costituiscano l'elemento portante delle loro composizioni. Allo stesso tempo sarebbe altrettanto pretenzioso e scomodo voler comparare le qualità dei singoli musicisti con quelle dei Bad Seeds, un ensemble che per le qualità e la personalità di ogni singolo componente non ha probabilmente pari. Nonostante tutto questo, ritornando a quanto dicevo prima, non avrei nessun dubbio nel suggerire l'ascolto di questo disco a tutti questi poveri e disperati orfanelli del rock and roll.

'Nothing For The Water', l'ultimo disco degli Endless Boogie, non è un LP di inediti. Per risalire infatti all'ultimo LP in studio della band bisogna andare indietro fino al 2013, a 'Long Island (No Quarter Records), il disco che poi probabilmente è quello che ha dato loro la maggiore notorietà. Non ci sono nuove canzoni in questo disco, che del resto è quella che si potrebbe definire una vera e propria 'special release', un CDR realizzato in occasione del loro ultimo tour europeo e in una edizione limitata di 250 copie. Il contenuto? Materiale registrato qua e là in un lasso di tempo variabile e superiore ai dieci anni. Alcune cose registrate in studio tra il 2008 e il 2009 e alternative takes tirate fuori dalle session di registrazione di 'Full House Head', qualche registrazione live e quelle che la band ha voluto definire come vere e proprie jam clandestine.

Il disco include una versione di 'Hispanic Minority' con la partecipazione di sua maestà Stephen Malkmus alla chitarra, oltre che una versione assolutamente imperdibile di 'Rollin' & Tumblin'' registrata dal vivo da Ethan Miller in New Jersey all'inizio di quest'anno, una session selvaggia dalla durata di più di quindici minuti. Personalmente non mi considero un contaballe se dico che per quanto mi riguarda, questa non è solo la loro migliore pubblicazione discografica fatta finora, ma proprio a causa di questa sua natura strana e anomala, deforme, uno dei migliori episodi di rock and roll e garage music di questo 2016.

Se conoscete questa band potete bene immaginare di cosa stiamo parlando. Gli Endless Boogie prendono il nome dall'omonimo disco del 1971 di John Lee Hooker, praticamente una delle maggiori (la maggiore) figura per quello che riguarda l'adattamento 'elettrico' del blues del delta, il padre del talking blues e che sviluppò nel tempo un proprio stile peculiare proprio adattando a modo i ritmi e i tempi del vecchio boogie. Il Guardian ha definito il loro suono come qualche cosa a metà tra un accenno dello stesso John Lee Hooker e uno strombazzamento di Captain Beefheart. Il loro stile è una specie di compendio della grande lezione di band come ZZ Top, gli inevitabili Iggy & The Stooges e i soliti Velvet Underground. Con un occhio di riguardo, si intende, al kraut-rock di Can e Amoon Duul. Se dovessi definirli, personalmente, parlerei di una band che suona 'Metal Machine Music' come lo suonerebbe John Lee Hooker. Con una incredibile voglia di 'blues' (dove il blues non è inteso solo come un genere musicale, ma un vero e proprio stato d'animo, una attitudine, una sua dimensione, una sua cultura) e quella ribellione tipica dei primi Stones.

Sì. Probabilmente adesso molti diranno che non è che le sonorità siano poi troppo simili a quelle di Nick Cave e i Bad Seeds, bla bla bla, ma chi fa questo tipo di considerazione, dimentica da dove vengano veramente Nick Cave e i suoi compagni. Che hanno sempre voluto suonare sin dai loro esordi come suonava il vecchio blues del Mississippi. Nick Cave ma ancora di più Blixa Bargeld (questa cosa a molti potrebbe apparire strana) hanno sempre amato gli Stones (va bene, a chi non piacciono), ma sono sempre stati affascinati dalla tradizione della musica americana. Nick Cave, di nuovo, a un certo punto della sua carriera, quando Nick Cave & The Bad Seeds stava diventando qualche cosa di troppo 'istituzionale', ha sentito chiamare dentro di sé quello innato istinto selvaggio del rock and roll e diede vita ai Grinderman con il desiderio di suonare finalmente di nuovo elettrico, noise e garage. A proposito di citazioni, lo stesso nome della band, 'Grinderman', è un altro omaggio a un gigante del blues, Memphis Slim e alla sua canzone, 'Grinder Man Blues'. Se apparentemente le due band hanno un suono differente, è altrettanto vero che esse hanno entrambe la stessa attitudine, lo stesso spirito selvaggio e questo è quello ha veramente importanza.

Perché la storia del blues è così importante. Perché la storia del blues e quella degli Stati Uniti sono in un certo senso una metafora di quella che è la storia dell'umanità. È la storia dell'umanità è una storia piena e carica di violenza. Guardate a cosa hanno fatto Hugo Race, Chris Eckman, Chris Brokaw (i Dirtmusic). Hanno voluto ricercare le origini del blues e alla fine sono finiti in Mali, nel cuore dell'Africa. Lo stesso posto dove è nata la vita dell'uomo e da dove questo ha cominciato poi a diffondersi sulla superficie dell'intero pianeta.

Quando lasci il posto da dove vieni e lo fai perché non hai nessuna altra possibilità e magari sai anche che non tornerai mai più indietro, ti lasci per forza qualche cosa alle spalle. È qualche cosa di doloroso, vieni privato di qualche cosa che ti appartiene e che ha a che fare con la tua stessa natura. Come tagliare il cordone ombelicale? No. Direi invece la stessa cosa che recidere un arto. Un braccio. Una gamba... Stiamo parlando di essere vittime di un atto di violenza e quando vieni toccato dalla mano del diavolo, questo alla fine si viene per forza ad annidare all'interno della tua anima e nel profondo del tuo cuore. Guardate la copertina di questo disco. Rudolph Lewis, alias Giovane Rudolph, alias Rudolph Miller. Taccheggiatore. George Levy, alias Lee. Taccheggiatore. Ancora.

Jesse James. Butch Cassidy e Sundance Kid. Earle Nelson. Sister Amy Archer Gilligan. John Wayne Gacy. Charlie Manson. O. J. Simpson. Il crimine negli Stati Uniti è stato registrato sin dalla sua colonizzazione e negli Stati Uniti d'America viene periodicamente registrato il tasso di crimini violenti (inclusi omicidio, stupro, violenza sessuale, rapina, aggressione) più alto che in altro paese. Certo, il tasso di criminalità è necessariamente alterato da dati come il numero di abitanti e la densità di popolazione più o meno ampia all'interno di ogni città, prima che di ogni nazione, ma questo dato può costituire una giustificazione solo fino a un certo punto e comunque non cancella quello che è un dato incontrovertibile.

Thomas F. Byrnes fu il capo del dipartimento di polizia di New York dal 1880 al 1885. Era nato a Dublino, in Irlanda, giunse negli Stati Uniti, a New York, quando era ancora un bambino. Fu nominato detective in capo nel 1880. In quattro anni potenziò le forze di polizia e compì numero 3.300 arresti. Riuscì a ottenere l'approvazione legislativa di diversi provvedimenti giudiziari che in pratica gli diedero carta bianca. Istituì la 'Mulberry Street Morning Parade', arrestava i sospetti prima che fossero messe assieme le prove nella speranza che questi confessassero i loro crimini e a catena la cosa portasse di volta in volta alla soluzione di altri casi. Pubblicò un libro, 'Professional Criminals of America'. Realizzò un vero e proprio book di foto segnaletiche di criminali, la 'Rogues Gallery'. Il suo modo brutale di interrogare i criminali sospetti divenne popolare e praticamente diede vita all'espressione, 'fare il terzo grado'. Secondo molti fu lui stesso a inventare questa espressione. Stando alle descrizioni, 'il terzo grado', come pratica eseguita da Thomas Byrnes, era una combinazione di torture fisiche e psicologiche. Secondo molti commentatori e storici, è stato l'uomo che inventato l'odierno sistema investigativo americano.

Thomas F. Byrnes era un uomo malvagio. Era stato toccato dalla mano del diavolo e la sua storia è una storia violenta e che egli stesso ha voluto documentare attraverso le pagine del suo libro. Se chiudi gli occhi, mentre ascolti questo disco, puoi probabilmente vederlo metre compie il suo lavoro. L'immagine sfocata e disturbata di un uomo insano che scatta e documenta le fotografie di tutti questi criminali nel suo fottuto archivio. La testimonianza storica della sua brutale pazzia.

'Numero 186. William Dougherty, alias Big Dock, alias William Gleason. [...] '

'May God bless the Americans we lost this morning. May He comfort their families. May God continue to watch over this country that we love.' President Barack Obama.

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