"E' la morte dell'albero,
la fine della Tribù.
"

Così cantava Enya 20 anni fa. Allora poco più che ventenne Enya aveva appena lasciato la band di famiglia, gli storici Clannad, provenienti dalla remota regione a nord-ovest dell'Irlanda chiamata Donegal. Inviò uno dei suoi primi demo, "The March Of The Celts" alla selezioni della BBC per la composizione della colonna sonora di un documentario in 6 puntate sui celti. Le vennero affidati tutti i 70 minuti di musica, preferendola addirittura ad altri gruppi storici come i Chieftains. Enya si sarebbe trovata a scrivere in musica la storia della sua gente, dalle origini ad oggi, non sapendo che avrebbe creato un nuovo genere musicale. Iniziò a fare infiniti esperimenti con sintetizzatori, campionatori e tastiere di diversi tipi per ottenere il suono dei Celti, per raccontare la loro vera voce attraverso un viaggio primordiale, che si riflette ancora nell'Irlanda di oggi.

L'album (originariamente intitolato semplicemente "Enya" e riedito nel 1992 come "The Celts") si apre con la title-track "The Celts": possenti tamburi e carillon sintetizzati accompagnano il testo in Gaelico con voce sospirata e ritmata "Nei secoli dei secoli, dall'inizio alla fine. Noi siamo vivi per sempre.".

Il viaggio è iniziato, e continua con la seconda traccia, "Aldebaran", la stella rossa gigante, descritta da un tappeto di arpe e cori che sembrano provenire dal fondo di un antico tempio.

Più in là troviamo "The March Of The Celts", un solenne eco del passato che sussurra "Vivi per sempre. Morti per sempre.", il tutto su un minaccioso basso e un delicato piano.

In "Deireadh An Tuath" è la festa celtica di "Samna", la fine del nuovo anno, quando i morti tornano in vita, e il mezzo-soprano cristallino di Enya in lontananza annuncia la fine del Clan.

La favola di tastiere e gorgeggi di "Fairytale" sfuma nella traccia successiva: "Triad", un coro lamentoso che consacra S. Patrizio, patrono d'Irlanda, come "il Salvatore", piangendo nel contempo i perduti valori pagani.

"Bodiacea", canticchiata a labbra chiuse su un sintetizzatore roco e distante è madrigale, vespro, dedicato alla principessa guerriera Bodiacea, che sconfitta, piuttosto di finire nelle mani dei romani si avvelenò.

Tra i carillon, girotondi e le ninna-nanne strumentali di "Epona" e "Bard Dance" emerge "Dan y Dwr". Riprendendo il tema di "Deireadh An Tuath" è la preghiera sommessa degli antichi abitanti del villaggio "Capel Celyn" completamente sommerso a causa di una diga. La voce arcaica di Enya svela segreti e ricordi che ormai giacciono sotto le acque, per sempre: "Sotto le acque, silenziose per sempre. Sotto le acque, ti chiamo. Il suono non è più con me. "

Questo capolavoro degli anni ottanta racconta storie, mitologie, impressioni, speranze ed interpretazioni del grande e antico popolo celtico. Il suono è magistrale ed ispirato. Enya in tutto il suo splendore.

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