Chi ha inventato lo scolapasta? E chi il cavatappi? Quante scope ha la strega Bacheca? E quante maga Magò? Che dentifricio usa un orco per il suo sorriso? E come mai la sua ascia ha forma di chitarra? Queste le domande a cui risponderemo non rispondendo affatto. Del resto noi di orco/strega ne conosciamo uno. Egli è un artigiano musico e dal suo laboratorio di smandrappato Archimede escono continuamente invenzioni. Magari non cose essenzialisisime come cavatappi e scolapasta, ma, piuttosto, inconsueti e bizzarri strumenti musicali. Ne abbiamo già parlato in altra derecenza, quindi, per non ripeterci, ci limiteremo a citare soltanto lo strumento più strumento di tutti ovvero lo sturalavandini asimmetrico. In ogni caso, affibbiando volentieri l'attributo di genio sia al creatore dello scolapasta che a quello del cavatappi, diremo che il nostro orco strega non è da meno. Tagliando la testa al topo, e magari anche al toro, basterà aggiungere il suffisso EU. Siete pronti? Si? Allora ecco qua: EU+genio= Eugenio.

“Attento a quell'ascia, Eugenio” diceva quel favoloso brano Floyd. Consiglio piuttosto inutile visto che il nostro l'attrezzo lo usa davvero da par suo. Non solo, in combutta con quegli altri smandrappati dei Camper Van Beethoven, “Careful with that axe Eugene” l'ha addirittura coverizzata. Che poi “Ummagumma” è la prima cassettina che ho comprato. Che fai Eugenio, scherzi coi santi?

Eugenio qualcuno l'ha descritto così: "anarchico elettro folkie, troubadelico matador, audio giornalista gonzo, tradizionalista dinamitardo”.

Interessante quel che scrive Macaco, il favoloso debasico do Brasil, il quale non solo l'ha visto dal vivo, ma ha anche acquistato dalle sue mani una di quelle cassettine che si vendono a fine concerto: “Ecco, mi ha fatto un impressione molto tenera., volevo pizzicarlo sulle guanciotte. Uno che crea una custodia per una musicassetta con la confezione dei pennarelli della figlia non puó che avere un cuore di cioccolato”. Ah, deve essere bellissimo pizzicare un dinamitardo sulle guanciotte.

Ora però facciamo una micro storia in sette passi. Passo numero uno: è il terzo bambino della sua scuola a ricevere in regalo una chitarra dopo l'esibizione dei Beatles all'Ed Sullivan Show. Passo numero due: Hendrix gli appare bellissimo. Passo numero tre: si appassiona al folk politico di Phil Ochs, ovvero perché il mondo fa così schifo? Passo numero quattro: si prende la scuffia per il primo Zappa, quello che univa satira sociale e follia sonora. Passo numero cinque: scontrandosi col free jazz scopre che dentro un attimo ci stanno un sacco di cose. Passo numero sei: inventa un genere di cui è e rimarrà unico esponente, ovvero la rumoristica country & western. Passo numero sette: siccome tutti ne parlano male si interessa alla scena punk, no/wave e inizia a distruggere i classici del rock con cover incendiare

Ma veniamo a questo disco. “Succedevano orrendi equivoci nella New York dei primi anni Ottanta. La gente veniva a frotte e assisteva con attenzione a qualsiasi concerto di musica improvvisata, ma se suonavi una canzone di Hank Williams si comportavano invece come se tu stessi facendo qualcosa di schifoso…”

Ecco, qui trovate magistrali riletture di classici del country (Wilie Nelson, Johnny Cash, Merle Haggard ). Il calderone sfrigola e ribolle e il nostro Eugenio, da buon orco/strega, compie il miracolo. Da un lato aggredisce e dall'altro mette in luce, salvaguardando, in un colpo solo, sia l'epica, sia l'anarchia visionaria.

Ma facciamo altri due passi, anzi facciamone cinque

Uno, ecco a voi una specie di tum tum velvettiano.

Due, immaginate una base informe deforme da virtuoso ubriaco e un canto da cartoon, poi sospensione e senso di attesa...che succederà? Beh, si va di country & western e cazzo e ci si commuove, sarà che non ti aspetti una roba tipo Johnny Cash dopo tutto quel caos, sarà che si va piuttosto storti.

Tre ha aperture su un ironico chissà dove, una voce da fumetto che ne doppia un'altra da orso Yoghi...poi la pennica un filino travagliata di chi ha mangiato pesante...infine classicità country in una veste che meno classica non si può...l'incongruità è assoluta, spiazzante, evviva evviva evviva!!!.

Quattro si concede di essere solo un country sbilenco.

Cinque, si trascende...come si fa a essere immortali in mezzo alla sonica più aberrante? Un attimo oggi le comiche, l'attimo dopo il fatalista macho iper folk. E che cazzo!!! Poi il resto del viaggio (6, 7, 8, 9, 10,11) magari affrontatelo senza guida touring.

Tutto assai strano, certo. Non pensate però che non si quagli, si quaglia eccome. E quando sembra che sia solo guazzabuglio qualcuno prende il colapasta e vi serve in tavola gli strozzapreti della nonna. E. dopo lo scolapasta, il cavatappi. Ed ecco che in bicchieri sbeccati arriva un vino antico.

A proposito, sapete perché gli strozzapreti si chiamano così? Io si...

Ah, ci sarebbe un'ultima questione, chi cavolo è Tatsuya Nakatani? Beh, così a occhio e croce, direi che è un giapponese.

Trallallà....

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